(OMNIROMA) Roma, 31 mar – Il lavoro notturno è una realtà sempre meno “marginale” nella capitale, e con connotazione sempre più “rosa”. Nella provincia di Roma lavorano di notte oltre 190mila persone, pari al 12,5% degli occupati (dati 2003). Non sono più soltanto giovani in cerca di prima occupazione o lavoratori poco qualificati. Il 75,3% sono uomini, erano il 78,1% nel 1999, il 24,7% donne, erano il 21,9% nel ’99. Sono i dati pubblicati sul bimestrale “I numeri di Roma”, curato dall’Ufficio di statistica del Comune di Roma. Sono occupati prevalentemente nella sanità, nei servizi sociali, nella difesa, settori “tradizionali” per questa particolare fascia oraria, ma sono in progressivo aumento quelli impiegati nei trasporti, aerei in particolare (+2%) e nelle comunicazioni, nelle produzioni cinematografiche e radiotelevisive soprattutto (+1,6%). Nel dettaglio, il 25% lavorano nei ristoranti e nei bar o come agenti di pubblica sicurezza (sono il 23,8% in Italia); il 20,5% sono tecnici (infermieri, piloti d’aereo o aeroportuali); il 12,8% operai (tassisti, autisti, camionisti). L’11% esercitano professioni intellettuali o scientifiche, come medici o giornalisti. “Uno dei settori in crescita è quello dell’intermediazione finanziaria – sottolinea Enrico D’Elia, direttore dell’Ufficio di statistica del Comune”. Dai dati emerge inoltre che chi lavora di sera è prevalentemente in possesso di qualifiche professionali medio-basse e titoli di studio medio-alti: il 72% è un operaio o un impiegato, il 12% è dirigente o quadro, circa il 40% ha un diploma di scuola media superiore, il 16% una laurea. Le donne presentano livelli di istruzione più elevati: è laureato il 26% delle donne contro il 12,6% degli uomini. Tendenza che si inverte se si considerano diplomi e licenze medie (38% contro il 41% degli uomini e 30% contro 41%). La percentuale delle donne che ricoprono posizioni di responsabilità è maggiore rispetto a quella degli uomini: il 13% è dirigente contro l’11% degli uomini. “Per molte donne lavorare di notte rappresenta un’opportunità d’ingresso sul mercato del lavoro al termine degli studi o l’unica possibilità di svolgere certe mansioni tradizionalmente affidati ai colleghi”, sostiene l’assessore comunale alla Comunicazione e pari opportunità, Mariella Gramaglia, sottolineando tuttavia che per molte la scelta è determinata anche dalla necessità di conciliare vita familiare e professionale. “L’ampliarsi del
fenomeno richiede l’adeguamento di servizi – afferma Enrico D’Elia, direttore dell’Ufficio di statistica del Comune – dei trasporti soprattutto, in considerazione anche del fatto che molti sono pendolari”.
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