“Le donne sappiano che non sono sole”.
E’ uno dei messaggi forti emersi dal convegno “Buca il silenzio – Il coraggio di denunciare” svoltosi lunedì nella sala Platone del municipio, organizzato dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Asti, presieduta da Nadia Miletto con gli assessorati alle Politiche sociali (assessore Mariangela Cotto) e alle Pari Opportunità (assessore Elisa Pietragalla).
Relatori Cristina Gai del “Nodo antidiscriminazione” del Comune di Asti, Elisa Chechile (Centro antiviolenza – Orecchio di Venere), Roberta Broda, Maggiorino Barbero, Anna Maria Scarrione dell’Asl Asti, l’avvocata astigiana Paola Serpentino e il Procuratore della Repubblica di Asti Alberto Perduca.
Hanno portato il loro saluto il sindaco Maurizio Rasero, il neo direttore generale dell’Asl Mario Alparone e il questore Alessandra Faranda Cordella.
Dall’incontro è emersa con chiarezza la strada da seguire per affrontare una problematica complessa come la violenza sulle donne: è necessario fare squadra. “Asti ha già compiuto passi significativi in questa direzione – come ha ricordato l’assessora Cotto a conclusione del convegno – ma guai a fermarsi. Bisogna continuare a parlare della violenza sulle donne, affinché tutti si convincano che si tratta di un problema sociale”. Preoccupa, soprattutto, il sommerso, “la cifra nera” come l’ha definita l’avvocata Serpentino. Sono le donne che non denunciano la violenza o le molestie subite magari per l’amore che continuano a nutrire per il compagno che le ha così crudelmente offese.
Oppure perché temono di perdere il lavoro o non riescono a vincere la vergogna, perché le spaventa la prospettiva di dover lasciare la propria abitazione per una “casa rifugio”. E’ spesso ricorrente una domanda: “Perché io che ho subito devo andare a vivere come una reclusa con i miei bambini?”
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