Il pensiero astratto ci dà pace
di Gilberto Cobellini
Qualcuno ha detto che in pochi leggeranno le ottocento pagine, fittamente scritte, dell’ultimo libro di Pinker. In effetti, sembra che quasi tutti si siano fermati molto prima o limitati alle parziali sintesi scritte dall’autore per alcune giornali e riviste (la migliore è apparsa su «Nature» e pubblicata in italiano da «Lettera Internazionale» di gennaio). Ha colpito tutti il messaggio, apparentemente sensazionale, che la quantità di violenza nelle società umane è calata nel corso della storia. Ma si è anche cercato di cogliere, nelle spiegazioni di Pinker, elementi che potessero avvallare l’interpretazione più scontata, per cui sarebbero stati alcuni fattori storico-culturali, come la nascita dello Stato moderno, lo sviluppo economico e la ragione illuminista, a migliorare per via ambientale la natura umana. In realtà, lo psicologo di Harvard sostiene una tesi diversa.
Pinker ha raccolto negli anni una quantità incredibile di dati, illustrati con decine di grafici e cinquecento pagine di testo, da cui risulta, inequivocabilmente, che il rischio di subire qualunque genere di violenza (dall’omicidio allo stupro, dalla tortura alla violenza sui bambini o alle aggressioni a sfondo razziale o omofobo) è precipitato nel corso della storia umana. Contrariamente alle impressioni generate, anche strumentalmente, dall’enfasi con cui i media diffondono le notizie di crimini e violenze, o nonostante la consuetudine di considerare il XX secolo il più sanguinoso della storia umana. Pinker dimostra che nel passato non si stava meglio, perché il rischio di morte violenta per i nostri antenati cacciatori-raccoglitori variava tra il 60 per cento e il 15 per cento, secondo il tipo di società. E con quel tasso di mortalità, nel XX secolo non ci sarebbero stati 150 milioni di morti (sommando le due grandi guerre, e quelli causati da Mao Zedong, Stalin e dalle più cruente guerre civili), ma almeno 2 miliardi. In termini relativi, cioè rapportato alla mortalità di metà ventesimo secolo, l’episodio più tragico della storia umana fu la rivolta di An Lushan, nella Cina dell’VIII secolo, che fece 36 milioni di morti (equivalenti a 429 milioni). Nel corso dell’età moderna, la mortalità per violenza in diversi Paesi europei è precipitata da 10 a 50 volte.
Pinker identifica sei fasi nel processo di riduzione della violenza. La prima, che ha abbattuto di cinque volte il tasso di morte violenta, è stato il Processo di Pacificazione che è seguito alla civilizzazione agricola. La seconda coincide con il Processo di Civilizzazione già descritto da Norbert Elias, che interessa l’Europa dal medioevo al XX secolo e vede l’emergere della moderna struttura statale e del libero scambio. All’interno della seconda fase, Pinker identifica una Rivoluzione Umanitaria, che nei secoli XVII e XVII ha visto le idee dell’Illuminismo indurre un numero crescente di persone a chiedere l’abolizione dello schiavismo, della tortura, del duello, delle condanne a morte per motivi religiosi, delle punizioni sadiche e della crudeltà verso gli animali. La quarta, definita Lunga Pace, è seguita alla Seconda guerra mondiale, con una fase di Nuova Pace, post caduta del Muro di Berlino. L’ultima fase è quella della Rivoluzione dei Diritti, inaugurata con la Dichiarazione Universale del 1948 e segnata da una serie di lotte per ridurre enormemente le discriminazioni etniche, di genere, nonché verso omosessuali, bambini e animali.
Ma che cosa ha fatto diminuire la violenza? Eccoci alle strumentalizzazioni della tesi di Pinker. La maggior parte dei commenti si basa su una lettura parziale dei capitoli 7, dove vengono illustrati i nostri migliori angeli, cioè le basi psicologico-evolutive della nostra bontà (empatia ? intesa però come simpatia nel senso di Smith, Hume e Darwin ?, autocontrollo, senso morale e razionalità), e 8, che discute i fattori storici esterni che hanno pacificato la vita sociale (nascita dello Stato moderno, economia di libero mercato, femminizzazione, cosmopolitismo, ascesa e ampliamento della razionalità). Ci si dimentica però del capitolo 6, dedicato ai demoni che sono dentro di noi cioè le basi psicologico-evolutive della nostra malvagità (violenza strumentale e predatoria, dominanza, vendetta, sadismo e ideologia).
Qual è allora la tesi di Pinker? Che noi siamo evolutivamente predisposti a comportamenti violenti, e che questi sono innescati e controllati da specifiche aree del cervello. Tra i meccanismi che alimentano la violenza, in particolare la vendetta che dovrebbe servire solo come fattore di deterrenza, gioca un ruolo fondamentale il gap della moralizzazione. Per cui le persone considerano i danni che infliggono giustificati e perdonabili, e quelli che subiscono ingiustificati e terribili. Il moralismo, cioè le distorsioni strumentali dei torti e dei danni, non sarebbe da elogiare se si vuole pacificare anche il clima politico italiano. Così come andrebbero disinnescate le derive ideologiche (il bisogno di credere quello che credono gli altri al di là di qualunque riscontro empirico), soprattutto a livello giovanile, quando l’autocontrollo è meno sviluppato.
Ma l’evoluzione ci ha dotato anche di predisposizioni cooperative e pacifiche, di modo che possano determinarsi a vantaggio della riproduzione e sopravvivenza, le strategie più adattative rispetto a diversi contesti. Tra questi “angeli”, il senso morale, l’autocontrollo e la razionalità sono particolarmente importanti, e dipendono anch’essi da specifiche aree del cervello (quelle frontali e prefrontali), che possono essere potenziate per esercitare un maggior controllo sui demoni. Pinker indentifica precisamente le attività culturali umane che aiutano i nostri angeli a prevalere, e fanno capire come lo Stato di diritto, l’economia di libero mercato, il rispetto e la valorizzazione della donna, il cosmopolitismo e l’espansione su basi razionali del cerchio morale teorizzata da Peter Singer sono fattori che riducono la violenza. Si tratta in primo luogo della capacità di usare il ragionamento astratto e ipotetico-deduttivo che è stato diffuso dalla scienza moderna, e ha prodotto l’effetto Flynn, cioè l’aumento del quoziente di intelligenza, in modo particolare per quegli aspetti dell’intelligenza che caratterizzano la cosiddetta intelligenza fluida. Pinker pensa, come chi scrive, che la diffusione dell’intelligenza scientifica abbia migliorato anche il ragionamento morale finalizzato a una convivenza più pacifica. (8 gennaio 2012)
http://www.ilsole24ore.com
The author of The New York Times bestseller The Stuff of Thought offers a controversial history of violence
Faced with the ceaseless stream of news about war, crime, and terrorism, one could easily think we live in the most violent age ever seen. Yet as New York Times bestselling author Steven Pinker shows in this startling and engaging new work, just the opposite is true: violence has been diminishing for millennia and we may be living in the most peaceful time in our species’s existence. For most of history, war, slavery, infanticide, child abuse, assassinations, pogroms, gruesome punishments, deadly quarrels, and genocide were ordinary features of life. But today, Pinker shows (with the help of more than a hundred graphs and maps) all these forms of violence have dwindled and are widely condemned. How has this happened?
This groundbreaking book continues Pinker’s exploration of the essence of human nature, mixing psychology and history to provide a remarkable picture of an increasingly nonviolent world. The key, he explains, is to understand our intrinsic motives- the inner demons that incline us toward violence and the better angels that steer us away-and how changing circumstances have allowed our better angels to prevail. Exploding fatalist myths about humankind’s inherent violence and the curse of modernity, this ambitious and provocative book is sure to be hotly debated in living rooms and the Pentagon alike, and will challenge and change the way we think about our society.
http://www.amazon.it
(il libro è in vendita nella versione inglese)
Traduzione:
L’autore di bestseller del NewYork Times The Stuff ofThought offre una controversa storia di violenza
Di fronte al flusso incessante di notizie sulla guerra, il crimine e il terrorismo, si potrebbe facilmente pensare che viviamo nell’era più violenta mai vista. Eppure, come l’autore di bestseller del New York TimesSteven Pinker mostra in questo lavoro sorprendentee coinvolgente, è vero proprio il contrario : la violenza si sta riducendo nei millenni e possiamo vivere nel periodo più pacifico nell’esistenza della nostra specie.Per la maggior parte della storia, la guerra, la schiavitù, l’infanticidio, pedofilia, omicidi, i pogrom, le punizioni raccapriccianti, litigi mortale, e il genocidio erano caratteristiche ordinarie della vita. Ma oggi, mostra Pinker (con l’aiuto di oltre un centinaio di grafici e mappe) tutte queste forme di violenza sono diminuite e sono ampiamente condannate.Come è successo?
In questo libro rivoluzionario continua l’esplorazione Pinker sull’essenza della natura umana, mescolando psicologiae storia per fornire un quadro straordinario del mondo violento. La chiave, spiega, è quello di comprendere le nostre motivazioni, la intrinseca presenza di demoni interiori che inducono alla violenza e di angeli, e di come il mutare delle circostanze hanno permesso ai nostri angeli migliori a prevalere. Esplora il mito fatalista della violenzaintrinseca del genere umanoe della maledizione della modernità. Questo libro ambizioso e provocatorio è sicuro oggetto di accesi dibattiti, è una sfida e cambiare il nostro modo di pensare la nostra società.
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