Per il coordinatore delle moschee milanesi è questo l’esempio di impresa «rosa»
Di Alberto Giannoni
Milano Islam e femminismi. A qualcuno sembrerà un ossimoro il titolo dell’incontro che domani il Comune di Milano patrocina e ospita nella sua «Casa dei diritti».
La condizione delle donne è in effetti fra i principali indicatori dello stato di diritto nei Paesi arabo-musulmani. Un indicatore critico. In diversi ordinamenti normativi e sociali – non solo in quelli marcatamente teocratici – resistono infatti imposizioni ideologiche (più che religiose), assurde censure e odiosi retaggi tribali, tutti fenomeni che peraltro sono incredibilmente sottovalutati dalle femministe occidentali.
È vero tuttavia che anche nel mondo islamico non mancano fermenti di modernizzazione che vengono inquadrati, più o meno comprensibilmente, come «femminismo». Alcuni in realtà si possono ricondurre al solco dell’ortodossia, mentre altri voci hanno una effettiva carica di innovazione, come la corrente del femminismo liberale che comincia a farsi sentire dal Nord Africa all’Occidente. Il problema donne e islam, sempre più dirompente, sarà dunque al centro di questo appuntamento che domani sarà accolto nello spazio comunale di via De Amicis. A introdurre, la consigliera comunale Sumaya Abdel Qader, che si è candidata da indipendente nelle liste del Pd ed è stata eletta con oltre mille preferenze, tanto da ottenere la vice presidenza della commissione Cultura di Palazzo Marino. I saluti istituzionali li porteranno non solo Diana De Marchi (presidente della commissione pari opportunità del Comune) e Daria Colombo, delegata del sindaco Beppe Sala alle pari opportunità, ma anche Yamina Saleh, presidente dell’Associazione donne musulmane d’Italia, sigla collegata all’Ucoii, l’organizzazione dei centri di preghiera italiani considerati più legati all’islam politico. E a proposito di associazioni musulmane, intanto, per coincidenza il coordinatore delle moschee milanesi Omar Jibril, che appartiene alla discussa Alleanza islamica d’Italia, fa sapere qual è la sua idea di impresa per le donne: «Un bellissimo esempio di imprenditoria femminile» definisce, entusiasta, una boutique per donne musulmane che vende veli vari e hijab, il copricapo che lascia scoperto il volto e copre la testa, i capelli e le spalle, e viene allacciato sotto la gola.
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