di Gabriella Quattrini
Mio irragionevole Amore,
da quando mi hai scelta perché t’amassi, ho visto il mondo con i tuoi occhi. Ho trasformato campi di gramigna in lussureggianti vallate di papaveri, dove il rosso di questi si confondeva con l’ultimo raggio del sole. Ho riposato su campi caldi di grano e profumati di lillà, mentre inseguivo un palcoscenico di stelle. Ho corso nella prateria della mia vita come una gazzella e, come tale, ho vissuto l’Amore in libertà e non la libertà per un amore, come sarebbe stato più giusto: quel prezzo non potevo pagarlo!
Quando ti perdo brancolo nel buio della mia cecità, ma tu, sempre presente dietro l’angolo, mi riprendi sulle tue possenti ali e mi riproietti in mezzo alle stelle.
Mio irragionevole Amore… Ti ho colpito con la spada della presunzione, ti ho avvinazzato e poi miseramente abortito per seguire falsi idoli: colpa di questa mia pazzia sempre in conflitto con la ragione, perché entrambe fuse e colate in un solo stampo da Sapienti Mani.
Ma tu, mio irragionevole Amore, tu, malgrado tutto, continui a raccontarmi favole per non farmi piangere, perché ti chiami “Fantasia”.
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