Francesca Santucci
Romantici, sognatori, innamorati, cultori, appassionati, è dalla notte dei tempi che gli esseri umani s’incantano ad ammirare il firmamento solcato dalla scia luminosa delle stelle cadenti, affidando loro un desiderio, una speranza, un sogno, ma quelle stelle proprio cadenti non sono: guai se sul serio precipitassero nella nostra atmosfera, finiremmo bruciati, inglobati e disintegrati insieme al corpo celeste!
Sono sciami di schegge celesti, dette Perseidi perché in questo periodo l’orbita della Terra, che si trova nella costellazione di Perseo, incrocia frammenti residui della cometa Swift-Tuttle, che irrompono nell’atmosfera; le loro molecole a contatto con l’aria s’incendiano e determinano l’affascinante scia luminosa.
Ma non è proprio la notte del 10 la “notte di San Lorenzo”, è piuttosto fra il 10 e il 13 di agosto che lo spettacolare evento puntualmente si ripete, in magico connubio fra poesia e realtà.
Per i cristiani, in ricordo del martirio di San Lorenzo (avvenuto nel III secolo d. C. durante la persecuzione dei cristiani scatenata dall’imperatore Valeriano), che si rifiutò di adorare le divinità pagane e perciò fu arrestato il 6 agosto dalla Guardia imperiale, mentre assisteva Sisto II durante una Messa e, dopo essere stato torturato, il 10 agosto fu bruciato vivo su una graticola arroventata da carboni ardenti, simboleggiano le scintille del fuoco al quale arse, oppure le lacrime versate dal Santo durante il supplizio, che vagano nei cieli e giungono sulla Terra il giorno in cui morì, per portare agli uomini la speranza.
Per i più romantici sono le stelle dei desideri; appena si vede cadere una stella basta esprimere un desiderio ad occhi chiusi e quello, di certo, si avvererà.
Giovanni Pascoli, in ricordo dell’uccisione del padre, avvenuta il 10 agosto del 1867, scrisse “X agosto”, un canto di memoria, nel quale universalizzava il dolore personale e, attraverso la favola della rondine e dell’uomo, lamentava le ingiustizie che si consumano sotto la volta celeste. Le stelle cadenti, per il Poeta, significavano il pianto che il Cielo riversa sulla terra, definita “atomo opaco del male”.
LE STELLE
Vivono mille e mill’anni
e subito non si spengono le stelle,
dal freddo nascono, ma i cuori
li hanno ardenti, perché qualcuno
mette loro in petto una scintilla
che diviene vampa e infiamma,
ma bruciano, infine, al loro stesso rogo.
Che destino crudele per le stelle
luminose e appassionate!
Brillano, pulsano, s’arroventano,
poi si raffreddano, muoiono
e vagano (mai del tutto spente),
insieme all’altre stelle, nella perenne
solitudine delle notti gelide.
Francesca Santucci
(dalla raccolta “Scrivo, e il cuore più non soffre”, Edigio’, 2007)
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