La lettera di Cristiano Sias

Di questa lettera esiste una versione originale completa, non inserita qui per problemi di spazio, che potrete leggere al link:
http://nuovapoesia.forumup.it/about6486-nuovapoesia.html

Vi parlerò oggi di un polipo che avvolge le nostre vite e le nostre attività lavorative, le cataloga, indirizza, condiziona, trasforma e… persino controlla.
Ricordate quale fantastico, inimitabile, magico e insieme pericoloso serbatoio di sogni è stata Internet negli ultimi dieci anni? Un turbinio nel quale sono sorti siti a tema, vere centrali di notizie, forum tecnici, di storia, geografia, discussioni scientifiche, artistiche e letterarie in un crescendo esplosivo senza sosta nel quale tutti potevano esprimersi ed evolversi.
Nessuno apriva più la sua preziosa Treccani e persino gli hackers -che gran regalo ci fecero con gli mp3 e Linux- ritornarono buoni difensori dell’informazione libera, della tecnologia avanzata e si chiarirono competenze e posizioni. L’informazione era alla base. Su internet io seppi delle Twin Towers e del terremoto in Abruzzo prima che uscisse la notizia Ansa. Su internet conobbi persone di valore, superai confini della conoscenza inimmaginabili, grazie a essa pubblicai il primo libro e sviluppai relazioni internazionali, trovai lavoro amicizia e amore.
A Internet va il grande merito per esempio di avere salvato la cultura popolare nel mondo e averla “internazionalizzata”.
Poi, di colpo, tutto cominciò a rallentare. Per noi addetti ai lavori, piuttosto che per i tanti ciechi che navigano sul web senza alcuna conoscenza dei suoi “fondali”, la sensazione fu immediata. La gara alle community incontrollate divenne competizione di accessi affaticando ogni settore di nicchia. I siti di scrittura si svuotarono, alcuni chiusero, altri forum di discussione appassirono. La gente sembrava stanca.
La domanda era: ma dove sono andati tutti? E ci accorgemmo che tutto questo aveva coinciso con l’arrivo di “Lui”.
Sì “Lui”, il mostro. Troppo strana per essere solo una coincidenza.
Il “sesto continente”.
Il “mostro” Facebook.
Ricevo da un po’ di tempo mail e telefonate del tenore di quella di ieri: “Ho un amico disegnatore satirico su FB, è la terza volta che gli cancellano il profilo, ora ne ha uno nuovo, ma ha grossi problemi di comunicazione… non riceve messaggi personali, non li può mandare… gli cancellano post e commenti. Ma cosa si può fare per questo comportamento così ANTIDEMOCRATICO… censorio dello staff di FB?”
Non so cosa abbia fatto di terribile questa persona con le sue vignette umoristiche, ma il caso è molto diffuso. Sai che novità. Oggi se non è una vera novità nulla ci colpisce. Ci passa davanti ed è già dimenticata. Andiamo a fare un giro in quel sito e notiamo senza stupore -ormai siamo abituati a tutto, appunto- che resistono impunite pagine segnalate come pedofile, proclami per criminali e di quanto di peggio e demenzial-volgare si possa immaginare… vignette no e parolacce sì, e ci si accorge che qualcosa non quadra.
Cosa si può fare, mi chiedete? Semplice: se qualcuno ti delude basta non frequentarlo più. Eppure ecco tutti lì ancora insieme, come polli intorno alla mangiatoia…
E’ sintomatico come l’arrivo di facebook abbia coinciso con un ciclico “ri-addormentamento” globale della psiche e del corpo, a tutti i livelli, sviluppando impietoso nel momento in cui la crisi si faceva più acuta e le menti deboli erano pronte a riceverlo, virus paziente in attesa del momento giusto, con le difese immunitarie al minimo, per cominciare a nutrirsi della vittima prescelta e diventare quindi una componente essenziale del suo quotidiano e delle sue abitudini.
“Non ti seguiranno, si divertono troppo”.
Roba per menti “aperte”? Non dirlo neanche per scherzo! Ti farebbero a pezzi.
Io ne presi le distanze pubblicamente tempo fa. Lo feci quando mi resi conto che quel posto non è un libro di facce ma un vero buco, un buco nero che risucchia e dal quale non sai come potresti uscirne, se sarai capace di uscirne. Perché come fa a rinunciare di colpo a mille amici, anche se sa che non li vedrà mai e che non gliene importa nulla di loro, la mia amica massaia che in 20 anni ha conosciuto sì e no il salumiere, il panettiere e la parrucchiera dell’isolato e ha fatto un corso di uncinetto per corrispondenza senza che nessuno le dicesse mai che razza sarebbe se fosse un cane??
Tutto cominciò come una rivoluzione e solo ultimamente questo buco nero sta mostrando la sua vera faccia “modellatrice” di uomini: l’invenzione del socialnet-stereotype, un’idrovora delle facce, altro che libro.
A me come tutti, hanno cancellato applicazioni, contatore, html, persino l’immagine con il link al nostro sito e le poche applicazioni intelligenti che avevo trovato. Cioè, su quelle pagine, le uniche personalizzazioni possibili, che piacciono tanto a un webmaster e che è meglio che altri “non tocchino”. Inoltre non si possono più segnalare le note, quindi non è più possibile far sapere agli “amici” le proprie idee e condividerle… A che serve allora?
(Qualcuno mi ha riferito oggi di ricevere regolarmente le segnalazioni delle note, i famosi “tag”. Se questa notizia fosse confermata, la situazione sarebbe molto grave: avremmo infatti la prova di una gestione inaffidabile e una censura “mirata” e personalizzata oltre alla totale assenza di ogni tutela sulla privacy e sui diritti dell’individuo.)
“Bene, BRAVI” scrissi di getto in bacheca “sa tanto di regime. Ma noi che ci stiamo a fare in questo oratorio virtuale gigante dalla grafica orribile?? Torniamocene a casa.”
Ora aspetto di essere bannato, a testa alta. Ma temo non vogliano concedermi questo onore.
Amici del web, che ne dite, ne abbiamo davvero così tanto bisogno dei social networks? Non è forse arrivato il momento di dire “basta” e ritrovare la nostra identità, il nostro spazio, i veri amici, la nostra famiglia?
Il mio appello è rivolto agli esseri pensanti del web, a tutti coloro che non abbiano un interesse diretto nella difesa di quel luogo e di luoghi simili, o che ne abbiano avuto persino un danno, e a coloro che credono che Internet sia soprattutto da tutelare, non da soffocare, indirizzare e reprimere sulla base di falsi moralismi o per puri fini utilitaristici.

Cristiano Sias

PS: Il termine socialnetwork è composto dalle parole social (sociale) net (rete) work (lavoro), cioè una rete di persone connesse fra loro da legami sociali e professionali. Facebook, ormai per tutti feisbuc, è composto dalle parole face (faccia) e book (libro). Se è vero che “Nomen omen” (un nome un destino), notiamo che nessuno dei due è utilizzato correttamente per ciò che sembrerebbe rappresentare. Oggi sarebbe più corretto dire “Nomen facie” (il nome… dell’apparenza).
Se potete mandate questa mail alla vostra rubrica: 4, 10, 50mila: il vero sesto continente è il web, sono le mailing list, il sesto continente siamo noi. Facciamolo sapere anche a FB.

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