01/07/2011 09:18
Giampaolo Colletti è un vulcano di idee e di progetti. L’ultima riguarda i wwworkers ovvero le lavoratrici e i lavoratori della e nella Rete. Laureato in Scienze della Comunicazione a Bologna, Colletti è appassionato di comunicazione nelle diverse declinazioni legate alle nuove tecnologie, da sempre si occupa di new media ed è ideatore e coordinatore del progetto interuniversitario www.altratv.tv che mappa le micro web televisioni italiane.
Come si può tratteggiare il profi lo del wwworker?
I wwworkers sono lavoratrici e lavoratori che hanno lasciato il posto fi sso e si sono messi in proprio sul web. Anche in Italia, con la complicità della crisi economica, c’è stata una torsione del mercato del lavoro. Così ho acceso wwworkers.it, una piattaforma che raccoglie le storie di chi ha lasciato il posto fisso e si è messo in proprio sul web. È un progetto che ho inventato e messo in rete nel gennaio 2010. Poi, pochi mesi fa, è stato realizzato il libro Wwworkers: i nuovi lavoratori della Rete, pubblicato dal Gruppo24Ore. Nel sito e nel libro racconto le storie dei lavoratori che si sono autoimprenditorializzati, grazie alle nuove tecnologie. La parola wwworkers, diffi cilissima da pronunciare, è una sintesi tra Rete (www) e lavoratori/lavoratrici (workers). Quando ho coniato questo termine non credevo di intercettare una comunità così numerosa e trasversale. In un anno ho ricevuto quasi duemila segnalazioni e ho censito 212 professioni. Molte di queste sono nel libro.
Ma Wwworkers sono più uomini o donne?
Sicuramente più donne, quasi il 60%. Più donne perché oggi la Rete è più al femminile e poi perché in questo modo – col telelavoro, modalità differente rispetto al vecchio posto fi sso – si possono conciliare meglio le attività professionali con quelle personali. Quel bilancio positivo noto come work life balance, oggi diventato “credo” di molte multinazionali. Molte donne e mamme possono così lavorare tenendo il proprio pargolo vicino. Vicinanza fi sica e di affetti. È il caso, ad esempio, di Valentina Zini che, da quando è diventata mamma, si è messa in proprio online ed è diventata wedding planner (organizzatrice di matrimoni, ndr), o di Jolanda Restano, che è a capo di un’agenzia web di consulenza sulla comunicazione.
È emersa qualche specifi cità femminile?
Le donne riescono a creare un dialogo maggiore in Rete, realizzando il mantra della Rete, ovvero un rapporto basato sul contatto costante e su un servizio customizzato (che si adatta ai bisogni del clienti, ndr). Sul web la cultura “mass market” tipica della mentalità generalista non ha presa. Le nicchie (ovvero le micro-communities) devono essere seguite, coccolate, spronate.
Quale rapporto c’è tra donne e nuove tecnologie?
Un rapporto stretto, anche se occorre stare attenti ai facili entusiasmi. Proprio di recente è arrivata in libreria l’attenta analisi di Roberta Bracciale sul digital gender divide (Donne nella rete. Disuguaglianze digitali di genere, Franco Angeli): nonostante una predisposizione, in alcune circostanze l’accesso alla rete per il mondo femminile è precluso, soprattutto nelle aziende (e questo fa il paio con la mancanza di opportunità nei posti di responsabilità).
Donne senza voce nella vita possono ritrovarla nella rete?
Certamente sì, anche qui però c’è un rischio: la pura autoreferenzialità, il dialogo al femminile che si rafforza in un’ottica di “giardino chiuso”.
* Per work life balance si intende “l’equilibrio tra le energie dedicate al lavoro e le energie dedicate alla vita privata”. Tale equilibrio viene ormai riconosciuto come obiettivo strategico per le aziende sia in termini di sviluppo e performance delle proprie risorse, sia in termini di fi delizzazione del dipendente.
Info: www.combonifem.it
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