“Leggiamo lo stesso Corano ma lo interpretiamo in modo differente. Loro giustificano l’uccisione di persone innocenti facendo riferimenti a versetti che parlano della guerra per difesa. Io invece mi soffermo sui versetti che evidenziano la sacralità della vita: “Chi salva una vita è come se avesse salvato l’umanità intera”. Obbligano le persone all’islam eppure il Corano è chiaro: “Non c’è costrizione nella religione”. Per loro l’Occidente è il nemico, per me è casa. Chi abita vicino a me lo considero un amico, quando va male un conoscente. Loro lo considerano un miscredente. Chi massacra i civili per loro è un eroe, per me è un criminale. Chi si fa saltare in aria per me non è un martire, è un suicida. Se uccide anche altre persone è un assassino che si è tolto la vita.
Il grande interrogativo che mi pongo è: perché siamo così diversi? Perché dalla stessa culla sono usciti vittima e assassino.”
Brahi Maarad, 26 anni, giornalista, musulmano. (Scritto da Amira Abdel Shahid Ahmed Ibrahim)
(continua a leggere) La parola di quei musulmani pacifici – Il Caffè Vitruviano
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