BONINO: DONNE IN ITALIA ANCORA ‘CAPITALE DORMIENTE’

(AGI) – Roma, 11 set. – “Fare impresa al femminile e’ ancora oggi una sfida: a Sofia come a Baku; a Kiev come a Zagabria. Ma anche in Italia, da Torino a Bari, il senso della sfida e’ vivo”. E’ quanto dichiara Emma Bonino, Ministro per il Commercio Internazionale e le Politiche europee, promotrice della seconda edizione del Forum delle donne imprenditrici che si svolgera’, nell’ambito della Fiera del Levante, il 13 e 14 settembre, a Bari storicamente la porta dell’Italia per i paesi balcanici. “Le donne rappresentano ancora oggi un ‘capitale dormiente’, tuttora sotto-utilizzato in molti settori della societa’ civile e del tessuto economico. Spetta a ciascuna di noi risvegliarlo, perche’ possa dare il contributo indispensabile alla crescita equilibrata, civile ed economica, dei nostri Paesi”, ha spiegato il Ministro.

IN ITALIA DONNE GUADAGNANO IN MEDIA IL 23% IN MENO DEGLI UOMINI
RINALDI: MIGLIAIA DI LAVORATRICI A RISCHIO POVERTA’

Roma, 11 set. (Adnkronos/Labitalia) – In Italia, il differenziale retributivo uomo/donna si attesta su una media del 23%, con un’oscillazione che va da un minimo del 15% a oltre il 40% per le libere professioni e i ruoli dirigenziali e di alta responsabilita’. La differenza nei salari maschili e quelli femminili interessa tutti i settori, le professioni e le aree geografiche del Paese. In termini monetari, il gap si traduce, in media, in circa 3.800 euro all’anno di meno nella busta paga di una lavoratrice dipendente a tempo indeterminato e in circa 10.000 per un’autonoma. I dati sono anticipazioni di una ricerca svolta dall’Isfol per conto del ministero del Lavoro e sono stati resi noti questa mattina, a Roma, da Rosa Rinaldi, sottosegretario al Lavoro, nel corso della conferenza stampa di presentazione del bando ‘Bollino Rosa’. I risultati definitivi della ricerca verranno presentati l’11 ottobre nel corso di un convegno nazionale. Il gap salariale uomo/donna non risparmia neppure il lavoro atipico. ”Gli uomini -ha precisato infatti Rinaldi- hanno in media redditi superiori rispetto a quelli delle donne in tutte le forme contrattuali: 23% in piu’ nel lavoro dipendente, 40% in quello autonomo e 24% nelle collaborazioni”. Per Rinaldi, ”si configura un nuovo pericoloso fenomeno: il progressivo impoverimento del lavoro femminile per cui centinaia di migliaia di lavoratrici, spesso single e capofamiglia, si trovano a rischio di poverta’ (sotto gli 8 mila euro annui di reddito) con carichi di lavoro e orari pesanti e aggravati dal rischio continui del non rinnovabilita’ del contratto”.
Sarebbe comunque sbagliato attribuire la causa del fenomeno del ‘sottosalario’ femminile a una minore qualificazione del lavoro. ”Le indagini statistiche e qualitative -ha sottolineato il sottosegretario Rinaldi- ci dicono che il tema delle discriminazioni retributive di genere non riguarda esclusivamente le fasce deboli e residuali dell’occupazione femminile, ossia che non si tratta di una ‘patologia’ dei lavori piu’ umili, ma che si trova nell’intero sistema produttivo e professionale, nel privato come nel pubblico”. Addirittura dalla pratica salariale discriminatoria uomo/donna non e’ esente neppure il Terzo settore ”e quelle produzioni per il welfare sociale -ha aggiunto Rinaldi- che parrebbero rispondere di meno alle logiche di mercato e per il mercato”. Insomma, le ricerche annotano ”la sempre maggior inesplicabilita’ dei differenziali osservati” e questo, ha avvertito Rinaldi, nonostante ”la forza lavoro femminile sia sempre piu’ specializzata, competente e presente sul mercato del lavoro”. Ma questo fattore di qualificazione non ha avvicinato le retribuzioni femminili a quelle maschili. Anzi. ”Il differenziale retributivo tende a persistere se non ad ampliarsi -ha commentato – e circa l’80% di questa differenza non e’ riconducibile a nessuna delle caratteristiche osservate nei soggetti”. Fra i fattori che contribuiscono maggiormente alla creazione di un divario salariale cosi’ ampio, ci sono soprattutto ”meccanismi e dinamiche organizzative interni alle imprese” e ”il complessivo sistema di welfare”.

‘BOLLINO ROSA’PER AZIENDE CHE NON DISCRIMINANO DONNE

(ANSA) – ROMA, 11 SET – ”Bollino Rosa” alle imprese che riusciranno a parificare le retribuzioni di uomini e donne e che adotteranno politiche non discriminatorie e di valorizzazione delle competenze femminili. La ”gara” e’ aperta a tutte le aziende pubbliche e private che decideranno di partecipare alla sperimentazione di un sistema di certificazione di qualita’, proposta dal Ministero del Lavoro e della Previdenza sociale nell’ambito del progetto ”Bollino Rosa – Stesse opportunita’ nuove opportunita”’, per superare i differenziali retributivi di genere e sviluppare percorsi di stabilita’ occupazionale. Differenze che possono arrivare dai 3.800 euro all’anno per i dipendenti a tempo indeterminato agli oltre 10 mila euro degli autonomi. Da oggi, sul sito web ministeriale, sara’ pubblicato un avviso pubblico di manifestazione d’interesse per la partecipazione alla sperimentazione. ”Gia’ una quindicina di aziende ha manifestato interesse per l’iniziativa”, ha affermato il sottosegretario di Stato, Rosa Rinaldi, presentando oggi a Roma l’avviso pubblico di manifestazione di interesse.

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