di Antonia Chimenti
La raccolta di poesie dal titolo “Amore amaro”(1), di cui è autore Fiore Paniccia, è un recupero della memoria nella purezza adamantina di uno sguardo terso e di un cuore ed un’anima puri, tesi ad evocare affetti, gioie, dolori, rimpianti di un passato semplice e patriarcale, in paesaggi incontaminati, i cui colori sono resi ancora più vividi dal fervore dei sentimenti e dalla rugiada delle lacrime.
La lacerazione dell’emigrazione è un mesto ricordo che vive nel cuore e si eterna nella scrittura.
La tonalità di fondo di questa raccolta è costituita dalla tenerezza e dalla dolcezza, ed il suo pregio consiste nel coraggio di un uomo che sa su quale scala di valori deve collocare l’amore per la famiglia e per il suo paese d’origine. “Mamma”, “papa’”, “nonna”, il compare, il primo amore non ci sono più, ma la scrittura fa rivivere anche per il lettore quell’istante doloroso del distacco, al quale non seguirà mai un ritorno, se non nei sogni e nella poesia che li raffigura.
La fantasia del poeta è ispirata anche da fatti di cronaca, da avvenimenti straordinari e miracolosi e dai prodigi della natura, a confermare una disposizione dell’anima a cogliere la bellezza del creato e la purezza degli affetti. “Omnia munda mundis”, “Tutto e’ puro per i puri”. Il dolore, la nostalgia, il rimpianto di chi non c’è più restano a gravare sul cuore, ma la fede, la visione spirituale della vita è un potente antidoto contro la negatività.
Quando si chiude il libro resta impressa nella mente una visione luminosa della vita, che infonde serenità ed e’ modello di saggezza e di nitore.
(1) Fiore Paniccia, Amore amaro, G.F.Grafics Inc., Woodbridge (Ontario), 2006
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