Incontro dibattito del 17.6.05
Dipartimento scuola e giustizia
“Legalità nella scuola”
La scuola come luogo di formazione permanente del futuro cittadino
La scuola è la prima istituzione con cui ci confrontiamo.
Il primo volto che le istituzioni assumono è quello degli insegnanti.
Le prime leggi che ci insegnano a rispettare sono quelle legate alla disciplina scolastica.
Ecco perché la scuola è il terreno adatto per parlare di legalità.
La scuola come luogo di formazione permanente del futuro cittadino.
Il suo ruolo è insostituibile e centrale nella diffusione della cultura della legalità e della convivenza civile.
La scuola rappresenta il contesto dove gli studenti ma anche gli insegnanti, e lo sottolineo anche questi, devono, anzi dovrebbero, rispettare regole precise .A scuola ciascuno comprende di avere diritti ma anche doveri.
Risale al 1993 una circolare Ministeriale la n. 302 del 25 ottobre con la quale si riaffermava questo concetto: “la responsabilità che la scuola si è sempre assunta, di educare i giovani alla società, assume oggi aspetti di particolare coinvolgimento e va concretizzata in un rafforzamento dell’educazione alla legalità”
Questo termine “legalità” , a volte anche abusato, ha un contenuto vasto, e definirne i contorni è complesso; tuttavia, è importante focalizzare il concetto che deve diventare un punto di partenza: legalità è semplicemente l’osservanza delle leggi, il rispetto delle norme democratiche che regolano la vita civile .E visto che in questa sede ci occupiamo della scuola possiamo dire osservanza delle regole da parte dei ragazzi ma anche e soprattutto e prima da parte degli insegnanti e di tutti gli operatori della scuola che dovrebbero essere da esempio.
I ragazzi rappresentano il futuro, sono la vera risorsa di una comunità, saranno gli adulti di domani, gli insegnati di domani, la classe dirigente che ci governerà; investire su di loro diffondendo la cultura della legalità significa garantire un futuro migliore e più sicuro per tutti.
Pertanto , comprendere ed agire per ridurre il disagio giovanile insieme alla promozione della cultura della legalità sono aspetti che devono essere affrontati immediatamente.
I giovani che si trovano a vivere le contraddizioni della loro età, non sono adulti ma si chiede loro di comportarsi come tali, devono comprendere che la vita quotidiana ha delle regole che vanno rispettate anche se non è né semplice né conveniente (nel senso che non è facile) farlo. Occorre far capire che seguire la legalità è un valore e che rispettare le regole migliora la nostra vita e quella degli altri.
Si avverte l’esigenza di legalità.
La società ha perso il suo centro dando origine ad un individualismo esagerato ad un egoismo sociale, ad una indifferenza e mercificazione della vita. Si è affermato il primato dell’avere sull’essere.
La delinquenza, la violenza, l’illegalità si propagano in uno scontro di tutti contro tutti e talvolta di ciascuno contro se stesso.
In questo contesto l’individuo incerto facilmente si dirige verso obiettivi facili perché illegali.
Occorre ridare ai giovani fiducia nel sistema sociale; questi infatti, credono poco nelle leggi , nella giustizia, nei suoi rappresentanti ritengono che per poter lavorare devono rivolgersi al potere influente. Invece bisogna ridare importanza alla meritocrazia ed all’impegno.
Si deve ridare fiducia a quella politica che risolve i problemi della gente e non a quella che aiuta a risolvere solo i propri problemi.
La scuola cosa può fare.
Dire che non è possibile fare alcunché significa rifugiarsi dietro incapacità di iniziativa. Inoltre, non si può parlare di avviare un processo educativo se si pensa che vi è la immutabilità della realtà esterna.
Bisogna pertanto opporre l’idea di una legalità organizzata ad una criminalità organizzata.
La scuola è e deve rappresentare l’istituzione essenziale per la legalità, perché è la sede nella quale si trasmettono i saperi valoriali tra le generazioni, si forma la coscienza dei cittadini, si comunicano i valori dell’identità nazionale.
Deve insegnare che la legalità è una forma di educazione civile caratterizzata dallo spirito di obbedienza critica delle leggi, dall’esercizi responsabile dei diritti e dell’adempimento altrettanto responsabile dei propri doveri.
Le istituzioni educative devono far riemergere la centralità della persona, l’importanza del suo agire in libertà e responsabilità; devono far riemergere l’importanza del vivere nella legge e nella solidarietà. Devono costruire la legalità.
Oggi c’è la consapevolezza che la scuola, più di tutti gli altri mezzi, può formare i giovani in modo incisivo insegnando appunto la cultura della legalità, dell’impegno e della scelta critica di valori da perseguire; può formare coscienze ed insegnare valori . La scuola può far si che i giovani evitino di trovare nel branco quel sostegno e quella identità che non riescono a trovare in se stessi e nelle istituzioni; deve evitare che venga imposta la violenza attraverso i fenomeni di bullismo (il bullo sconta errori non suoi, è egli stesso una vittima ).
In che modo
la scuola deve far si che la legalità diventi uno stile di vita, deve
· produrre una cultura del rispetto delle leggi e dei diritti di ciascun individuo;
· promuovere il senso della cittadinanza attiva e della partecipazione;
· stimolare attraverso la sua azione formativa il cambiamento di quei meccanismi che nel contesto sociale producono disagio ed emarginazione.
Non c’è bisogno di riforme epocali bensì di attuare la normativa già esistente.
Proponiamo che: nelle scuole di ogni ordine e grado, pubbliche e private
– vi sia l’attuazione e realizzazione della circolare del 302 del 25.10.93 progetto di “Educazione alla legalità” (con il coinvolgimento di famiglia, scuola, associazioni, mezzi di comunicazione , e anche extra scuola);
– che venga realizzato l’insegnamento dell’educazione civica come materia fondamentale determinante ai fini della promozione;
– venga creata una forma di osservatorio sul disagio giovanile che permetta ai ragazzi in difficoltà di denunciare situazioni di abusi senza esporsi a “vendette” del branco o del bullo e magari degli insegnati stessi.
– auspichiamo in fine ma non in ultimo che il Ministero dell’Istruzione ritorni ad essere Ministero della pubblica istruzione.
17.6.05 Avv. Carminuccia Marcarelli
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