di Marco Guzzi
“Si va facendo la frattura fonda”, cantava Ungaretti nelle sue “Apocalissi” del 1961. E oggi questa divaricazione abissale, questo abisso di oscurità significa concretamente:
progressiva e rapida riduzione delle menti umane a nebbia fitta di sentimenti confusi; paralisi sostanziale di ogni spirito creativo; asservimento fisico delle persone e dei popoli al regime schiavistico globalizzato.
Non posso e non voglio entrare nel merito. Chi ancora capisce qualcosa, queste cose le sa. Gli altri, chi cioè non ha più orecchie per intendere, perché se le è otturate da tempo, per ora lasciamoli stare.
Due soli dati credo siano sufficienti per capire di cosa parliamo: un ragazzo negli USA arrivato ai 18 anni ha già visto in TV 40.000 omicidi di ogni genere, ha cioè già assimilato una buona dose di sostanze per uscire mentalmente dalla sfera dell’umano.
Ed ancora: ogni anno si spende circa un trilione di dollari per spingerci a consumare le cose più inutili e più dannose: più di 80 dollari per ogni essere umano sul pianeta, circa sei volte in più rispetto agli investimenti annuali necessari per garantire cibo, assistenza sanitaria, acqua e istruzione all’umanità intera.
Non è questa una forma di terrorismo planetario e di guerra permanente contro l’uomo?
Di fronte a questo mondo tecno-finanziario fuori di ogni controllo e di ogni logica, in cui, come sostiene da anni il politologo David Korten, nessuna persona sana di mente vorrebbe vivere, abbiamo una classe politica quasi del tutto asservita e compiacente, e un ceto intellettuale quasi del tutto incapace di critica fondata ed efficace, o addirittura direttamente venduto ai gruppi che pilotano la nostra devastazione.
Lo spirito profetico poi, lo spirito dolcissimo e tremendo che sa ancora vedere ciò che accade e denunciarlo, e in particolare quello che dovrebbe abitare ogni cristiano (!), scarseggia non meno dell’ossigeno nelle nostre città asfissiate.
Le poche voci rimaste a gridare e a cantare con voci sgangherate nel deserto, vivono come sempre ai margini, derisi, odiati e temuti al contempo, e si consolano ricordando tra loro le parole di Geremia: “Sono diventato oggetto di scherno ogni giorno; ognuno si fa beffe di me: quando parlo, devo gridare, devo proclamare: “Violenza! Oppressione!” Così la parola del Signore è diventata per me motivo di obbrobrio e di scherno ogni giorno” (Ger 20,7-8).
Al mondo infatti non è mai piaciuto chi non allisci la sua vanità criminale, piace invece molto la spiritualità cosmetica e indolore, l’erudizione accademica, la religione da copertina patinata o quella “liberal” e politicamente corretta, la disperazione delle terrazze romane con la loro “grande bellezza” cimiteriale, e una denuncia ben calibrata che non ferisca né disturbi troppo la sensibilità dei suoi suscettibilissimi serial killers.
E’ in questo clima, fratelli, che deve e può alimentarsi la nostra speranza, quella vera.
Ed è sempre stato così, nell’Occidente cristiano: la nostra forza, quella che anche minimamente ha migliorato la vita su questa terra, è scaturita sempre dal contrasto furioso contro un mondo pregno di ingiustizia omicida, la nostra potenza rivoluzionaria si è sempre alimentata alla visione messianica di un trionfo che viene fuori proprio dall’oscurarsi sempre più fitto delle tenebre della storia, dalla sanguinosa consumazione dei suoi tempi.
E’ in realtà proprio l’affievolirsi di questa consapevolezza apocalittico-messianica che ci paralizza nell’impotenza. Il Messia descrive però così i tempi immediatamente precedenti al suo trionfo: “Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra”(Lc 21,25)… Sentite mai da qualche parte parole del genere? Un tono simile?
Tutti si affretterebbero ad accusare il povero Cristo di essere un profeta di sventure.
Proviamo per una volta a chiederci perché voci così, e cioè voci propriamente messianiche, non si sentano quasi più, mentre quasi tutti continuano a dirsi “cristiani”…
Gesù invece sostiene con chiarezza e durezza che il tempo apocalittico, questo nostro tempo, è uno sconvolgimento complessivo sia a livello naturale che a livello storico: il clima, la politica, e la psiche del mondo intero vengono sconvolti insieme.
Vieni, Signore, a liberare la terra da questa tirannia della menzogna.
Marco Guzzi
fiolosofo e coordinatore dei gruppi “Darsi Pace”
Commenti