A 14 anni dalla caduta del regime dei Talebani, l’Afghanistan ha la prima first lady che si fa vedere in pubblico e una tassista che porta avanti la battaglia per i diritti delle donne. Come Rula Ghani, la moglie del presidente Ashraf che ha rotto tanti tabù in una società in cui le donne sono spesso nascoste sotto un burqa, Sara Bahai alla guida del suo taxi nel nord dell’Afghanistan parla della condizione delle donne, della discriminazione e del peso delle tradizioni ereditate dal passato.
Cosa hanno in comune? Sfidano i conservatori in un Paese che non dimentica l’omicidio di Farkhunda, la giovane picchiata a morte a marzo a Kabul da una folla inferocita che la accusava ingiustamente di aver profanato copie del Corano e che ha dato alle fiamme il suo corpo.
Convinta che le donne possano partecipare alla ricostruzione del Paese martoriato da decenni di guerre, la quarantenne Sara, con il velo sulla testa, “è orgogliosa di essere stata la prima tassista donna dell’Afghanistan”. “Dobbiamo combattere per i nostri diritti”, dice in un’intervista all’agenzia di stampa Xinhua, in cui “esorta le altre donne a emergere con ruoli attivi nelle comunità di appartenenza”.
Rula Ghani – cristiana libanese, con un passato negli Usa e una buona dose di autoironia – è la prima first lady afghana che si espone e dice di avere un ruolo di “ascoltatrice” per il suo popolo. Ashraf Ghani, salito al potere otto mesi fa dopo anni di dominio di Hamid Karzai, l’ha presentata ufficialmente durante il discorso di insediamento con una mossa tanto sorprendente quanto inedita. Zinat Quraishi Karzai, moglie di Karzai, era la “first lady invisibile”.
Una invisibile era forse anche Farkhunda, per la quale – ha detto in una recente intervista ad Aki-Adnkronos International Zulaikha Rafiq, direttrice di Afghan Women’s Educational Center (Awec) – “non potrà mai essere fatta vera giustizia”. Per l’omicidio della ragazza quattro persone sono state condannate a morte, otto a 16 anni di carcere e 11 poliziotti a un anno di prigione per “negligenza”.
Sara, la tassista, non ha paura, è ottimista per il futuro, da mesi ormai rilascia interviste ai media internazionali e ricorda come la sua famiglia “fosse inizialmente contraria alla sua idea” rivoluzionaria, mettersi alla guida di un’auto in un Paese dominato dai conservatori. Ma con il tempo tutto è cambiato. “Due anni fa i tassisti ancora mi importunavano. Alcuni cercavano di bloccare il mio taxi. Oggi hanno cambiato idea – spiega – C’è stata tanta discriminazione contro le donne in passato. Non godevano dei diritti fondamentali stabiliti dalla legge. La situazione negli ultimi anni è migliorata: le ragazze vanno a scuola e all’università insieme ai ragazzi”.
I clienti di Sara sono per lo più donne, “che con me si sentono al sicuro” perché ci sono ancora “tassisti che mancano di rispetto alle donne”. E se a bordo sale un uomo, Sara non ha timori nel “provare parlare di diritti delle donne” in una Mazar-i-Sharif in cui ci sono donne che lavorano in uffici governativi, aziende e botteghe. “Il regime dei Talebani aveva segregato le donne nelle case e messo al bando l’istruzione per le ragazze. Oggi in Afghanistan – dice mentre il Paese subisce l’ennesima “offensiva di primavera” degli insorti – le donne sono in politica, si occupano di economia e sono attive nell’ambito sociale”.
In occasione della Giornata internazionale della donna Ghani ha ribadito la “necessità di rafforzare il ruolo delle donne nella nostra società, nella nostra cultura”. Per Amnesty International, però, il governo di Kabul ha “abbandonato” le donne che in Afghanistan si battono per la difesa dei propri diritti, spesso vittime di violenze, minacce e omicidi . Nel rapporto ‘Their Lives On The Line’, diffuso ad aprile, l’organizzazione ha denunciato come chi si batte per i diritti di donne e bambine – professioniste, come medici e avvocati, o attiviste – sia nel mirino “non solo dei Talebani ma anche dei signori della guerra e di funzionari governativi”.
Il sogno di Sara? “Vedere le grandi città piene di tassiste: questo sarebbe il segnale del miglioramento della situazione dei diritti delle donne” in Afghanistan. “Ma c’è ancora tanto lavoro da fare” (29/05/2015).
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