di Anna Rossi

L’attuale situazione internazionale mostra come la gestione di problematiche quali l’immigrazione, la sicurezza, la mancata crescita economica e la relativa disoccupazione, il violento affondo ai diritti umani e sociali, il dilagare di conflitti, lo sfruttamento e la corruzione…sia la gestione più fallimentare che l’uomo moderno abbia avanzato al di là dei trattati e delle belle costituzioni.
I governi che rappresentano i popoli europei sono consapevoli che solo uniti possono affrontare le sfide della globalizzazione e del confronto con i nuovi giganti della politica mondiale.
Eppure, al di là dei buoni propositi di cui è lastricato il mondo, i cittadini europei vogliono un’Europa democratica in cui far sentire la loro voce ed essere ascoltati. Questa è democrazia.
L’euroscetticismo nasce dunque dall’impossibilità di veder rappresentate istanze e progetti da una genuina dialettica tra le differenti forze politiche.
Se l’Europa frammentata o malamente concertata rischia così di essere emarginata dalle vecchie e dalle nuove potenze a livello mondiale, l’Italia rischia invece di essere ingoiata da un sottoprocesso globalizzante per incapacità innovativa.
La crisi finanziaria,di dimensioni catastrofiche, attraversa il globo intero e risponde puntuale alla miopia della vanità umana. Questa crisi finanziaria altro non è che l’aggravante dettato da una speculazione scellerata la quale, giungendo a destinazione, ha portato con sè un’altra crisi, una crisi più intima e pericolosa, la crisi della sfiducia nel mondo della finanza, delle banche, della politica e dei governi.
Allarmati e preoccupati per le vicende delle scalate bancarie, vediamo turbato il nostro sonno occidentale mentre molti politici ed intellettuali sono sempre pronti a tenere lezioni di morale ed a indignarsi in nome di una saggezza che non possiedono.
L’economia va a pezzi. La vita politica scompare. La ricomposizione del potere in ambito mondiale è appena cominciata e di questo imminente cambiamento dovrà esserne consapevole il nuovo Presidente degli Stati Uniti.
Da un mondo monopolare siamo quindi tornati ad un mondo multipolare in cui la presenza arbitrale delle Nazioni Unite dovrà essere attiva e credibile per il ruolo di baluardo della libertà e della democrazia.
Vivere dunque in una realtà internazionale che va gestita vuol dire creare le condizioni giuste affinchè si possa essere esempio tangibile del successo dei nostri progetti.
Questo principio è auspicabile al fine di una riorganizzazione seria di intenti e di interventi anche all’interno dei singoli governi al fine della concertazione europea.
Abbandonato il liberismo senza regole, il laissez-faire, torneremo ad una regolamentazione del mercato ed ad un intervento diretto pubblico in cui non ci sarà più spazio per la propaganda personalizzata.
Assimilare il concetto che il riconoscimento di uno “Stato di fatto”, federalista o non, è direttamente proporzionale alla tangibilità di uno stato sociale equo equivale a possedere l’unica vera arma contro l’impoverimento generale e l’arretramento verso la sub-cultura..
Se i conti, in termini di lotta per la pace e contro la povertà mondiale, ci inducono ad essere scettici verso l’operosità concreta delle organizzazioni internazionali, pari è l’impossibilità a levare il velo su corruzione, connivenze, nepotismo, errori grossolani, malagestione ed incapacità politiche.
E’ evidente che parole come giustizia e solidarietà non hanno incontrato che la coscienza dei meno.
E’ evidente che a sessantanni dalla carta dell’ONU “l’universo possibile” è stato eluso e che il mondo è sommerso dal degrado ambientale e da una violenza sottile o massiccia che non risparmia più nessuno.
Gli stessi periodici allarmi della FAO, lanciati a fronte di statistiche inverosimili, dimostrano che la lotta alla fame è un fallimento collettivo.
Forse è venuto il momento di guardare in faccia la realtà, tirare le somme e distribuire meglio le responsabilità.
Troppe tensioni innescate e guerre poggiano su una distribuzione degli aiuti umanitari, non soggetta a supervisioni rigide, che in un giro vizioso di business bellico, finisce per creare classi dirigenti corrotte ed assassine come in Africa, in Medio-Oriente o in Sud America.
Legislazioni inadeguate alle esigenze del terzo millennio imperano in territori martoriati e dimenticati ed a questo si deve aggiungere la speculazione dei paesi emergenti alla ricerca convulsa di materie prime di ogni ordine.
Dare dunque concretezza e significato al concetto di dialogo per essere portatori qualificati di “mediazione” vuol dire saper valorizzare il proprio territorio con la pretesa di veder rispettati i sani principi costituzionali a modello di una nuova cultura non solo economica ma anche etica.
E’ nello scambio di risorse e nella supervisione delle modulazioni operative che lo spazio della sperequazione si restringe e l’imperizia trova impedimenti.
Un’ultima riflessione va alla pandemica violenza sulle donne. Si tratta probabilmente della forma più pervasiva di violazione dei diritti umani conosciuta oggi. Da oriente a occidente intere comunità sono disgregate e ostacolate nel loro sviluppo a causa degli abusi commessi contro le donne ed i minori.
Un nuovo segnale di cambiamento di rotta dovrà venire dall’Europa e quindi dai suoi Stati membri attraverso uno strumento in grado di rivolgersi in modo più efficace all’ineguaglianza di genere.
Per poter aiutare le vittime di questo crimine mondiale occorre aumentare il numero di personale legale specializzato nel settore giudiziario, porre fine all’impunità, fornire rifugio e cure mediche e assistenza.
In qualità di osservatori del mantenimento dei patti stabiliti negli Statuti delle organizzazioni internazionali siamo chiamati tutti ad individuare, con metodo selettivo, chi persegue la propria politica interna o estera a danno degli interessi collettivi.
Volgendo uno sguardo al passato,spesso mi sono domandata a cosa devono il successo, di proporzioni considerevoli, le ideologie totalitarie e le politiche tiranniche che hanno attraversato il secolo scorso e che ribollono sotto le ceneri di paesi che si definiscono democratici. Mi sono anche chiesta se è ancora tollerabile la sproporzione fra le sottoscrizioni, internazionali e non, ad impegnarsi per un mondo più equo, al massacro plateale dello spirito umano ed al fallimento sociale che di fatto imperano.
La risposta è nella tendenza dell’uomo non compiuto a glissare realtà inconsuete, complesse e dolorose. Se scardinassimo la porta del passato ed abbandonassimo per un attimo il torpore mentale, ci renderemmo conto immediatamente della superficialità e dell’indifferenza che hanno alimentato ed alimentano l’involgarimento della realtà sociale ed intellettuale dell’Occidente.
Fanatismo, ottusità e potere assoluto sono alla base della diffusione di visioni distorte di un mondo fallace e tirannico.
Il vuoto prodotto dalla caduta delle ideologie potrebbe però favorirne il ritorno se non impariamo ad evitare le distorsioni mentali, la pigrizia e l’impazienza. Legalità e libertà politica devono misurare la capacità di ricaduta della forza civile sulla società civile stessa. L’infatuazione verso teorie che pretendono apparentemente di spiegare ogni cosa va rigettata. Ogni singolo è chiamato a rispondere del suo contributo di lealtà se non vuole cadere vittima dei cattivi condottieri del suo tempo. Se i vertici del male imperano all’uomo comune è dato fare resistenza.
“Il secolo delle idee assassine” , come chiamato da Robert Conquest, non può più trovare strutture che ne giustifichino inadempienze o teatri di morte. Teminato il tempo dei consensi e delle colpe è giunta l’ora di voltare pagina.

Prof.ssa Anna Rossi
Docente Universitaria di Business English – Facoltà di Scienze Sociali

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