da La Padania online

Il denaro non è tutto nella vita, specialmente per le donne che conservano forte il desiderio di maternità implicito nella loro natura femminile, a dispetto dei modelli fuorvianti e frustranti imposti dalla società dei consumi. Anche le cosiddette donne manager, alla fine dei conti, non intendono sacrificare la maternità sull’altare di un presunto successo, ma tentano di avere dei figli preferibilmente salvaguardando al tempo stesso anche la carriera.
È quanto emerge da uno studio condotto dal Centro Artes di Torino per la fecondazione assistita, su un campione di 100 donne di età compresa tra i 35 e i 45 anni. Le donne intervistate, tutte occupanti ruoli dirigenziali, hanno di fatto tracciato la nuova immagine della donna in carriera, svincolata così dallo squallido stereotipo che la vuole sole, senza figli e sempre in ufficio.
Tuttavia il desiderio di maternità nasce quando l’ascesa professionale è ormai giunta all’apice, quando cioè le donne manager si rendono conto che nella loro vita, dopo tante presunte conquiste, manca la cosa forse più importante: la nascita di un bimbo.
In molti casi si tratta di un “ravvedimento” tardivo, in età avanzata, e allora si ricorre all’aiuto della scienza. Per il 51% delle donne manager intervistate dal centro Artes solo la nascita di un bebè le farebbe sentire pienamente realizzate e soddisfatte di sè. D’altra parte appena il 27% si accontenterebbe di una serena vita di coppia senza figli, mentre soltanto un 18% di inguaribili arriviste rinuncerebbe ad avere un figlio per un’ulteriore avanzamento di carriera.
I dati analizzati dimostrano che le donne manager arrivano a desiderare un figlio quando giungono all’apice della propria carriera, tra i 38 e i 45 anni, un’età in cui le possibilità di rimanere incinte cominciano a diminuire e una vita piena di impegni e stress contribuisce in maniera significativa a ridurle ulteriormente, costringendole ad affidarsi a specialisti della fecondazione nella speranza di recuperare il tempo perduto, cioè quella possibilità di diventare madre che hanno sottovalutato e trascurato nella fertile età giovanile.
Lo studio condotto dal Centro Artes evidenzia, inoltre, come queste donne siano disposte a rinunciare a molte cose, pur di dedicare tempo e attenzione ai figli: in particolare, il 32% delle intervistate si dice disposta a rinunciare ai propri hobbies e sport preferiti, il 29% allo shopping, il 24% ai weekend romantici, il 15% agli incontri con le amiche.
E su come impiegare il proprio denaro solo il 15% è intenzionato a spenderlo in auto di lusso, gioielli e altri beni voluttuosi, mentre ben il 49% è disposto a metterlo a frutto per il futuro del figlio “investendolo” in scuole private.

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