di Giada Melia Spinella

Ho poche idee ma chiare sugli scrittori e quindi su me stessa. In primo luogo, le cosiddette “originalità di idee” e “genialità “non esistono affatto a contraddistinguernee la validità . I cosiddetti creativi possiedono una sensibilità percettiva particolarmente sviluppata a cogliere idee e ragionamenti che provengono dal mondo reale che essi sono in grado di sviluppare secondo modalità tecniche e stilistiche a loro confacenti. Lo stesso concetto infatti può essere espresso in note musicali, in colori, forme grafiche, pittoriche, architettoniche, formule matematiche e fisiche. Si tratta della conoscenza piena e completa delle forme simboliche che si intende usare, ovvero bisogna conoscere l’arte di come dare un corpo ad alcune intuizioni o certezze. A proposito poi della parola “arte”, visto attualmente alcuni pensano che sia appannaggio di pochi, non si sa se folli o geni, che la massa può a suo piacere odiare, discriminare, adorare, non comprendere dimenticare a secondo della moda del momento, risalgo alla sua etimologia ed al suo significato di origine. Dunque: la parola arte deriva come lingua a noi più vicina dal latino artem che possiede nel suo interno ar. Nel Sanscrito rti= arti e vuol dire” maniera”. A sua volta la radice ariana AR in Sanscrito ha il senso principale di “andare, mettere in moto, muoversi verso qualcosa”, da cui deriva il senso di “aderire, attaccare, adattare”. Sempre in Sanscrito, molte parole contengono Ar: Aran (specifico), Arjas (fedele), Arja (fedele, nobile, ben composto); ar si trova anche in vari nomi greci come aretè (virtù), artios (perfetto), armòs (articolazione, da cui in inglese la parola arm o braccio), arthron (articolazione, congiuntura) ecc. Semplicemente osservando tali significati,questo vocabolo ha il significato di “fare qualcosa mettendo in moto le proprie articolazioni “ nel migliore dei modi, anzi eccellendo. Ne consegue che l’artista è colui che intanto usa le articolazioni delle braccia, e poi mette in opera qualcosa che ha in mente e che abbia un senso facendo il massimo e per ciò creando il miglior prodotto che lui è in grado di produrre. Chiunque può essere artista? Se non indietreggia di fronte alla fatica, se non si accontenta mai del suo meglio cercando di superare se stesso nel tentativo di creare un qualcosa che dia sempre più chiare indicazioni verso ciò che si intende dimostrare nella forma e di cui si ha intuizione. Per questo si diventa nobili. Così come per essere nobili aristoi in Grecia non bastava la nascita in un palazzo ma bisognava dimostrarlo nella’azione. Nel significato etimologico non esiste alcun accenno alla pazzia o alla diversità, per la quale coloro che si dedicano a dare forma praticamente al loro sentire sono attualmente misconosciuti o messi da parte. Nella società attuale, dove il “fare” manuale è stato soppiantato dalle macchine, è nata la filosofia dell’ozio che neanche si rifà a supposte origini di alto censo o nobiliare. Non si devono muovere le mani perché questa è l’epoca delle macchine elettroniche alle quali si chiede di fare bene ciò che un tempo si chiedeva agli schiavi, vale a dire quello che non va di fare. Oggi, il desiderio di inerzia dalle nostre braccia viene trasferito anche alla nostra massa cerebrale che alcuni raramente metono in movimento per cercare di capire cosa bisogna fare e come. Ci pensano le macchine; ci pensa il navigatore; ci pensa la lavatrice. Le macchine “pensano” per come sono state programmate. Qualche artista, vedendo che fa quanto i più semplicemente neanche si sognano, si autoconvince a volte di essere superiore e diverso dalla massa, volgarmente “tirandosela”. Gli ignoranti circondano l’artista e ne sono invidiosi per quanto egli sa fare. Da parte sua egli, vedendosi attorniato da incompetenti, spesso disattende all’esercizio, cerca la vendita facile e rinuncia al fare o lo semplifica sensibilmente, in questo modo allontanandosi dal concetto e significato applicato di arte. C’è si affida alla sua ignavia ed alla pigrizia e si attiva solo se qualcosa si rompe per evitare il collasso isterico nel quale ci si rifugia quando inebetiti vediamo un aspirapolvere che tira le cuoia nel mezzo delle pulizie di casa o un computer che si guasta senza che minimamente si sia provveduto al salvataggio o alla stampa dei documenti, per pigrizia o tirchieria. Logico che con questa poca abitudini ad usare mani e braccia in senso fattivo gli artisti sembrano abitanti di un altro pianeta e “arte” una parola che non ha significato per i più, che non si rendono conto dello sforzo che “fare” costa alla’autore e, minimamente sforzandosi di usare cervello e sensibilità o si adagiano nel “Ma che vuole dire?”, domanda disperata all’artista fatta dopo aver constatato il rumore di ruggine delle loro rotelle, o supinamente si adeguano a quanto affermato dall’esperto critico di turno incoronato dai media e dall’abitudine a considerarlo sapiente e dotto. Così si può restare in una cupa e inerte pigrizia, sicuri che tanto c’è chi, sa, chi, fa. Si è soltanto i consumatori, fruitori, se va bene gli eterni insipidi discepoli che non sanno distinguere un bla-bla da uno sbadiglio, anzi li confondono. Fanno lo stesso rumore. Per fortuna, questo non avviene sempre e non avviene per tutti. Soprattutto oggi sta cominciando ad accadere sempre di meno. Molti stanno risvegliandosi da questa ipnosi di massa che da troppi decenni è stata attivata e molti sono gli stimoli di sapere e conoscenza che stanno diffondendosi, a significare che sta per nascere un nuovo modo negli uomini di intendere la vita, una sorta di ritorno al passato, a quelle origini dove gli uomini dignitosamente “facevano” ed imparavano dall’esperienza dei loro sbagli mentre la parola “specializzazione” non aveva ancora preso piede, il termine “esperto” neanche e il “tuttologo”, termine con il quale viene deriso chi cerca di interessarsi a di tutto un po’ stava ancora nell’inferno della scemenza. A conti fatti l’uomo è migliore di come lui stesso ama presentarsi. Dormire troppo stanca. Delegare di continuo ci può far ad un tratto rendere conto che chi pensavamo migliore di noi fosse semplicemente peggiore ed in malafede. Ci siamo inoltrati nel duemila da quasi un decennio e sto assistendo ad una veloce controtendenza: le persone si stanno cominciando ad interessare al loro pianeta, a se stessi ed ai loro simili. Molti si stanno stancando di vivere terrorizzati nelle loro case e tappati nelle loro abitudini. Stanno cominciando a rendersi conto di quanto il sonno della loro ragione sia stato lungo e pernicioso. Che devono tornare al sapere dell’Arte. Per questo scrivere , comunicare, creare è importante, non tanto perché chi lo fa è migliore degli altri, ma in quanto si riappropria delle parole e fa in modo che chi lo legge anch’egli lo faccia, e con le parole si riappropri del significato, non solo di quello che queste hanno nello scritto ma anche di quello che esse portano nella sua vita, facendo in modo che essa abbia quella svolta epocale che è opportuno che di questi tempi essa abbia. Che lo si voglia o non, la parte più nobile del nostro cervello, quella che comprende con il cuore anche se sul momento non capisce, sta destandosi. Proprio perché vuole comprendere per quale oscuro motivo deve temere una costante fine del mondo che così come è si trova ad essere un ologramma spettrale , un continuo scenario di guerre, malattie e morte che noi dobbiamo subire con l’unica alternativa della droga, del sesso, dell’alcool, del potere per il potere,costruita da altri. Noi tutti, la nostra umanità è migliore di questo. Noi siamo gli eredi di Giordano Bruno e di Campanella, di Buddha e di Cristo: Per quello che loro sono stati veramente, non per l’immagine che ci vogliono dare di loro. Li portiamo nel nostro DNA. Non abbiamo bisogno che altri ci dicano cosa dobbiamo fare per peggiorare. Senza rendercene conto abbiamo toccato il fondo: questa è stata la nostra salvezza, però. Fatto questo, non si può che risalire. E’ inevitabile. Che si continui a dare doppi messaggi. Ci si illuda di poterlo guidare attraverso i media, slogan pubblicitari, paura, terrore di crisi economiche e bancarie. Molti oggi si rendono conto che possono esistere altri modelli di esistenza e di vita, altri modi di essere. Tutti da verificare, può darsi. Perché a tutti i costi ogni cosa deve essere certa? Malgrado il degrado apparente della nostra società, se riusciremo a fare a meno della paura, ci riapproprieremo dell’Arte dimenticata di vivere.

Giada Melia Spinella

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