Malgrado le offerte da capogiro, la rivista “che vanta innumerevoli tentativi di imitazione” rifiuta di inserire spazi pubblicitari tra le sue pagine. Per rimanere fedele a se stessa.
Il 23 gennaio 1932 uscì per la prima volta la rivista di cruciverba e rebus. Il suo fondatore ebbe l’idea mentre corteggiava una donna viennese, che teneva sempre in mano un giornale di parole crociate, indovinelli e quiz
Niente male per una pubblicazione creata, sembra, per compiacere una giovane fanciulla. Il suo ideatore e fondatore il Cavaliere del Lavoro, Grande Ufficiale, Dottor Ingegner Conte di Sant’Andrea Giorgio Sisini di Sorso, un piccolo centro della provincia di Sassari, si era trasferito infatti a Milano dove aveva conosciuto una bellissima donna viennese. Scoprendo che si era portata da casa un giornaletto di parole crociate. Da qui l’intuizione e l’uscita il 23 gennaio 1932 del primo numero della «Settimana enigmistica». Di fatto rimasta immutata da allora, pudicamente in bianco e nero, rigorosamente priva di ogni forma di pubblicità. Il cavaliere del Lavoro ecc. ecc. Sisini resse poi con mano ferma il timone dell’azienda, portando il giornale a superare il milione di copie. Scese poi, causa anche la crisi, a una soglia comunque di tutto rispetto: 800mila.
Dunque per far colpo su una bionda quel lontano giorno del ’32 sarebbe uscito il primo numero della «Settimana», alla non modica cifra di 50 centesimi. Ricordiamo che in quel periodo si cantava «Se potessi avere mille lire al mese», considerata una cifra in grado di assicurare insieme a «una mogliettina semplice e carina» anche «un casettina in periferia». Facilissimo descrivere la prima pagina perché era assolutamente uguale, salvo minime variazioni, a quella attuale. In copertina a fianco della testa l’avvertimento «esce in sabato» anche se in realtà veniva diffusa già dal giovedì. Ma il Conte ritenne più prudente posticipare la data, per essere sicuro di aver coperto l’intero territorio nazionale entro il giorno ufficialmente indicato. Sotto il titolo il cruciverba e l’immagine dell’attrice sudamericana, Lupe Vélez, a cui negli anni seguiranno poi sempre e solo personaggi del mondo dello sport e dello spettacolo. Tenendo ferme due regole: la foto cambia angolo ogni uscita (alto a sinistra poi a destra, basso a destra infine a sinistra)e si alternano volti volti femminili e maschili. Con una sola eccezione, quando vennero scelti come «testimonial» Aldo, Giovanni e Giacomo, usciti tre settimane di seguito. All’interno parole crociate normali, crittografate, facilitate, a schema libero, sillabiche e ogni tipo di rompicapo, rebus, indovinello e gioco. Il tutto mischiato a vignette e spazi di intrattenimento e informazione come «Forse non tutti sanno che…», «Strano, ma vero!», «Spigolature», «Leggendo qua e là…», «Si può crederci o no?», «Perché?».
La rivista divenne subito popolarissima tanto da attraversare indenne le più turbolente vicende italiane con una sola sospensione: il numero 694 del 15 luglio 1945 uscì con due mesi e mezzo di ritardo. Il Conte Sisini tenne strette le redine del giornale fino alla sua morte nel 1972, venendo sostituito prima da Raoul de Giusti e successivamente da Francesco Baggi Sisini. Non è un omonimo, è proprio parente del fondatore, il nipote per l’esattezza, classe 1959. E visto che alla «Settimana» le cose si fanno «in famiglia», viene chiamato alla codirezione Alessandro Bartezzaghi, anche lui 54 anni, figlio di Piero, storico collaboratore del Conte e unanimamente considerato il maggior enigmista del Novecento italiano. Quasi un monumento alla conservazione, visto anche che dal primo numero, la redazione ha sede in palazzo Vittoria in piazza V Giornate. E di cambiamenti in questi 70 e passa anni ce ne sono stati pochini, per esempio si continua ostinatamente a non ospitare inserzioni pubblicitarie, nonostante le offerte da capogiro. Certo qualche immagine esce a colori, alternativamente la testata nera diventa blu, verde o rossa, ai giochi tradizionali ne sono stati aggiunti altri di nuovi come il sudoku e c’è anche il sito internet «aenigmatica». Poca cosa rispetto al primo numero di una «Rivista che vanta innumerevoli tentativi di imitazione». Senza che ovviamente nessuna sia mai riuscita a uguagliarla.( Enrico Silvestri-22/01/2014).
Comments