L’autore non ha bisogno di presentazioni. Membro della prestigiosa Académie française dal 2003, insegnante universitario, scrittore, traduttore e poeta nato in Cina, vive in Francia dal 1949.
Il suo romanzo, L’eternità non è superflua, è una storia d’amore sui generis, che vede protagonisti un monaco buddista, Dao-sheng, e Lan Ying, una gentildonna abbandonata dal marito, un arrogante rampollo della grande famiglia Zhao, il quale, in mancanza di eredi, si unisce a varie concubine, da cui riesce ad avere dei figli.
La vicenda si svolge nella Cina dei Ming del secolo XVII, un’epoca molto interessante, durante la quale la società cinese si prepara a grandi mutamenti, determinati, tra l’altro, dall’incontro con altre culture, non ultima quella europea, introdotta dai primi gesuiti che entrano nel Paese.
Il pregio del libro è costituito dall’assenza di scene di sessualità gratuita e di morbosa leziosaggine, che rappresentano spesso l’ingrediente di base di romanzi di “successo”. Esso ci introduce al contrario ad una sorta di Vita Nova dantesca. Il monaco rivisita i luoghi che hanno visto sorgere il suo amore par la delicata fanciulla, prima del suo infelice matrimonio, e riscopre un amore che è rimasto immutato nel tempo, ma sublimato dal dolore e dalle dure prove che la vita infligge ad entrambi. I loro fugaci, casti incontri sono tratteggiati con una delicatezza tipicamente orientale, che mette in rilievo la loro portata spirituale e cosmica. Il loro amore non si “consuma”. Troppi codici si sovrappongono. Tuttavia la passione disinteressata che li unisce li trasfigura. Nel capitolo 15 la delicatezza con cui è descrtto il loro “incontro” dovrebbe fare meditare sull’essenza della vera arte, che è anche “arte di vivere”.
E’ una meditazione sull’Amore, sull’armonia fra uomo-donna, cielo-terra, anima-corpo.
Di particolare intensità risulta essere l’elaborazione orientale della dottrina cristiana, che il monaco cerca di abbozzare, dopo aver parlato con il padre gesuita. Non e` facile esprimere concetti teologici con tanta semplicità e pervenire ad un così cristallino ecumenismo.
A conclusione di un percorso così elevato la morte non ha nulla di tragico e di macabro. E’ solo un arresto nella salita.
Lo stile icastico evidenzia nella sua immediatezza e nella sua vitalità la realizzazione pienamente riuscita della coincidenza degli opposti.
Toronto, 19 aprile 2005 – Antonia Chimenti
Paris, 2002 (Collana tascabile)
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