Il garante della Privacy
Il Garante della privacy mette in guardia dalle violazioni e dai rischi: Wanna Cry non sarà l’ultimo attacco. E invita i genitori a essere più cauti nel pubblicare le foto dei figli
Sono passati 20 anni, eppure sembra un secolo. Era l’8 maggio 1997 quando entrava in vigore la prima legge sulla privacy: da allora la protezione dei dati è diventata parte integrante del nostro essere cittadini, ma resta la frontiera su cui si gioca buona parte del nostro futuro e si combattono nuove sfide, dalla lotta al terrorismo allo strapotere dei giganti del web, dal cybercrime alla pedopornografia, che dilaga con l’involontario contributo di genitori incauti.
Nell’universo digitale, in cui gli algoritmi ci «profilano», ci rendono «omologati e omologanti», arrivando ad «annullare l’unicità della persona» e trasformandola in una «cifra per Big Data», o ci «recensiscono» fino a creare banche dati della reputazione, la privacy si conferma un «presidio» essenziale, sottolinea con forza il Garante, Antonello Soro, che nella Relazione annuale al Parlamento evidenzia i rischi sempre nuovi per la libertà e la democrazia.Nella Sala della Regina alla Camera, davanti al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e alla presidente della Camera, Laura Boldrini, Soro entra dritto nel cuore delle cronache di questi giorni per ricordare innanzi tutto che la tutela della privacy è «indispensabile» nella lotta al terrorismo, «per rendere le attività di contrasto più risolutive, perché meno massive e quindi orientate su più congrui bersagli» e far sì che su questo fronte «siamo più efficaci, non meno liberi». (6 giugno 2017)
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