“Diversamente abili”. Non mi piaceva quest’eufemismo. Il solo scopo di evitare il termine handicap mi pareva non giustificasse il cambiamento. Poi ci si abitua a tutto, e in fondo nessuno nega che i portatori di handicap siano abili in modo diverso dall’ordinario. Spesso anzi affinano abilità sensoriali e di intelligenza individuale proprio per sopperire all’impedimento di una parte del loro corpo, o ad una limitazione mentale di un certo tipo specifico. In questi percorsi di crescita c’è spesso la necessità di un aiuto che non arriva. L’argomento è vasto. Critiche all’inadempienza degli organismi e degli enti preposti sono quotidiane. Dalle barriere architettoniche ancora esistenti in molte parti delle nostre città, all’abbandono in cui spesso le famiglie sono costrette, alla limitazione delle insegnanti di sostegno nelle scuole della riforma Moratti. Metterei in risalto, su questa materia per essere invece ottimisti, un pensiero confortante e ricco, quello sull’intelligenza umana, perché grandi possibilità sono emerse dal 5° convegno internazionale Erickson a Rimini. A metà novembre il meeting “La Qualità dell’integrazione scolastica” ha destato grande interesse e partecipazione. L’aula grande del centro congressi era gremita con persone in piedi che hanno seguito l’intervento di Howard Gardner, famoso in tutto il mondo per la sua teoria delle intelligenze multiple. Nel corso degli ultimi 15 anni Gardner e i suoi colleghi hanno scoperto l’esistenza di otto diversi tipi di intelligenza, sei in più rispetto alle due prese in considerazione dai test standard. “”La gran parte della gente quando usa la parola intelligenza – ha spiegato Gardner nella sua relazione – pensa che ci sia una singola intelligenza con la quale si nasce e che non si può cambiare molto. Si attribuisce un gran valore a quello che si chiama un IQ test, una serie di domande alle quali si risponde bene o meno bene. Nel mio lavoro ho gettato via i test perché penso che essi non possano esaminare l’intero spettro delle capacità umane. Viceversa, ho studiato come si è evoluto il cervello nel corso di molti anni. Come risultato di questo studio – ha proseguito il ricercatore statunitense – ho definito almeno otto intelligenze diverse. La definizione standard di intelligenza guarda a due intelligenze: quella linguistica e quella logica, che sono molto importanti a scuola. Ma io sostengo che ci sono almeno altre sei intelligenze incluse quella musicale, quella spaziale – che consiste nell’abilità di valutare gli ampi spazi allo stesso modo del pilota o di un navigatore, o gli spazi locali, come farebbero uno scultore, un architetto o un giocatore di scacchi – ; l’intelligenza cinestetica corporea, che è l’intelligenza del ballerino, dell’atleta, dell’artigiano, dell’attore; due tipi di intelligenza personale, che consiste nella comprensione delle altre persone, come esse lavorano, come motivarle, come andare d’accordo con loro; l’intelligenza interpersonale, che consiste nella comprensione di se stessi, di chi si è, di cosa si cerca di raggiungere, di quello che si può fare per avere maggiore successo nella propria vita; e l’intelligenza naturalistica, che consiste nella capacità di riconoscere diversi oggetti nella natura: esseri viventi, piante, animali, e anche altre cose in natura come le rocce, o nuvole o tipi diversi di tempo”.Non esistono, secondo Gardner, due persone che abbiano esattamente la stessa combinazione di intelligenze. Qualcuno è più forte nell’intelligenza linguistica, qualcuno in quella spaziale, e per questo motivo entra in gioco la necessità di capire le intelligenze delle persone e di individualizzare l’educazione e l’istruzione il più possibile, aumentando le opportunità di crescita e di rafforzamento della personalità. Howard Gardner è infatti, anche uno dei maggiori esperti della resilienza, ovvero della capacità di resistere e reagire positivamente a impedimenti e situazioni dolorose che per la loro gravità possono pregiudicare il benessere e la salute. La resilienza è la capacità di reagire sfruttando le proprie competenze e risorse, spesso latenti, di fronte a un evento traumatico. La resilienza, tanto per fare un esempio pratico, è la possibilità che ha un elastico, di tornare alla forma iniziale dopo essere sottoposto ad un allungamento. La resilienza nelle persone è invece la facoltà di superare il dolore, il disagio e lo stress. Si può rafforzare costruendo, con percorsi di crescita e di irrobustimento, la flessibilità necessaria a superare la sofferenza per ritornare a situazioni di equilibrio psico-fisico. Per farlo è utile l’intervento della famiglia, la comunità, i sistemi socio-sanitari, scolastici, politici ed economici. Qui entrano in gioco le organizzazioni preposte all’aiuto dei soggetti in difficoltà, perché si valorizzino le differenze e con il potenziamento dell’intelligenza specifica, aumentino le risorse per l’individuo e la comunità.

Wanda Montanelli
24-01-2006

Categorizzato in: