L’ACQUA DI TUTTI: DEPOSITATI TRE QUESITI REFERENDARI CONTRO PRIVATIZZAZIONE
FORUM ITALIANO INIZIA 24 APRILE LA RACCOLTA DELLE 500 MILA FIRME.
(DIRE) Roma, 31 mar. – Fermare la privatizzazione dell’ acqua, aprire la strada della ripubblicizzazione e eliminare i profitti dal bene comune acqua. Sono questi i tre quesiti referendari depositati oggi presso la Corte di Cassazione di Roma dal Forum italiano per i movimenti per l’ acqua. La campagna referendaria di raccolta firme iniziera’ a partire da sabato 24 aprile e in tre mesi dovranno essere raccolte almeno 500 mila firme affinche’ possa essere chiesto il referendum. Tra gli obiettivi dell’ iniziativa, c’ e’ l’ abrogazione dell’ articolo 23bis della legge 133/2008, che prevede la gestione dei privati delle risorse idriche, ma i tre quesiti, hanno spiegato i promotori, “vogliono abrogare la vergognosa legge approvata dall’ attuale governo e le norme approvate da altri governi in passato che andavano nella stessa direzione, quella di considerare l’ acqua una merce e la sua gestione finalizzata a produrre profitti”. L’ inizio della campagna referendaria, ha spiegato Marco Bersani, rappresentante del Forum italiano dei movimenti per l’ acqua, sara’ “non a caso il 24 e il 25 aprile, perche’ pensiamo che anche dall’ acqua possa nascere la liberazione”. In 10 anni, spiega Bersani, le tariffe “sono aumentate del 68%, su un tasso di inflazione che e’ solo del 20%, mentre gli investimenti nelle Spa, che prima erano di 2 miliardi di euro l’ anno, sono crollati a 700 milioni”. L’ occupazione, ha aggiunto, “si e’ ridotta del 30%, mentre i consumi d’ acqua sono saliti del 20% in quello che e’ uno dei paesi a massimo consumo”. Per il rappresentate del forum le decisioni su un bene “essenziale” come quello dell’ acqua “non possono essere date a nessuno”. In tal senso, “abbiamo fatto tre referendum per permettere a ogni cittadino di dire la propria”.
“Penso che, contro la tendenza sciagurata di privatizzate le reti acquedottistiche e la mercificazione del bene acqua che perde la sua caratteristica di diritto universale, dobbiamo invece costruire un argine”, ha commentato Nichi Vendola, presidente della regione Puglia, all’ iniziativa del comitato promotore referendum acqua pubblica, collettivo di associazioni e sindacati, tra cui Legambiente, Cgil, Wwf e Forum italiano di movimenti per l’ acqua. Quella per le risorse idriche, ha detto Vendola, e’ una battaglia costituita non solo da principi e valori ma “e’ anche una battaglia di razionalita’”. Questo perche’ “tutte le esperienze di privatizzazione degli acquedotti hanno prodotto esiti catastrofici”, e “basta farsi un giro per le citta’ “che sono state laboratorio di privatizzazione, come Latina, per accorgersi che si tratta di esperienze fallimentari: e’ peggiorata la qualita’ dei servizi, sono aumentate le tariffe”. In definitiva per il presidente della regione Puglia privatizzare significa “bestemmiare contro Dio, attentare a un diritto universale”.
Secondo Alex Zanotelli, missionario colombiano, il comitato e’ stato gia’ accusato di avercela contro il governo Berlusconi ma, spiega, “soltanto il primo quesito e’ contro l’ ultima normativa del governo Berlusconi”. Le altre due domande propongono l’ abrogazione degli articoli 150 e 154 del decreto legislativo 152/2006 “che sono relativi al governo Prodi”. Stefano Rodota’, giurista e professore presso l’ universita’ di Roma ‘ La Sapienza’, ha ribadito invece come sia necessario “uscire completamente dalla dicotomia pubblico-privato”. La definizione di diritto fondamentale, ha affermato, “e’ l’ indice di un’ altra direzione, di cui pero’ la logica dei mercati non puo’ esserne un elemento prioritario”. Per Rodota’ “dire semplicemente ‘ no’ al decreto Ronchi avrebbe lasciato aperti ulteriori spiragli”, quando invece “bisogna stabilire quale sia il ruolo delle istituzioni”. Rodota’ ha suggerito quindi di “aprire la strada a una nuova tipologia di organi istituzionali”, ovvero di “aziende speciali sottratte a quelle logiche che hanno avuto in questi anni anche gli enti locali”, per “inventare una nuova forma di gestione distaccata tra le autorita’ comunali, che non siano considerate fantasie, visto che l’ articolo 43 della costituzione, sui servizi pubblici essenziali che possono essere attivati a comunita’ di lavoratori, lo permette”. L’ incontro si e’ chiuso con una dichiarazione di disponibilita’ da parte del comitato nei confronti di Ronchi a poter avere un confronto con dati alle mani per discutere del significato di questa iniziativa. “Scelga lui- conclude Bersani- il luogo e l’ ora dell’ incontro”.
ACQUA. CONTRO QUELLA PRIVATA, ECCO TESTI DEI QUESITI REFERENDARI
CHIESTA ABROGAZIONE DI NORME INTRODOTTE ANCHE DA CENTROSINISTRA.
(DIRE) Roma, 31 mar. – Ne’ di destra, ne’ di sinistra, solo acqua fresca. Parafrasando uno slogan utilizzato dai giovani di Taranto contro l’ inquinamento dell’ aria in quella fetta di Puglia, i tre quesiti referendari contro la privatizzazione dell’ acqua presentati questa mattina presso la Fnsi dal Forum italiano dei movimenti per l’ acqua, non riguardano soltanto provvedimenti adottati dall’ attuale governo di centrodestra. I quesiti chiedono infatti l’ abrogazione di norme introdotte anche dal governo di centrosinistra. Questo per dimostrare, spiegano gli organizzatori, che non si tratta di una battaglia tra fronti politici ma di una campagna per la difesa di un diritto dei cittadini. Questi i tre quesiti:
– PRIMO QUESITO: fermare la privatizzazione dell’ acqua Nel quesito presentato si propone l’ abrogazione dell’ articolo 23 bis (dodici commi) della legge 133/2008, relativo alla privatizzazione dei servizi pubblici di rilevanza economica. Si tratta, spiegano gli organizzatori, dell’ ultima normativa approvata dal governo Berlusconi che stabilisce come modalita’ ordinarie di gestione del servizio idrico l’ affidamento a soggetti privati attraverso gara o l’ affidamento a societa’ a capitale misto pubblico-privato, all’ interno delle quali il privato sia stato scelto attraverso gara e detenga almeno il 40%. “Abrogando questa norma- spiega il Forum- si contrasta
l’ accelerazione sulle privatizzazioni imposta dal governo e la definitiva consegna al mercato dei servizi idrici di questo Paese”.
Ecco gli altri due quesiti referendari contro la privatizzazione dell’ acqua depositati oggi: – SECONDO QUESITO: aprire la strada della ripubblicazione. Si propone l’ abrogazione dell’ articolo 150 (quattro commi) del decreto legislativo 152/2006 (cosi’ detto ‘ Codice dell’ Ambiente’), relativo alla scelta della forma di gestione e procedure di affidamento, segnatamente al sevizio idrico integrato. L’ articolo definisce come uniche modalita’ di affidamento del servizio idrico la gara o la gestione attraverso Societa’ per Azioni a capitale misto pubblico privato o a capitale internamente pubblico. “L’ abrogazione- spiegano gli organizzatori- non consentirebbe piu’ il ricorso ne’ alla gara
ne’ all’ affidamento della gestione a societa’ di capitali, favorendo il percorso verso l’ obiettivo della ripubblicizzazione del servizio idrico, ovvero la sua gestione attraverso enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e delle comunita’ locali”.
– TERZO QUESITO: eliminare i profitti dal bene comune acqua Si propone l’ abrogazione dell’ articolo 154 del decreto legislativo 152/2006 (cosi’ detto ‘ Codice dell’ Ambiente’), limitatamente a quella parte del comma 1 che dispone che la tariffa per il servizio idrico e’ determinata tenendo conto dell’ “adeguatezza della remunerazione del capitale investito”. Con questo comma, spiega il Forum, si consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio. “Abrogando questa parte dell’ articolo – spiegano – si eliminerebbe il ‘ cavallo di Troia’ che ha aperto la strada ai privati nella gestione dei servizi idrici”. (Dires-Redattore sociale)
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