Ho seguito con attenzione e rispetto la convention della cosiddetta “Lista per l’Ulivo” dei giorni scorsi e con altrettanta attenzione e rispetto noi dell’Italia dei Valori e tutti i promotori della “Lista Di Pietro – Occhetto – Societa’ civile” intendiamo confrontarci con loro durante la prossima campagna elettorale. Siamo tutti convinti che l’avversario politico da battere e’ e resta il centrodestra di Berlusconi. In questo senso raccogliamo e facciamo nostro l’appello lanciato in tal senso dall’Unita’ nei giorni scorsi. Intendiamo pertanto confrontarci con gli amici (e compagni, direbbe Occhetto) del “listone” sui temi concreti del programma elettorale e non su scaramucce personali che oramai dobbiamo lasciarci dietro le spalle (ma tra questi non possiamo metterci anche la riprovevole esclusione dell’Italia dei Valori dall’iniziativa unitaria giacche’ non di fatto personale si tratta ma di un modo spiccio per scrollarsi di dosso la presenza di un partito che sulla questione morale non intende fare sconti a nessuno).
Ed e’ proprio su una prima questione di merito di fondamentale importanza (ma altre ne seguiranno) che intendiamo differenziare la nostra azione politica dagli altri (amici del vecchio Ulivo e avversari della casa delle Liberta’). Mi riferisco alla posizione da assumere a proposito del rifinanziamento della missione militare italiana in Iraq (e piu’, in generale, del ruolo e della funzione del nostro intervento in quella regione). Diciamo subito che noi eravamo contrari all’invio delle nostre truppe sin dal primo momento. Ancor piu’ lo siamo ora. Primo, perche’ -attenendoci al dettato della nostra Costituzione- ripudiamo la guerra come strumento di risoluzione di conflitti internazionali (e tale ci e’ apparsa sin alle prime battute l’incursione americana in Iraq, anche se spacciata come estrema ratio per prevenire un imminente -ed inesistente, come poi si e’ visto- attacco universale con fantomatiche armi chimiche e di distruzione di massa). Secondo perche’ ritenevamo e riteniamo che non avesse e non abbia alcun senso inviare in quel paese -senza l’avallo dell’ONU- “truppe di occupazione” (perche’ tali sono a tutti gli effetti le forze militari ivi presenti e cosi’ sono denominate da tutte le norme di diritto internazionale). Terzo -e qui sta l’attualita’ della reiterazione del nostro “no” alla guerra- perche’ non si capisce piu’ a che titolo e per quale ragione ora dovremmo continuare a stare in quel pantano senza un ruolo ed una funzione ben precisi. Quale politica militare il nostro governo sta portando avanti? Siamo in Iraq senza essere ne’ carne ne’ pesce: ne’ come avanguardia di un vasto contingente internazionale a guida ONU per portare avanti “un’azione multilaterale per la stabilizzazione e ricostruzione dell’area” (soluzione che pure non ci avrebbe trovato consenzienti ma che almeno avremmo capito) ne’ per essere di concreto aiuto alla popolazione locale (e’ praticamente impossibile organizzare una valida catena di aiuti umanitari stante la totale instabilita’ politica, l’assenza di qualsiasi ordine pubblico ed il conseguente enorme rischio di quotidiani attentati). Insomma a noi sembra che i nostri valorosi militari in Iraq -nelle condizioni attuali- non possono fare altro che stare li’ tutto il giorno a proteggersi da altri attentati dopo quello drammatico gia’ avvenuto (e sulle cui
responsabilta’, a mente piu’ serena ed a tempo debito, bisognera’ pure riflettere perche’ forse qualche faciloneria di troppo nelle disposizioni di Comando potrebbe pure esserci stata).
Cio’ premesso, riteniamo certamente un comportamento irresponsabile quello del Governo di continuare a finanziare e mantenere la missione italiana in Iraq (vivacchiando in attesa che qualcuno o qualcosa tiri fuori le castagne dal fuoco e facendo gli scongiuri affinche’ nel frattempo non ci scappi ancora il morto). Ma consideriamo pure una “pilatesca furbata” l’ultima trovata dei tre partiti della lista unitaria (DS, SDI, MARGHERITA) di abbandonare l’aula al momento del voto sul rifinanziamento della missione.
Un raggruppamento unitario come quello appena costituitosi nel centrosinistra -con legittime (e per noi auspicabili) ambizioni a governare il futuro del paese- non puo’, sin dalla prima uscita pubblica, rinunciare a far capire ai cittadini (ed agli elettori) che strada sceglie e che decisioni prende in relazione ad un evento di politica internazionale di cosi’ primaria importanza. E’ deplorevole l’atteggiamento rinunciatario che si vuole adottare. Per non evidenziare i contrasti profondi che vi sono tra loro sul tema della guerra in Iraq (e, piu’ in generale, su quello della sudditanza agli Stati Uniti) i partiti della Lista unitaria fanno come gli struzzi: mettono la testa sotto la sabbia uscendo fuori dall’aula al momento del voto in modo che ognuno poi possa andare per televisione ed “adattare a proprio uso personale” la versione da dare a tale gesto. Il tutto all’insegna del “salviamo capra e cavoli”, ovvero “facciamo vedere che siamo tutti uniti anche se non lo siano cosi’ almeno gli elettori abboccano e ci votano e chi se ne frega se intanto in Iraq si muore piu’ ora che e’ scoppiata la pace che prima che c’era la guerra”.) Un comportamento del genere ci sembra “politicamente scorretto” e lo denunceremo all’opinione pubblica segnalando il nome di quei parlamentari che vi faranno ricorso affinche’ alle prossime elezioni l’elettorato ne possa tener conto. Il nostro Parlamento ha bisogno di personalita’ che abbiano il coraggio di assumersi le proprie responsabilita’ e non di politicanti che ricorrono al trucco per non farsi valutare.

Antonio Di Pietro – Presidente Italia dei Valori

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