09 dicembre 2016 – Etichette più “trasparenti” per il latte e tutti i suoi derivati, grazie alla firma del decreto, che obbliga l’inserimento dell’origine dei prodotti. Un atto chiesto a più voci sia dai consumatori che dai produttori del Made in Italy, che si sentono così più tutelati contro gli abusi e le imitazioni di prodotti genuini. Un’esigenza quanto mai sentita, dato che quello agricolo è uno dei settori che cresce di più in Italia.
Il decreto è stato firmato dai Ministri Maurizio Martina (Politiche Agricole) e Carlo Calenda (Sviluppo Economico) e segue il parere positivo delle Commissioni Agricoltura della Camera e del Senato e l’intesa raggiunta in Conferenza Stato Regioni.
Con questo nuovo sistema, una vera e propria sperimentazione in Italia, sarà possibile indicare con chiarezza al consumatore la provenienza delle materie prime di molti prodotti come latte UHT, burro, yogurt, mozzarella, formaggi e latticini. Il provvedimento si applica al latte vaccino, ovicaprino, bufalino e di altra origine animale.
Sono esclusi solo i prodotti Dop e Igp che hanno già disciplinari relativi anche all’origine e il latte fresco già tracciato.
LE NOVITÀ DEL DECRETO
Il decreto prevede che il latte o i suoi derivati dovranno avere obbligatoriamente indicata l’origine della materia prima in etichetta in maniera chiara, visibile e facilmente leggibile.
Le diciture utilizzate saranno le seguenti: “Paese di mungitura” e “Paese di condizionamento o trasformazione”.
Qualora il latte o il latte utilizzato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari, sia stato munto, confezionato e trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo di una sola dicitura: ad esempio “ORIGINE DEL LATTE: ITALIA”.
Se le fasi di confezionamento e trasformazione avvengono all’estero, possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: latte di Paesi UE: se la mungitura avviene in uno o più Paesi europei; latte condizionato o trasformato in Paesi UE: se queste fasi avvengono in uno o più Paesi europei. Se le operazioni avvengono al di fuori dell’Unione europea, verrà usata la dicitura “Paesi non UE”.
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