Solo negli anni Sessanta, a seguito della denuncia di come le grandi praterie americane trattate con l’erbicida 245T (prodotto, manco a dirlo, proprio dalla Monsanto) diventassero silenti, prive di vita (the silent spring, “la primavera silenziosa”), il movimento ecologista si capacita della grave minaccia per l’ecosistema rappresentata dalla Microsoft del transgenico
Eppure fin dalla crisi del ’29, quando la Monsanto fagocita una ditta produttrice di policlorobifenili (PCB) passando essa stessa alla produzione del composto tossico, le avvisaglie sono ben chiare. Ma tant’è: a volte la storia, l’economia, vanno in corto e le metastasi di un capitalismo radioattivo aggrediscono gli anticorpi improvvisamente incapaci di opporvisi.
Negli anni Quaranta, la Monsanto fa un ulteriore salto di qualità nella scala dell’aberrazione: produce, come scrivevo nell’intestazione dell’articolo, l’erbicida tristemente noto come 245T; manco a dirlo, composto altamente tossico. L’erbicida è così potente che l’esercito americano lo impiegherà, agli inizi degli anni Sessanta, come defoliante (lo scopo è quello di “bruciare” tutte le foglie degli alberi vietnamiti per scovare i Vietcong) nella demenziale guerra in Vietnam.
Composto gemello (almeno per quanto riguarda i fini) del 245T, è l’agente orange che la Monsanto si affretta a vendere agli americani. Di che si tratta? Di un simpatico preparato, ovviamente cancerogeno, che ha provocato (e provoca!) danni immunitari e all’apparato riproduttivo dei vietnamiti e non solo.
La saga degli orrori continua. Negli anni Ottanta la Monsanto scopre il Roundup, pesticida potentissimo anche nel far lievitare i profitti (di circa il 20% all’anno) della mefistofelica multinazionale. Piccola chiosa: i danni provocati dal Roundup sono noti e documentati, ma… les affaires sont les affaires!
Cosa fatta capo ha. In ossequio al brocardo l’appetito vien mangiando, l’immarcescibile Monsanto riesce a inventare (la discesa agli inferi continua) una semente super resistente (Roundup ready) che s’impegna a diffondere assieme (genialità pura) al Roundup stesso.
Così possiamo continuare a prendere due piccioni con una fava: vendere le sementi e ancor più pesticida Roundup, un pacchetto doppio che abbiamo solo noi. Splendido, no? (Transgenico no, Malatempora).
Non è finita qui: dal 1997 la Monsanto produce e vende soia, mais e colza transgenici perché resistenti al Roundup.
Il tocco d’artista, però, è la trovata del 1998: il sistema di protezione della tecnologia ovverossia la modifica genetica della pianta che diventa sterile. Boom: la deflagrazione che fa cadere a pioggia cappi al collo dei contadini. In che senso? Elementare: la Monsanto, come dicevamo, può sterilizzare le piantine e poiché, ormai, molti agricoltori dei paesi poveri sono costretti ad acquistare le sementi proprio dalla Monsanto, è chiaro come fin dal primo acquisto questi ultimi saranno alla mercè, anno per anno, del loro carnefice.
Certo, la storia della Monsanto potrebbe continuare con la diffusione del Prosilac, ormone capace di gonfiare il bestiame come una zampogna, e con tanti altri prodotti ameni, tutti con il minimo comune denominatore di nuocere gravemente alla salute. Poiché, però, il mio spazio e la pazienza del lettore presumo siano esauriti, mi fermo qui invitandovi, qualora fossi riuscito a instillarvi il bacillo salvifico della curiosità, ad approfondire l’argomento.
Nella religione, nei miti e nelle favole, la mela quasi sempre ha sprigionato un’ombra cattiva capace di oscurare le qualità nutrizionali e sceniche del frutto. Basti pensare alla mela che il serpente fa mangiare ad Eva; oppure, alla mela d’oro che, nel c.d. giudizio di Paride, scatenerà addirittura la guerra di Troia; fino ad arrivare alla mela avvelenata che la strega farà addentare a Biancaneve, procurandole una morte apparente.
Ecco, in questa storia (parziale) della Monsanto, dove spesso i controllori e controllati sono le stesse persone, dove il profitto tiene al guinzaglio il diritto fondamentale alla salute ebbene, in questa vicenda dicevo, per evitare che la mela transgenica della Monsanto annienti per sempre l’intera biodiversità, è necessario tramutarci nel servitore del principe che inciampa in una radice sporgente e fa cadere la bara giù per il fianco della collina. Durante la caduta, dalla bocca di Biancaneve esce il boccone di mela avvelenato, e così la ragazza si risveglia.
Come si fa a farci possedere dal servitore della favola (non a caso un servo e non il principe!)? Semplicemente vigilando in maniera attiva e ribellandoci, singolarmente e come corpo sociale, al dominio claustrofobico della Monsanto. Solo in questo modo il risveglio della madre Terra è assicurato (Vincenzo Benvenuto 24 settembre 2015)
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