di Emanuela Ientile
Bivongi – Le migrazioni rappresentano un fenomeno che da sempre ha interessato intere civiltà, popoli e culture ed ha creato sconvolgimenti irreversibili sia nei paesi di origine che in quelli di arrivo. Nell’ambito del sistema migratorio internazionale, quello dell’emigrazione italiana dopo la II Guerra Mondiale è divenuto emblematico per intensità e provenienza territoriale. Partendo da queste premesse, si è tenuta un’importante conferenza internazionale sulla Diaspora Italiana dopo la Seconda Guerra Mondiale, presso la sede del Museo AM International. La proposta è arrivata da studiosi del calibro di Jim Hagan, Bernard Hickey ed Angelina Melia, quest’ultima direttrice del Museo AM Inernational, che ospita presso le sue sale, importantissime e pregevoli opere di artisti contemporanei italiani ed esteri; per quanto riguarda quest’ultima sezione, notevole è la raccolta di opere provenienti da artisti australiani. Oltre all’occasione per visitare la pinacoteca e conoscere le attività di AM International, la “tre giorni” ha avuto come obiettivo principale lo studio del fenomeno di trasformazione intervenuto nella creazione di una “nuova cultura” frutto della negoziazione di valori, concetti, tradizioni modificati dal confronto con l’altro, e di stabilire quali legami e contatti permangono con la patria di origine; in questa fase il coordinamento scientifico è stato a cura di Jim Hagan e Gaetano Rando, dell’Università di Wollongong. Varie le tematiche affrontate nelle tre giornate di studio, nel tentativo di dare risposte a quesiti su: come e perchè gli Italiani hanno lasciato la loro terra, cosa speravano di trovare, o di ottenere; in quanto tempo pensavano di concretizzare le loro speranze; quali modifiche hanno apportato ai loro costumi e credenze una volta stabilitisi; in quale misura sono rimasti politicamente coinvolti con la terra d’origine; quali differenze emergono tra i valori ed i costumi tra genitori e figli; come hanno contribuito gli Italiani a creare ricchezza nel loro nuovo paese; come questi temi si sono riflessi nell’arte e nella letteratura che hanno prodotto. In questo contesto la conferenza, ripercorrendo con Pasquino Crupi le rotte dell’oceano di Edmondo De Amicis, ha riconsiderato anche la rete delle nuove migrazioni (con Franco Merico), indagando (con Milena Rizzo) sul processo di inserimento degli immigrati nella società ospitante e sulla costituzione di reti e di relazioni capaci di orientare il loro comportamento. Un altro fattore nella storicizzazione del fenomeno emigrazione, affrontato durante l’assise, è stato l’indagine condotta sugli aspetti politico-sociali come la creazione di una “nuova cultura” ed il mantenimento del senso di appartenenza e di identità nonché l’influenza culturale esercitata sulla società ospitante. Temi questi trattati dalle relatrici Diana Glenn ad Antonella Biscaro, come le pagine altrettanto pregnanti di Franco Manai e di Alfredo Luzi che, ripercorrendo la vasta produzione della “letteratura dell’emigrazione”, si sono soffermati sulla nostalgia ed il desiderio di ritorno nei luoghi di partenza. Non sono mancate riflessioni sull’esperienza imprenditoriale del sistema migratorio italiano, che dopo la II Guerra Mondiale è divenuto emblematico per intensità, trattate da Sonia Floriani e Bruno Mascitelli e sviluppate poi nei “nuovi percorsi” tracciati sul fronte dell’integrazione di rappresentanza politica, con il contributo di Alastair Davidson. Importante rilevanza ha assunto il fenomeno dell’emigrazione anche sotto l’aspetto del contributo dato alla cultura cinematografica, come emerso dalle relazioni di Gaetano Rando e di Kerstin Pilz e dalla mole di temi, quelli trattati nella conferenza, che hanno arricchito ancor di più le pagine della nostra storia da sempre dominata dall’esodo degli emigrati e dal prezzo pagato per il desiderio di conquista della dignità e del lavoro, riuscendo talvolta a trasformare con determinazione, sacrificio e dura lotta una grande tragedia in nuove opportunità di cultura e di progresso. Sotto questo profilo non potevano mancare altre considerazioni che il “pannello” proposto da Bernard Hickey ha illustrato riguardo alle “opportunità, sfide, mansioni delle Nuove Generazioni” o la discussione a margine con dirigenti di associazioni e servizi culturali, oltre alle prospettive di sviluppo, temi introdotti da Livia Di Nardo, rappresentante del Ministero degli Affari Esteri, conduttrice della Tavola Rotonda sulla strategia dei progetti ITENETs ed i programmi di partenariato con gli Italiani all’Estero. I risultati di questa conferenza internazionale, anche se lo studio del fenomeno migratorio è stato orientato con particolare riferimento ad Australia e Canada, prospettano la creazione di una rete di contatti tra gli Istituti culturali e le Università operanti nella Regione e nei Paesi di riferimento, con l’intento di dare un grande impulso alla promozione e diffusione delle risorse umane, culturali ed artistiche della Calabria anche attraverso lo sviluppo di nuove competenze professionali dei destinatari del progetto nel settore di riferimento. Ulteriore obiettivo del convegno è stato quello di sviluppare seminari informativi, interscambi culturali e condivisione di docenti e di progetti tra i Paesi interessati. Nella fattispecie, rivestirà grande importanza l’impatto dei risultati del convegno con le associazioni dei calabresi in Australia e Canada, ove è significativa la presenza di popolazione proveniente dalla nostra Regione, con le associazioni degli insegnanti di lingua italiana, con le Università e le Istituzioni pubbliche locali; esso infatti costituisce un efficace strumento che, rafforzando il legame che i nostri emigrati conservano con la terra di origine, li stimolerà a trasmettere alle generazioni future, le nostre radici culturali.
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