Le volontarie a Civita di Bagnoregio
Da una parte Civita di Bagnoregio, dall’altra il centro antiviolenza Erinna. Da una parte un pezzo di storia millenaria che rischia di sprofondare sotto la spinta di frane e agenti atmosferici, dall’altra una struttura storica, di donne per le donne, che rischia di sprofondare sotto il peso dell’indifferenza. Ma, mentre per salvare Civita di Bagnoregio si stanno, più che giustamente, mobilitando le più illustri personalità del panorama politico e culturale italiano, nessuno pare voglia prendersi a cuore la sorte di un luogo che da 18 anni è in prima linea per combattere la violenza contro le donne.
Per questo venerdì 19 giugno 2015 la presidente Anna Maghi e le volontarie di Erinna si sono date appuntamento a Civita di Bagnoregio per chiedere lumi a Zingaretti (ospite nel piccolo borgo per promuoverne la candidatura Unesco) in merito ai fondi destinati al centro e, soprattutto, per ribadire al governatore che, diversamente da quanto affermato nella delibera n.830 del 25 novembre 2014, a Viterbo un centro antiviolenza c’è, e si chiama Erinna.
“La nostra presenza a Civita – spiegano dall’associazione – ha voluto non far passare sotto silenzio, il pesante sgarbo che la Regione ha arrecato al nostro territorio. Il centro antiviolenza, creato e gestito tra mille difficoltà, è stato disconosciuto nelle dichiarazioni rese ai media in occasione del 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Indipendentemente dai finanziamenti (all’appello mancano 37mila euro, per l’attività svolta nel 2012 che giacciono ancora nelle casse comunali ndr) rivendichiamo il riconoscimento dell’impegno, della serietà, dei risultati ottenuti, di aver dato nome alla violenza nel deserto culturale rispetto alla violenza di genere, in questa provincia”.
Nel frattempo, come anticipato dal Corriere pochi mesi fa, a marzo si è esaurito il finanziamento del Dipartimento per le Pari opportunità che ha consentito finora di mantenere in piedi la casa rifugio (LEGGI l’articolo).
“L’esclusione della Regione – puntualizzano dall’associazione Erinna – ha prodotto anche l’esclusione dal contributo per la casa rifugio. Questo è gravissimo perché parliamo di donne e minori in carne ossa che sono lasciate all’impegno delle volontarie, come fosse carità cristiana piuttosto che diritto di cittadinanza, per le une e per le altre”. Intanto, per tramite del consigliere Valentini, dovrebbe tenersi in settimana un incontro tra le volontarie di Erinna e l’assessore regionale al sociale, Rita Visini. (22/Giugno/2015)
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