Si diceva che la dea sumera Lilith, con ali e zampe di gufo, di notte rapisse i bambini dalle loro culle.
Ma in origine Lilith era la protettrice delle donne durante il parto e dei neonati. Solo dopo la transizione patriarcale fu demonizzata e trasformata in una perfida rapitrice di bambini.
(Vicky Noble, Il risveglio della Dea)
Secondo le varie mitologie, tutte risalenti a poche migliaia di anni fa (cioè in epoca già patriarcale), Lilith è un demone, moglie di demoni e madre di demoni (i Lilim). Perciò è stata spesso associata alle streghe, in senso negativo. Ma è la mitologia ebraica che ci consente di far luce sulla visione che abbiamo di lei.
Per gli antichi ebrei Lilith era la prima moglie di Adamo (quindi precedente ad Eva), che fu ripudiata e cacciata via perché si rifiutò di obbedire al marito. Sta qui la chiave del mistero: Lilith è l’archetipo della donna libera, non sottomessa all’uomo e al suo egoismo, non condizionata dalle sue imposizioni e dai suoi ricatti.
Naturalmente l’uomo – nelle cui mani stava allora e sta tuttora il potere – di fronte a tale ribellione non poteva fare altro che screditarla e, appunto, demonizzarla. D’altronde anche oggi le donne di questo tipo vengono demonizzate, almeno in senso metaforico. Le donne libere di tutti i tempi, da un certo punto in poi, subirono questa stessa sorte e vennero trasformate in megere vecchie e brutte, in Meduse, Ecati e in temibili “Lune Nere”.
Il mito di Lilith risale ai tempi in cui la Terra vide il passaggio, avvenuto circa 6000-8000 anni fa, da una società di tipo matrifocale (cioè incentrata sul focus della madre) ad una società patriarcale (cioè basata sul dominio maschile); ossia quando la donna perse il suo ruolo e il suo valore.
In questo nuovo ordinamento non c’era più posto neanche per le divinità femminili, e tanto meno per la Dea vera e propria, che venne rinnegata, demonizzata e infine dimenticata. Tant’è vero che il cristianesimo ha un Padre e un Figlio generato – ai primordi – senza alcuna Madre!
Anche Lilith è associata alla Luna Nera. Questo perché prima di tutto rappresenta la parte rimossa (e quindi buia e nascosta) di ogni donna: quella parte intuitiva, istintiva e selvaggia, seducente e colma di energia, imprevedibile e ingovernabile dall’uomo, ma non per questo cattiva, tutt’altro. Ma all’uomo una simile creatura fa paura e, invece di integrarla in sé e nella propria cultura, stupidamente la combatte e la respinge nell’«inferno». I risultati sono sotto i nostri occhi.
La Luna Nera simboleggia anche la parte in ombra dell’essere umano in generale, ciò che si è necessariamente insinuato in lui quando è venuto a contatto con la materia. Necessariamente perché, senza questa zona oscura, non ci sarebbe essere umano! Esisterebbero solo puri spiriti senza possibilità di esperienza.
La Luna Nera è dunque ciò che rende possibile l’esperienza e la crescita, rappresentate a volte come una “discesa agli Inferi”. È ciò che va riconosciuto, accettato, ascoltato, integrato e quindi redento. Possiamo in parte paragonarla alla pietra grezza degli alchimisti, quella strana materia che va trasformata in oro puro: la pietra in sé vale ben poco, ma senza di essa l’oro non potrebbe essere ottenuto.
Nella sua concezione originaria, dunque, Lilith era un aspetto della Dea. In quanto protettrice delle partorienti e dei neonati, rappresentava l’essenza divina della maternità, e perciò della vita e dell’inizio di ogni vita. In questo senso tutte le donne sono Lilith: perché la donna è vita, è fertilità, è passione, è trasgressione, è la bellezza di ciò che è stato creato.
Alcune moderne correnti di stregoneria, come la Wicca, conoscono tutto ciò e si rifanno per questo al nome di Lilith. Si tratta di cerchie in cui si ricerca il contatto con le energie terrestri e cosmiche, e nelle quali vige la cosiddetta Legge del Tre: tutto ciò che fai – di bene o di male – ti ritornerà indietro moltiplicato per tre. Coloro che abbracciano la Wicca cercano di vivere in un sentimento di unità e armonia con la Terra e con ogni essere vivente (altro che sacrifici di animali!…) e, soprattutto, di non ledere mai la libertà altrui. Stregoneria, in questo senso, è soprattutto il lavoro per trasformare se stessi.
I benpensanti, però – Chiese in testa – mettono in guardia la gente da un simile paganesimo, riesumando e insinuando sospetti di ogni genere e terribili paure.
Ma vi sono congreghe che si fermano all’aspetto demoniaco di Lilith, per cui l’uso che fanno del suo nome, così come le motivazioni alla base del loro agire, sono davvero indegne e oscure, nel senso peggiore del termine.
Oggi, faticosamente, si procede alla riscoperta del volto femminile di Dio. Da una parte se ne occupa il cosiddetto “nuovo paganesimo”; dall’altra è l’antroposofia a muoversi in questa direzione.
Ma nonostante i cambiamenti avvenuti negli ultimi decenni, tuttora viviamo in una società assolutamente maschile, dominata da tre grandi religioni patriarcali, dalle quali i miti antichi sono stati filtrati e trasformati.
Così i capelli di Medusa ora suscitano orrore, mentre un tempo simboleggiavano semplicemente la saggezza femminile. Il serpente, infatti, rappresenta quasi sempre la saggezza e la conoscenza. Non è un caso che fosse uno degli emblemi di Atlantide.
Per poter interpretare correttamente un mito, perciò, è necessario liberarlo da tutti gli strati sovrapposti dalle culture e religioni successive.
Permane qualche ricordo ormai incomprensibile di ciò che veramente è Lilith: ad esempio nella radice del nome del giglio, che in latino è lilium. Le assonanze e le radici sono fondamentali nella cosiddetta “Lingua Verde”. Non è strano che proprio il lilium simboleggi la purezza e che sia spesso associato alla Madonna, insieme alla rosa?
Il lilium è collegato sia a Lilith che alla Madonna perché entrambe rappresentano, seppur in modo diverso, la donna innocente. Il vero significato del lilium, e in particolare del giglio bianco, è infatti innocenza (oltre che regalità). Ma l’innocenza non ha niente a che vedere col fatto che nel terzo secolo san Girolamo, con calcolo, decise che Gesù era stato l’unico figlio di Maria.
Può sembrare strano, ma c’è un legame tra Lilith e la famigerata Lady MacBeth di Shakespeare.
Nonostante l’enorme differenza d’età, esse sono sorelle: perché abitano entrambe in quasi tutte le donne, di solito nelle profondità del loro inconscio, a volte più in superficie. Lady MacBeth è ciò che si può diventare a seguito dell’omicidio della propria Lilith. Perché l’ambizione sfrenata è solo il frutto della più grande insoddisfazione, e non ha altra radice.
D’altronde l’omicidio è invenzione di Caino, e la prevaricazione è invenzione di Adamo. Eva offriva solo le mele: dall’albero della conoscenza.
Maria Antonietta Pirrigheddu
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