Articolo di Maddalena De Leo
L’opera di Edgar Allan Poe sorprende e meraviglia il lettore per la sua versatilità, per il gusto del soprannaturale e di tutto ciò che è morte, qualità queste riscontrabili sempre nell’arco della sua produzione, sia poetica che prosastica.
Le cause di un’attitudine così macabra ed agghiacciante del pensiero si potrebbero a buon diritto ricercare nella poco felice situazione familiare dell’infanzia, o nella morte precoce e dolorosa della moglie-bambina che egli giunse ad idolatrare. Ad ogni modo è l’autore stesso che, nel racconto “William Wilson’”, per metà autobiografico, tiene ad informarci di come un “demone” si sia impossessato di lui, rendendolo schiavo e pazzo allo stesso tempo.
La predilezione per tutto ciò che normalmente si considera oscuro e macabro lo porta poi a non avere un esatto concetto della Bellezza: bella infatti gli apparirà Madame Lalande, rivelatasi alla fine del racconto di una bruttezza impressionante, bellissime attraverso la virtù dell’intelletto saranno Ligeia e Morella.
Per il Poe è importante soprattutto l’effetto della narrazione, inteso quasi come effetto scenico, a somiglianza de “morality play” cinquecentesco; nella sua prosa infatti ciò si attua con prolusioni e descrizioni naturali eccitate ed alterate, con l’incalzare dell’azione che porta in breve al finale “a sorpresa”, con l’assenza di frammentarietà, che spiega anche il suo unico tentativo al romanzo con “The narrative of Arthur Gordon Pym”.
In questo contesto si inseriscono anche i personaggi femminili come Berenice, Ligeia, Morella che, se rimangono femminilmente assenti durante la vita, subiscono una trasformazione nella morte, come se la loro vera vitalità iniziasse da quel momento. Infatti nei tre racconti omonimi le ripetute apparizioni post-mortem delle tre donne provocano nel marito–amante superstite stati di pazzia maniaca, di crisi esistenziale e di terrore–timore.
Un altro procedimento tipico del Poe è l’iniziale osservazione di un oggetto, inanimato ed insignificante, che ben presto lo conduce a riflessioni molto complesse sulla morte e l’eternità (La sfinge – Il ritratto ovale ).
Di grande interesse può considerarsi invece la sua vena scientifico-raziocinante, che lo porta con arguta intelligenza a creare casi polizieschi quali “Il delitto della Rue Morgue” e “Il mistero di Marie Roget”, in cui si fondono i due aspetti più importanti del “thrilling tale”, lo scioglimento del mistero da parte di un intelletto superiore e il conflitto tra bene e male. Oltre ad essere originali, questi racconti (ai quali possiamo aggiungere per la minuzia scientifica “La lettera rubata’” e “Lo scarabeo d’oro”) attraggono il lettore dall’inizio alla fine, senza portarlo una volta tanto a fosche meditazioni
Al più sereno umorismo, ravvisabile negli argomenti un po’ insoliti della narrazione, si riconducono racconti come “Celebrità”, “L’uomo finito”, “Gli occhiali”, mentre viene evidenziato il tema della metempsicosi in “Metzengerstein” e “Morella”; nel primo caso avremo addirittura la reincarnazione dell’anima di un uomo in un cavallo.
L’osservazione usuale e la conoscenza più o meno vasta che il Poe aveva dei problemi scientifici del suo tempo lo portano in due casi a parlare di mesmerismo e a profetizzare l’arrivo dell’uomo sulla luna con mezzi ancora rudimentali come i palloni aerostatici, che però sono tecnicamente attrezzatissimi (L’impareggiabile avventura di un certo Hans Pfall).
“La caduta della casa Usher” insieme a pochi altri può invece a ragione essere considerato come l’esempio più perfetto di racconto gotico in quanto, seguendo l’esempio dei numerosi scrittori inglesi di fine ‘700, ripropone scene quali la grande villa in rovina o l’oscuro sotterraneo ove avviene il seppellimento, momenti che suggeriscono unicamente l’idea dell’orrore e della decadenza.
Molte furono le critiche a cui andò incontro il Poe ai suoi tempi, anche se oggi i pareri ostili nei suoi riguardi sono di gran lunga mutati; permane sempre però nella sua prosa quel gusto del lugubre che spesso la rende poco favorita agli occhi dei lettori.
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