di Alessandra Giordano
La Cantarella “rivaluta” le donne di Pompei. La storica del diritto all’interclub tra il Rotary Napoli Ovest e l’Inner Whell Napoli Ovest
“Pompei a luci rosse? Ma no, è un mito da sfatare!”. La dichiarazione è della docente Eva Cantarella, ordinaria di storia del diritto, figlia del grecista e bizantinista salernitano Raffaele Cantarella, conversatrice in un interclub organizzato all’Excelsior dal Rotary Napoli Ovest presieduto da Lucio Zarrilli e dall’Inner Wheel guidato da Giovanna Di Lorenzo. La Cantarella compie i suoi studi a Milano dove si laurea per poi completare la sua formazione presso Università straniere del Texas, Austin e NewYork. Nel 2002 è stata nominata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, Grande Ufficiale della Repubblica Italiana. «Dagli studi fatti – ha affermato la storica – sappiamo che le donne a Pompei erano molto emancipate e studiavano». Per contro sono conosciuti tutti i termini con cui venivano indicate quelle che si dedicavano alla prostituzione grazie al luogo presso il quale lavoravano: fornicatrici, perchè stavano sotto i ponti; bustuarie, quelle che preferivano i monumenti funebri; ambulatrici, perchè ovviamente passeggiavano. Con nocti erano chimate le lucciole che preferivano l’oscurità della notte. E, comunque, dovevano essere riconosciute per strada perché portavano i capelli rossi (rubra) erano molto truccate e indossavano una toga che arrivava al ginocchio mentre le matrone indossavano una toga che arrivava alle caviglie. Erano socialmente qualificate e conducevano una vita diversa dalle altre donne.
La Cantarella rivela all’attento e folto uditorio anche i prezzi, che andavano da un minimo di due assi, quanto bastava per un bicchiere di vino, a prezzi altissimi… «Fino a 20 anni fa si credeva che a Pompei c’erano ben 40 lupanari, ma in realtà si è dimostrato che l’edificio dove c’era il lupanaro era uno solo: erano altri i locali dove si poteva esercitare la prostituzione, in una proporzione normale, come in qualunque altra città». Crolla dunque le ipotesi che a Pompei ci fossero più lupanari che templi!Uno dei problemi è quello dell’emancipazione delle donne romane, che all’inizio erano segregate, ma che, a differenza di quelle greche, si sono emancipate tra il primo secolo a.C. e il primo d.C., grazie a due circostanze senza le quali l’emancipazione non sarebbe stata possibile. La prima è che le donne studiavano non solo alle scuole elementari ma anche, per così dire, a quelle superiori; la seconda ragione è che, infondo, anche a quei tempi le donne avevano un’indipendenza economica: non solo lavoravano, ma ereditavano beni familiari a differenza di quelle greche che, per contro, non avevano questa fortuna. «Questo è oggetto tutt’oggi di grande discussione -ha detto ancora la Cantarella- ci si chiede, infatti, se si può definire un fenomeno solo di elite o di massa». Una risposta possiamo evincerla dalle iscrizioni dei “graffitari” di Pompei, documento dal quale conosciamo la condizione di tutte le classi sociali. I graffitari scrivevano sui muri qualunque cosa, dalla politica alle frasi d’amore e queste iscrizioni ci aiutano a conoscere tutti gli aspetti della vita di quei tempi. La propaganda elettorale che oggi si fa con altri mezzi, a Pompei non la faceva il candidato, ma i suoi sostenitori. I candidati avevano il nomenclator, lo schiavo che camminava vicino al candidato e scriveva sui muri. E pare che a scrivere ‘vota tal dei tali’ sono anche le donne che a Pompei, si occupavano anche di politica e che, in un certo ambiente, erano tenute in considerazione, altrimenti avrebbero danneggiato il candidato.
Quindi la politica era diffusa a tutti i livelli sociali. «Molte donne -ha sottolineato la Cantarella- svolgevano attività commerciali importanti come vendere il vino o gestire proprietà immobiliari: c’erano anche donne che facevano doni alla cittadinanza, come ad esempio un intero edificio di lavanderia». Insomma, a Pompei l’emancipazione delle donne riguardava ogni classe sociale e sfidava qualunque convenzione.
Alessandra Giordano
NASCERE, VIVERE E MORIRE A POMPEI
Eva Cantarella, Luciana Jacobelli
Il volume ricostruisce la vita quotidiana degli abitanti di Pompei fino al momento dell’eruzione: nascere, vivere e morire in una città romana dell’epoca. Non esiste altro luogo al mondo in cui sia possibile compiere un viaggio nel tempo come quello che può fare chi, visitando Pompei, si trova “faccia a faccia con l’antichità” e ne può scoprire i lati più intimi.
L’eruzione del Vesuvio colse i pompeiani del tutto impreparati. Essi non sapevano di vivere sotto un vulcano perché l’ultima eruzione era avvenuta prima che Pompei fosse fondata nel VII secolo a.C. Il Vesuvio era, dunque, per i pompeiani una montagna pacifica, alle cui pendici si coltivavano vigneti che producevano un vino largamente esportato nel resto dell’impero. A Pompei non sono rimasti ruderi inseriti nel tessuto urbano moderno, come in altri sia pur splendidi e importanti siti archeologici. A Pompei si possono percorrere le vie e si può entrare negli edifici, nei templi, nelle abitazioni private, nei mercati. Si possono ammirare le pitture, i mosaici, gli oggetti di uso quotidiano, persino gli scheletri e i calchi dei corpi dei suoi abitanti. Questa circostanza, assolutamente eccezionale, ha fornito agli storici e agli archeologi la possibilità di conoscere usi e costumi che ignoreremmo se l’eruzione del 79 d.C. non avesse sepolto le città vesuviane. Il contatto con la realtà quotidiana, infatti, è spesso agli antipodi con quanto raccontano le fonti storiche o giuridiche. Questa dicotomia è messa in risalto nel volume, nel quale vengono riportate alcune delle leggi e delle regole sociali che regolavano la vita dei Romani, messe a confronto con la prassi pompeiana, che appare spesso alquanto diversa.
Raccontato da Eva Cantarella e Luciana Jacobelli, tra le maggiori studiose di Pompei, il libro affronta i temi più disparati: dal parto all’educazione scolastica, dal matrimonio al ruolo della donna, dalle attività lavorative alla tipologia degli edifici, dalla religiosità all’erotismo, dagli stili pittorici ai riti funebri… Un ricchissimo corredo iconografico (affreschi, oggetti, statue, gioielli, foto architettoniche) consente al lettore di immergersi anche visivamente nelle storie.
Pompei come non era mai stata raccontata prima: un viaggio attraverso la vita e la morte di una delle più straordinarie città dell’antichità. Due illustri firme, Eva Cantarella e Luciana Jacobelli, garantiscono un taglio di grande approfondimento, in grado di catturare l’interesse sia degli esperti sia dei curiosi. Pompei è un argomento di scottante attualità, oltre a essere uno dei siti archeologici più visitati al mondo. Quando nel 79 d.C. il Vesuvio si risvegliò dal suo sonno ricoprendo di cenere e lapilli tutta l’area circostante, portò via con sé le storie di migliaia di donne e uomini, che rimasero sepolte per centinaia di anni. Il volume ricostruisce attraverso un ricchissimo corredo iconografico la vita quotidiana fino al momento dell’eruzione: viene finalmente svelato cosa significava nascere, vivere e morire in una città romana dell’epoca. Sono illustrati i momenti fondamentali e la stessa vita di ogni giorno: dal parto all’educazione scolastica, dal matrimonio al ruolo della donna, dall’attività dei mercati e delle botteghe allo stile degli edifici, dalla giurisdizione agli spettacoli teatrali, dalla religiosità all’erotismo, dall’ideale del carpe diem ai riti funebri. Edifici, bassorilievi, sculture, mosaici, pitture, oggetti di uso comune e gioielli testimoniano ancora oggi di una civiltà estremamente evoluta, che non a caso affascinò tutti i posteri, dall’epoca della sua riscoperta nel XVIII secolo fino ai giorni nostri.
Descrizione
Nel 79 d.C. il Vesuvio, inattivo da più di 700 anni, si svegliò improvvisamente proiettando verso l’alto una tale quantità di ceneri, lapilli e frammenti litici da oscurare il sole. Gli abitanti iniziarono a fuggire, ma la tragedia si consumò il giorno dopo, quando una nube ardente, una valanga di detriti e cenere ad altissima temperatura mescolata a gas tossici, investì violentemente Pompei. L’impatto fu letale e nessuno fra coloro che si trovavano ancora in città sopravvisse. La vita si fermò in quell’istante, tutto fu ricoperto da una coltre di cenere e detriti vulcanici che preservò la città e i suoi sfortunati abitanti in un’immobilità senza tempo per molti secoli, fin quando l’antica Pompei venne riscoperta a metà Settecento. Questa circostanza assolutamente eccezionale ha fornito agli storici e agli archeologi un’occasione unica: non esiste infatti altro luogo al mondo in cui sia possibile compiere un viaggio nel tempo e trovarsi “faccia a faccia con l’antichità”, percorrendo le vie, entrando negli edifici, nei templi, nelle abitazioni private, nei mercati, ammirando le pitture, i mosaici, gli oggetti di uso quotidiano, persino gli scheletri o i calchi dei corpi. Un’iconografia ricca e spettacolare – mosaici, scultura, affreschi, oggetti preziosi, architettura – ci presenta Pompei in modo diverso e originale per ricostruire idealmente la città di un tempo, la vita quotidiana che vi si svolgeva e gli usi e costumi di questi nostri antenati.
Editore/Electa – Pubblicazione: 09/2011
http://www.hoepli.it
Commenti