La scrittrice Dacia Maraini a Villa Pajno parla di diritti delle donne, di libertà e di “razzismo strisciante che nasce dalla paura del diverso”. Un’iniziativa promossa con l’Università nell’ambito dell’Osservatorio provinciale interistituzionale costituito in prefettura per la tutela del diritto allo studio e all’eguaglianza delle opportunità educative, con una particolare attenzione dedicata al tema delle spose bambine, delle adolescenti extracomunitarie che abbandonano la scuola perché obbligate a matrimoni combinati.
“Una vera integrazione – ha sottolineato il prefetto Antonella De Miro – passa dalla giusta considerazione e valorizzazione della donna, che ha un ruolo importante nello sviluppo e nell’evoluzione delle collettività a cui appartiene e questo ruolo deve essere conosciuto e massimamente riconosciuto; e così la libertà delle donne va tutelata non già in relazione ai centimetri di pelle che possono più o meno essere scoperti, quanto piuttosto con riferimento alla giusta possibilità di valorizzare il loro mondo interiore”. All’incontro hanno partecipato gli studenti del Liceo linguistico Ninni Cassarà, dell’istituto tecnico economico Francesco Ferrara e dell’istituto Don Colletto di Corleone, una delegazione allegra attenta alle parole di Alida Lo Coco, docente di Psicologia dello sviluppo, e di due mediatrici culturali. Bijoux Nzirirane, originaria del Congo, si è soffermata sull’importanza della scuola che “insegna a ragionare sui valori” ed ha invitato i ragazzi “ad avere uno scopo, una visione, un’ambizione per cui lottare nella vita, lei che quindicenne lottava per la democrazia nel suo paese”; Akhtar Sumi Dalia, del Bangladesh, ha sottolineato invece l’importanza della scuola come strumento di formazione e di crescita, poi anche “la maggiore ricchezza di chi possiede contemporaneamente culture diverse, quella del luogo in cui vive e quella del luogo di origine”. Akhtar ha anche raccontato di indossare per sua libera scelta il velo da tre anni perché si è voluta avvicinare al mondo delle ragazze bengalesi, del resto ha affermato “io mi sento cittadina italiana, ciò che è importante e conta è il cuore e ciò che si sente dentro”. Infine, la poesia di Habib Thiam, proveniente dalla Guyana: “Oh Italia, che mi ha accolto sulla sua terra quando ero senza terra, che mi ha dato le scarpe quando ho camminato scalzo, che mi ha vestito quando ero senza vestiti, che mi ha curato quando ero malato, che mi ha protetto quando ero senza riparo; l’Italia dove rinasce la mia coscienza portata via nei paesi del deserto. Oh Italia, pensi che ti deluderò, no non lo farò, non sarò ingrato; pensi che ti abbandonerò? No, ti sosterrò alla radice della tua bella pianta”.
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