Cos’è una giornata perfetta?
E quante volte capita di viverla in una vita?
Direi che essa è un condensato di felicità, la dilatazione di un attimo cristallizzato nella più pura delle astrazioni della mente e l’estensione di esso al tempo di una giornata.
E’ ben raro provare tale emozione anche perché è ancora più difficile, pressoché impossibile, vivere e sentire quest’attimo di felicità pura. Il momento della felicità che si dilata, si gonfia e si libra nell’aria con la sospensione del pensiero insieme al respiro della mente, e cosa ancor più incredibile, la continuazione di esso per un intero lasso di tempo tale da poter ricoprire una giornata, è quel che ho provato due volte nella mia vita.
In ambedue queste “giornate” ho avvertito anche vivendole a diciassette anni l’una dall’altra, lo stesso senso di goduria, di riempimento e di benessere, lo stato assoluto della perfezione.
Respiravo piano e in maniera profonda per assaporare sino alla fine l’idillica sensazione; perfettamente consapevole di quel che mi succedeva, riuscivo ad avvertire in maniera più che mai sentita il senso della vita, il suo significato, la gioia dell’essere.
Ingoiavo quella gioia bevendola a sorsi e, deglutendo, assaporavo qualcosa che sapevo che non avrei riprovato con facilità e in un tempo vicino. Iniziavo a vedere con la mente e non più con la vista tutto ciò che di bello avevo mai vissuto e provato e più volte, in ambedue i casi, ho dovuto aprire e poi chiudere gli occhi convincendomi di vivere la realtà di una estensione temporale magica e irripetibile.
Come la prima, anche la seconda delle due giornate se ne è andata pian piano e nell’allontanarsi mi ha reso consapevole del suo venir meno lasciando posto ad una malinconia dolce, proprio nel tempo stesso in cui il sublime cedeva il posto alla normalità di un’alba uguale a tutte le altre.

Maddalena De Leo

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