di Anna Rossi
Nell’ordinamento giuridico italiano la famiglia prevista e tutelata è formata da una coppia monogamica ed eterosessuale, ossia da due soli individui di sesso diverso.
Partendo da questo presupposto, stabilito nel diritto italiano, dovremmo aver garantita una gestione del rapporto uomo/donna fondata sul diritto costituzionale che esprime “l’eguaglianza senza distinzione” di sesso.
Sul lavoro vale lo stesso su citato principio, salvo la precisa individuazione di quelle poche attività professionali per le quali effettivamente la diversità biologica incide in maniera insuperabile nella differenziazione.
Purtroppo le cose non stanno nei termini menzionati e per capire come stanno veramente dobbiamo fare un passo indietro nella storia fino ai giorni nostri.
Il principio della laicità dello stato, che in Europa si è affermato a fatica e altrove addirittura non esiste, appartiene al quadro storico-politico recente e la pregressa ingerenza religiosa e di costume che si è perpetrata nei secoli risulta ancora fare da zavorra ad un’evoluzione faticosa del diritto femminile a confrontarsi in maniera parimetrica con l’altro sesso.
L’attuale legislazione in merito è alla base di un riequilibrio della forma paritaria a largo spettro della condizione uomo/donna, ma il vero processo nasce dall’interno e solo una nuova consapevolezza della centralità dell’identità femminile può picconare quella serie di privilegi (a volte giustificati con il sacro) che gli uomini devono perdere al più presto nell’ottica di un’interpretazione equilibrata che le esigenze sociali attuali richiedono.
….“La tradizione è bella quando non opprime e non discrimina”. Non capire che un mondo di riunioni politiche, di imprenditoria, di dirigenze aziendali o governative quando è attraversato da una maggioranza maschile spropositata come in Italia, è un mondo che minaccia la libertà individuale rendendo così instabile l’affermazione della parità effettiva dei diritti,… non voler capire quali meccanismi va ad innescare a lungo termine è davvero da incoscienti.
Non possiamo negare che la percezione, che la donna contemporanea ha di se stessa e del rapporto di coppia, sia cambiata volenti o nolenti.
Dobbiamo quindi chiederci: oggi è ancora possibile sostenere una mutata coscienza e non mutarne altresì il contesto sociale? L’indipendenza economica, il controllo delle nascite, il divorzio, il diritto al voto…riguardano sì o no la pari dignità con l’essere maschile?
Il rispetto dei ruoli non può negare il principio di parità dei sessi e questo nuovo sentire richiede all’uomo di oggi una sforzo affettivo maggiore ma soprattutto una limpidezza di comportamento assoluta…
Lo so, l’operazione che si richiede è ardua né più né meno come risanare i debiti contratti e farla finita con questa storia del deficit eterno…. riusciranno i nostri eroi?
….Il processo sarà inevitabile, lento ed inderogabile, e non saranno i retaggi culturali né l’ostinazione femminile alla subordinazione ed alla finta obbedienza di molte (troppe) donne, a fermare la futura condivisione paritaria delle responsabilità e degli obblighi… tanto vale non rallentare.
Per finire, trovo immorale da parte di alcune donne, sottoporsi alla gogna del vilipendio sociale ripercorrendo le strade del tempo con i soliti mezzi di sempre, peraltro inflazionati dalla miseria e dalla schiavitù o ancor peggio dal degrado dello stile femminile (in ambienti addirittura privilegiati).
Trovo invece meritorio lo sforzo di tante altre nel difendere quegli elementi di grazia, bellezza, intraprendenza e cura che hanno contribuito a dare lustro al mondo, dalle campagne all’arte,dalla casa alla cultura…
Ai miei connazionali un invito ad accedere al “libero uomo in libero pensiero” senza cadere nella trappola della manipolazione mentale che veicola le tendenze, fra egoismi ed ignoranza, privandoli della possibilità di costruire una società più equa e più forte nei valori da sempre peraltro stabiliti da madre natura….
Anna Rossi
(“Un mondo equo non è un’utopia”: stralci di relazione sulla sensibilizzazione all’espressione individuale per lo sviluppo di nuovi contenuti socio-culturali- febbraio 2007)
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