Apc-8 MARZO/ INDICE GEI: PARI OPPORTUNITA’, ITALIA AL 72ESIMO POSTO
Social Watch: la ricchezza non può garantire uguaglianza

Roma, 7 mar. (Apcom)- La ricchezza, da sola, non può garantire le pari opportunità, bisogna piuttosto trasformare i modelli culturali e redistribuire il potere: lo dimostra l’indice di emancipazione femminile GEI (Gender Equity Index) – sviluppato dalla rete Social Watch e reso noto durante la 51esima sessione della Commissione sulla condizione femminile delle Nazioni Unite a New York – nel quale l’Italia ottiene un imbarazzante 72esimo posto nella classifica mondiale del 2007. Basta pensare che in Rwanda, uno dei paesi più poveri al mondo, le pari opportunità tra uomini e donne sono maggiormente garantite che negli Stati Uniti e nella maggior parte dei paesi industrializzati. Quest’anno il Paese africano occupa la terza posizione, dopo Svezia e Finlandia. Al quarto posto un altro paese scandinavo, la Norvegia. Una simile performance – spiega Social Watch – è stata possibile tramite l’applicazione di politiche inclusive come le quote rosa e la parità nel mercato del lavoro, due ‘traguardi’ inesistenti in Italia. Nella lista dei dieci paesi con il miglior punteggio, compaiono anche Germania, Barbados, Danimarca, Islanda, Nuova Zelanda e Olanda. In base alla classifica del Gei – che ha esaminato 154 nazioni – i paesi in cui le donne ricevono il peggior trattamento sono Arabia Saudita, Pakistan, Marocco, Benin, Repubblica centrafricana, Togo, Ciad, Sierra Leone, Costa d’Avorio e Yemen. Il paese che più di tutti ha peggiorato il suo risultato èl’Angola, seguito dalla Turchia. Chi ha fatto maggiori progressi è invece il Ruanda, seguito da Ecuador, Capo Verde e Guatemala. Va segnalata la Spagna, al quinto posto, unico paese ricco. La situazione in Italia è rimasta – spiega Social Watch – assolutamente invariata negli ultimi tre anni. I risultati più critici sono legati alle differenze di reddito, all’esigua presenza delle donne nelle posizioni dirigenziali, ministeriali eparlamentari. Subito dopo l’Italia si piazzano Giappone, Lussemburgo, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita. Le differenze di genere persistono in tutti i paesi del mondo e, anche se la tendenza è di lieve miglioramento, rimangono molte le nazioni in cui la condizione femminile va peggiorando: “In nessun paese le donne hanno le stesse opportunità degli uomini”, secondo i ricercatori. La classifica dimostra come “non sia necessario raggiungere alti livelli di crescita economica o di industrializzazione per realizzare politiche efficaci per una maggiore equità”, ha commentato Karina Batthyany, coordinatrice del Social Watch research team. “Il Gei per il 2007 mostra chiaramente come non ci sia bisogno di essere ricchi per essere giusti e tantomeno non basti lo sviluppo economico per raggiungere le pari opportunità”, ha dichiarato Roberto Bissio, coordinatore di Social Watch. Il Gei è stato sviluppato dalla rete del Social Watch per classificare i paesi secondo indicatori sociali che siano disponibili e comparabili a livello internazionale. L’indice varia tra 0 e 100, dove i valori più bassi indicano una maggiore disuguaglianza. Il Gei è composto di tre dimensioni: la condizione economica, il potere politico ed economico e l’accesso all’istruzione. Il rapporto sarà presentato in Italia il 18 aprile a Firenze, il 19 a Roma e il 20 a Milano.

NON BASTA ESSERE RICCHI PER TRATTARE BENE LE DONNE

NEW YORK (Mar 2) -In Rwanda, uno dei paesi più poveri al mondo, le pari opportunità tra uomini e donne sono maggiormente garantite che negli Stati Uniti e nella maggior parte dei paesi industrializzati. Questo è ciò che emerge da un recente studio del Social Watch (www.socialwatch.org) lanciato durante la 51ma sessione della Commisione sulla condizione femminile delle Nazioni Unite a New York. Le differenze di genere persistono in tutti i paesi del mondo e, anche se la tendenza generale è di lieve miglioramento, rimangono molti i paesi in cui la condizione femminile va peggiorando. Il Gender Equity Index (GEI, indice di parità di genere) è stato sviluppato dalla rete del Social Watch per classificare i paesi secondo indicatori sociali che siano disponibili e comparabili a livello internazionale. L’indice varia tra 0 e 100, dove i valori più bassi indicano una maggiore disuguaglianza. Il GEI è composto di tre dimensioni: attività economica, empowerment ed educazione Nella classifica per il 2007 il Rwanda occupa la terza posizione con un punteggio di 84, dopo la Svezia (89) e la Finlandia (anch’essa con 84) e seguita dalla Norvegia (83). Tale performance impressionante è stata raggiunta con l’applicazione di politiche inclusive come le quote rosa e la parità nel mercato del lavoro.
L’Italia è al 72° posto nel mondo.
“Questo dimostra come non sia necessario raggiungere alti livelli di crescita economica o di industrializzazione per realizzare politiche efficaci per una maggiore equità” ha detto Karina Batthyány, coordinatrice del Social Watch research team. “Il GEI per il 2007 mostra chiaramente come non ci sia bisogno di essere ricchi per essere giusti e tantomeno come non basti lo sviluppo economico per raggiungere le pari opportunità” ha sottolineato Roberto Bissio, coordinatore di Social Watch. È il caso di Italia (63), Giappone (60), Lussemburgo (60), Kuwait (49), Quatar (48) e Arabia Saudita (42). “Ovviamente i cambiamenti delle situazioni più inique non dipendono dallo sviluppo economico, quanto piuttosto dalla trasformazione di modelli culturali e dalla distribuzione del potere” fa notare Bissio. Oltre a Svezia, Finlandia, Rwanda, e Norvegia, I 10 paesi con il miglior punteggio del GEI includono anche Germania (80), Barbados (80), Danimarca (79), Islanda (79), Nuova Zelanda (78) e Olanda(77). I dieci paesi con la performance peggiore sono invece Arabia Saudita, Pakistan e Marocco (tutti con 42), Benin, Repubblica Centrafricana, Togo e Ciad (41), Sierra Leone e Costa d’Avorio (39) e Yemen (31). Il GEI fa una classifica di 154 paesi e porta alla conclusione che in nessun paese le donne hanno le stesse opportunità degli uomini, che alti livelli di
reddito non sono necessari per l’eliminazione delle differenze di genere, e che sebbene alcuni aspetti relativi allo status delle donne siano migliorati negli ultimi anni, le opportunità nella politica e
nell’economia sono ancora molto limitate Nei paesi con minore equità di genere, la dimensione dove si riscontrano le maggiori differenze tra uomini e donne è quella di empowerment, che si basa sulla quota di donne tra i professionisti, gli amministratori, i direttivi e sulla presenza nelle posizioni decisionali di Governo. Ad esempio Yemen e Costa d’Avorio ottengono rispettivamente 7 e 11 nella misura dell’empowerment. La dimensione economica dell’indice misura le differenze nella partecipazione al mercato del lavoro e dei redditi di uomini e donne. Per quanto riguarda l’educazione si osserva l’accesso al sistema educativo. Se si guarda ai risultati regionali, il primo posto è per l’America settentrionale (74), l’Europa è al secondo (72), America Latina e Carabi al terzo (65) and Asia Orientale e Pacfico al quarto(62). Le regioni con il livello di GEI più basso sono Asia Centrale (60), Africa sub Sahariana (54) e Medio Oriente e Nord Africa (48). Nonostante questo, il GEI mostra che l’America Settentrionale, benché prima, è anche la regione che ha avuto la regressione più importante negli ultimi anni a causa del risultato degli Stati Uniti il cui indice è calato del 7% in tre anni Tra il 2004 e il 2007 il trend del GEI ha visto generalmente un lieve progresso. Tre regioni hanno mostrato i maggiori miglioramenti, con l’america Latina seguita dall’Europa e dal Medio Oriente e Nord Africa. Nei tre casi l’indice non è comunque cresciuto più del 6%. Il paese che più di tutti in questo periodo ha peggiorato il proprio risultato è l’Angola (-21%), seguito dalla Turchia (-13%). La lista di paesi che soffrono i più importanti peggioramenti comprende allo stesso tempo paesi con bassi, medi e alti livelli di reddito. Tra questi ultimi è significativo il caso degli Stati Uniti. Tra i dieci paesi che hanno fatto più progressi troviamo il Rwanda al primo posto seguita da Equador, Capo Verde e Guatemala. Va segnalata la Spagna al quinto posto, unico paese ricco. La situazione italiana è rimasta assolutamente invariata negli ultimi tre anni. I risultati più critici sono quelli legati alle differenze di reddito (46) e all’esigua presenza di donne nelle posizioni dirigenziali (27), ministeriali (11) e parlamentari (21). “Le disuguaglianze dovute al genere sono un fenomeno che trascende confini, culture, religione e livelli di reddito” spiega Batthyàny. “Il raggiungimento della parità di genere è una sfida per tutto il mondo, perché sebbene le manifestazioni siano diverse, la discriminazione delle donne da parte degli uomini persiste in tutti i paesi”. Alcuni dati chiave: Ci sono attualmente solo 12 donne elette a capo di stato o di governo su circa 200 posizioni di questo tipo nel mondo. Solo il 23% delle imprese dell’Unione Europea è di proprietà di donne. Si stima che, dei 550 milioni di lavoratori sottopagati nel mondo, 330 milioni, il 60%, siano donne (ILO). In alcuni paesi la differenza di reddito tra uomini e donne era nel 2006 del 30 o 40%. Dei 17 milioni di donne tra i 15 e i 49 anni affette da HIV/AIDS, il 98% vive in paesi in via di sviluppo e il 77% nell’ Africa sub-Sahariana (WHO). Dettaglio dei risultati per l’Italia nel GEI 2007
Educazione Alfabetizzazione 100
Educazione primaria 100
Educazione secondaria 100
Educazione universitaria 100
Attività economica Tasso d’attività 61
Reddito 46
Empowerment Cariche
direttive 27
Cariche tecniche e professionali 82
Cariche ministeriali 11
Parlamentari 21
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Il rapporto internazionale del Social Watch sarà presentato in Italia il 18 aprile a Firenze, il 19 aprile a Roma, il 20 aprile a Milano.

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