Giovanna Casadio
da Repubblica – 8 marzo 2006
ROMA – Cinque anni fa fu disarmante: 71 donne a Montecitorio e solo 25 senatrici. A Palazzo Madama, il primo giorno d´aula – il 30 maggio del 2001 – Albertina Soliani, ex sottosegretario di Prodi, chiamò a raccolta le colleghe: «Questa è un´emergenza democratica, una vergogna». Ma tra cinquanta giorni, venerdì 28 aprile, quando si insedierà il quindicesimo parlamento repubblicano non sarà cambiato molto. Di donne ce ne saranno appena un po´ di più: da 96 a 150, almeno secondo le proiezioni dei partiti sulle elette sicure.
Eppure sono stati mesi di dibattito e di scontro sulle “quote rosa”, al punto che uno degli ultimi atti parlamentari di questa legislatura – sponsorizzato dallo stesso premier Berlusconi dopo una battaglia tenace del ministro delle Pari opportunità Stefania Prestigiacomo e finito poi tra gli insulti nella Cdl – è stata l´approvazione a metà (solo al Senato) di una riforma per garantire almeno un 33% di candidate in lista e l´alternanza di una ogni quattro. Un dibattito che ha provocato di tutto: gossip, veleni e qualche risultato nelle professioni, ad esempio la regola per il “parlamentino” dell´Anm, il sindacato dei magistrati, del 40% di donne. Ma la politica no. Le donne restano al palo o vanno avanti a passo di formica. E quelle cooptate oltre al talento-super, devono essere nelle grazie del leader.
Elettra Deiana, femminista e parlamentare di Rifondazione, che ha condotto battaglie epiche, va all´attacco: «Basta vederli tutti quei segretari di partiti sul palco, neppure ascoltano…». Ieri il ministero delle Pari opportunità ha simulato il nuovo Parlamento e le sue donne: ne ha calcolate 120/130. «Siamo realisti», commenta il ministro. Che oggi al Quirinale al presidente Ciampi ricorderà che la norma per avere più donne e più parità «ci vuole, eccome». «Un incremento ci sarà – sostiene- ma non sarà la rivoluzione rosa per la quale mi sono battuta. L´obiettivo è molto lontano». Neppure all´orizzonte: nella graduatoria europea continueremo a battercela per il penultimo posto con la Grecia. I partiti più femministi restano Ds e Prc. «Il Parlamento sarà più rosa nella parte più rossa», assicura Barbara Pollastrini, coordinatrice donne dei Ds, una delle due capolista (con Rosy Bindi) dell´Ulivo. Snocciola cifre: 53 diessine sicuramente parlamentari (ora sono 40). «Al Senato su 301 candidati, 99 sono donne, il 34%; alla Camera nell´Ulivo (Ds-Dl) le donne sono il 28% ma la Quercia in questa quota pesa per il 65%». Una donna ogni tre candidati: rivendica il segretario Fassino. Ben sapendo che quando si sono decise le candidature-rosa ci fu una polemica feroce che lo ha lambito, con il lungo tormentone sul seggio sicuro alle “mogli di”, cioè la sua, Anna Serafini e la compagna di Bassolino, Anna Maria Carloni. Le due si sono difese bene e le “compagne” hanno fatto quadrato. Però il “nodo” resta: chi decide i criteri di cooptazione se «il club è sempre maschile?», s´inalbera Katia Bellillo, Pdci, ex ministra delle Pari opportunità. La sinistra radicale raddoppia le proprie donne, forte anche del maggior numero di parlamentari. I Verdi sono sicuri di passare da 5 a 10; Prc da 6 a 15/23; il Pdci da 3 a 7. La “Rosa nel pugno” ha come leader una delle politiche più apprezzate in Europa, Emma Bonino. Ma anche il leader di An, Gianfranco Fini intende vendersi elettoralmente la virata “rosa” del partito: da 4 a 13/14. Daniela Santanchè ha organizzato per sabato a Roma un convention-solo donne. In Forza Italia le cose vanno male: ora le parlamentari sono 19; se andrà di lusso ne saranno elette 23. Solo 5 senatrici. Molti i malumori per Mara Carfagna, soubrette in pole position in Campania; per Gabriella Carlucci silurata in Puglia; per Jole Santelli recuperata solo con il soccorso di Isabella Bertolini in Emilia. Solidarietà a Wanda Montanelli, responsabile donne di “Idv” da 8 giorni in sciopero della fame. Prodi promette nel governo dell´Unione più spazio alle donne perché «fanno bene alla democrazia».
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