Egidio Marchese
emarchese@primus.ca

da Letteratura canadese e altre culture

In The edible woman / La donna da mangiare (1969) così come in Oryx and Crake (2003), il primo e l’ultimo (undicesimo) romanzo di Margaret Atwood (1939-), la pazzia è una forma moderna di alienazione mentale: è la pazzia della vita nella nostra società sempre più artificiale, falsa e alienante, oltrecché oppressiva e violenta. La pazzia di un mondo, come si dice oggi, virtuale.
In The edible woman la protagonista Marian sviluppa una strana pazzia: non sopporta più di mangiare. La madre dice che sarà uno stato di sovraeccitazione, lei stessa pensa che sia una questione etica rifiutare di mangiare esseri già viventi o ancora viventi. Così rifiuta prima la carne, e poi anche le uova (il tuorlo giallo le sembra un occhio che la guardi) e infine anche dei vegetali come la carota che, mentre la pela, le sembra ancora viva. Ma la spiegazione più vera di questa pazzia le viene data dal suo amico Duncan, che vive pure lui in uno stato di alienazione: “Oh,” disse Duncan “tu sei probabilmente rappresentativa della gioventù moderna, che si ribella contro il sistema…”
Apparentemente, alla superficie, tutto appare normale e quasi felice. Marian è una giovane intelligente, laureata, simpatica e… normale. Conduce una vita regolare, ha un fidanzato, Peter, equilibrato fin troppo, un giovane avvocato conservatore, coi piedi per terra, pragmatico, con buone prospettive di successo. Non è inibita e ha liberi rapporti sessuali. Ha un lavoro un po’ banale, ma senza problemi. Ha un’amica pure lei indipendente e femminista, con cui vive nello stesso appartamento. Ma… le dice ancora Duncan: “Non posso concentrarmi sulla superficie. Fin quando pensi solo alla superficie, tutto appare regolare, abbastanza reale; ma appena cominci a pensare a cosa c’ è sotto…”
Quello che c’è sotto, a cui si ribella Marian, è un sistema sociale di pazzia e violenza. In primo luogo, c’è la manipolazione dell’opinione pubblica, l’arte e la scienza dell’imbonimento. Non a caso Marian lavora nella ditta “Indagini di mercato Seymour”, dove si fanno ridicoli e pericolosi studi sull’opinione pubblica. C’è una sottile e subdola violenza esercitata sul consumatore. Nel supermercato è diffusa una gaia musica che induce a uno stato di euphoric trance, che spinge alla gioia del comprare. Per difendersi da quella violenza, Marian va al supermercato con una lista della spesa a cui attenersi, ma vincono sempre loro. Lo stesso Peter la mette in crisi, quando rivela la sua violenza: colleziona armi per hobby; al ristorante lo osserva mangiare la bistecca quasi con violenza, carne e sangue, carne sanguinolenta. È un conservatore che auspica maniere forti contro i giovani delinquenti, una educazione severa; mentre Marian suggerisce che occorre più comprensione e vede i giovani come vittime della società. Lei stessa si sente vittima di una complicata allucinazione. Come vittima della società è visto anche un maniaco sessuale (Underwear Man) che si espone in pubblico, allucinato dalla pubblicità sessuale di indumenti intimi negli autobus.
La violenza nella società è mascherata sotto una civile superficie di innocenza, come nella pubblicità di una birra, dove un cacciatore posa sopra la sua preda uccisa, in un’atmosfera di serenità e contentezza. A Marian viene in mente il diagramma del suo libro di cucina, di una mucca con tratteggiate sopra le varie parti del corpo destinate alla cucina. Anche qui negli occhi dell’animale appare una espressione di serenità e contentezza.
La pazzia della società porta alla disumanizzazione, alla riduzione dell’uomo a oggetto o merce e ad una realtà artificiale e artefatta. Così, quando Marian va dal parrucchiere, viene fuori snaturata: “hanno conciato la sua testa come una torta”; quando poi è vestita a nuovo e viene truccata per un party, Peter la trova assolutamente meravigliosa, a Duncan sembra una mascherata, lei si trova irreale, come un oggetto “di soffice gomma rosa-bianca o di plastica, senza ossa e flessibile”… Gli uomini sono assimilati agli oggetti su cui lavorano: “ispettori di spazzolini da denti elettrici” ecc. Le tre vergini dell’ufficio di Marian sono “bionde artificiali”, mentre la contabile ha “i capelli del colore del vassoio di metallo del frigorifero.” Si creano prodotti alimentari artificiali, come il succo di pomodoro istantaneo: si mescola… ed è fatto!
Marian alla fine guarisce della sua pazzia (e torna a mangiare la bistecca), dopo che lascia Peter, da cui si sentiva dominata, posseduta e quasi come mangiata. Duncan dice che Peter stava per distruggere Marian; ma aggiunge che forse era lei che stava per distruggere lui; o che egli stesso poteva distruggere lei. Nella stessa mente alienata di Duncan tutto appare vacuo e irreale. Dopo essere stato a letto con lei, se ne distacca dicendo: “Ho avuto abbastanza realtà”. Si rifugia entro un mondo di fantasie; ma queste, aggiunge, sono sue, se le sceglie lui. Porta Marian a un suo posto segreto all’aperto, attraverso scarpate coperte di neve, fino al ciglio di un vasto burrone: qui si arresta incantato: la neve bianca e leggera rende tutto irreale, in un tempo zero, al limite del nulla. Nella percezione finale di Duncan sembra che tutto (realtà e sogni) resti avvolto nel grande pazzesco mistero dell’universo.
In Oryx and Crake la pazzia è quella di un mondo ricreato dalla mente intelligentissima ma aberrante del personaggio Crake. Il sogno era di ricreare un mondo migliore di questo (che secondo il filosofo Leibniz sarebbe già il migliore dei mondi possibili), ma l’impresa fallisce tragicamente. La storia inizia dalla fine, quando Jimmy, ormai il solo essere umano rimasto sulla terra, erra in cerca di cibo, tra macerie di edifici distrutti e animali famelici, fra cui quelli creati in laboratorio, i pigoons (programmati a sviluppare organi destinati ai trapianti) o i terribili wolvogs, in apparenza mansueti, ma ferocissimi. Insieme a Jimmy, l’antico compagno di scuola di Crake e suo collaboratore, sono sopravvissute finora anche le creature di Crake. Esse (con gli occhi solo sempre verdi, e anche un poco fluorescenti nel buio) non hanno turbamenti, emozioni, ansietà come gli esseri umani, vivono solo di certezze in un ingenuo stupore, sono state programmate così, attraverso le opportune manipolazioni genetiche. Sono ingenue vittime tristemente affabili. Nel cuore di Jimmy resta il rimpianto del passato, il ricordo di Oryx, la nostalgia dolorosa e struggente di questo suo amore perduto: “Ah, Oryx!…”
Il “Progetto Paradiso” e altre ricerche (come il Programma Immortalità) miravano a eliminare i problemi e i mali del mondo. Le creature di Crake erano perfette, senza vestiti e senza pudore o vergogna, con un termostato genetico che assicurava la giusta temperatura. Nel cervello era stato localizzato Dio in un cluster of neurons (un mucchio di neuroni), un difficile problema da emendare, tuttavia risolto. Anche la sessualità , causa di tanti affanni, era stata rivista e corretta. Ora le creature di Crake erano programmate ad accoppiarsi ogni tre anni. Le parti erotiche delle donne si coloravano di blu e attiravano i maschi, quattro per ogni donna, e la funzione che portava alla procreazione durava alcune ore. In tal modo, si eliminavano tutti i problemi della sessualità nella società, come la prostituzione, la pedofilia, gli stupri, ecc.
Questa visione avveniristica del mondo di Margaret Atwood (come in Orwell) è tutt’altro che astrusa, anzi è terribilmente realistica, possibile e quasi imminente. La scrittrice osserva aspetti sociali attuali e li sviluppa fino all’estremo delle loro possibilità. Così, in questo romanzo si intravedono questioni attualissime e allarmanti: come la clonazione, la creazioni di cellule embrionali staminali, prodotti alimentari geneticamente modificati, ecc. Anche riguardo al suo primo romanzo The edible woman scritto trentacinque anni fa, tante prospettive osservate allora sono ancora presenti nella società di oggi, anzi ancor più sviluppate e drammatiche: come la manipolazione dell’opinione pubblica (oggi è più tracotante la propaganda di libertà e democrazia, una mascherata e un pretesto per la guerra). Si sviluppa pure la coscienza dei cittadini di essere vittime: la stessa coscienza -come quella della protagonista vittima e ribelle del romanzo – che portò alla ribellione di Seattle del 1999 alla conferenza della WTO (World Trade Organization) contro le forze multinazionali, che oggi pretendono di essere i padroni del mondo.

Conclusione

Nella letteratura canadese c’è abbastanza pazzia, per fortuna. Citiamo il racconto di Alice Munro The bear came over the mountain / L’orso attraversò la montagna, dove la protagonista Fiona viene ricoverata in un manicomio e al marito, che non riconosce più, chiede di aiutarla a stare insieme a un altro paziente. Citiamo pure il romanzo The rebel angels / Gli angeli ribelli di Robertson Davies, dove il Prof. Froats fa pazzesche ricerche nelle feci umane, mentre tra altri professori scoppiano rivalità. odii e voglie omicide, perfino con il ricorso al malocchio. Tra Margaret Atwood e questi altri scrittori canadesi citati, la pazzia differisce in questo: mentre in Robertson Davies e Alice Munro la pazzia è quella individuale di alcuni personaggi; in Margaret Atwood la pazzia è quella vista nella stessa società, c’è nella scrittrice una particolare, critica coscienza etica sociale.

Bibliografia

Margaret Atwood
– The Edible woman, McClealland and Stewart-Bantam Limited Toronto, 1969 / Ed. it. La donna da mangiare, Guanda, 2003.
– Oryx and Crake, Random House of Canada Limited, 2004.

Alice Munro
– The bear came over the mountain, in Hateship, Friendship, Courtship, loveship, Marriage, McClealland and Stewart Ltd., Toronto, 2001 / Ed. It. Nemico, amico, amante…, Einaudi, 2003

Robertson Davies
– The rebel angels (1981), Penguin Books, 1997 / Ed. It. Gli angeli ribelli, Guanda,1993.

Categorizzato in: