Nell’attuale scenario internazionale desta forte perplessità e preoccupazione l’adozione di provvedimenti e disposizioni legislative che violano apertamente i diritti fondamentali dell’uomo. Vi rientrano – solo per ricordare gli ultimi eventi – le leggi varate dal Presidente russo Putin relative alle questioni del Caucaso, prima fra tutte quella della Cecenia; la recente legge sul trattamento dei prigionieri firmata dal Presidente USA; la condanna a morte di Saddam Hussein.
Trent’anni dopo la Dichiarazione Universale di Algeri, i diritti degli individui e dei popoli sono tuttora un progetto da costruire. La tortura è ancora presente, straccia la libertà di pensare, incute paura e annichilisce. Non è più impensabile indicatore del non-umano. Non è più l’inimmaginabile: è il possibile. Essa utilizza le stesse immagini ma ha un ruolo diverso, perché diversi sono i contesti: non più le dittature, o le “colonie”, vecchie e nuove, ma le democrazie. Essa fa parte di un vero e proprio sistema, fatto di azioni e di omissioni e reso possibile dall’impunità, grazie alla quale i responsabili della tortura non vengono puniti e le vittime non ottengono giustizia.
La Fondazione Basso – Sezione Internazionale – il 6 dicembre 2006 ha presentato, con il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati e del Comune di Roma, il testo La tortura oggi nel mondo (Edup, pp. 320, 15,00 euro) curato da Linda Bimbi e Gianni Tognoni. Il volume raccoglie i saggi presentati in occasione delle tre sessioni dell’omonimo seminario internazionale organizzato nel 2005 a Napoli, Roma e Firenze in collaborazione e con il patrocinio della Provincia di Roma, della Scuola Napoletana del Diritto dei Popoli dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, della Provincia di Roma e della Giunta Regionale della Regione Toscana. Il libro è stato presentato contestualmente al lancio di un Manifesto dei popoli contro la tortura redatto dallo scrittore uruguayano Eduardo Galeano. È stato proiettato, inoltre, il video di un’intervista a Lelio Basso realizzata dalla RAI nel 1977 sul tema della tortura. Sono intervenuti ai lavori Georges-Henri Beauthier, Franco Ippolito, Elena Paciotti, Mauro Palma, Giuliana Pisani, Salvatore Senese, Massimo Toschi. L’iniziativa ha riscosso un notevole successo di pubblico, e si inscrive nel programma di eventi organizzato dalla Fondazione per celebrare il trentennale della Dichiarazione di Algeri. Sono stati letti i messaggi, inviati per l’occasione, del Presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva, dell’On. Fausto Bertinotti, dei giuristi Madjid Benchiikh ed Edmond Jouve. I seminari hanno coinvolto i partecipanti in una esperienza di analisi sui temi della tortura e del Diritto dei Popoli per assolvere ad un ruolo di stimolo affinché le autorità politiche pongano al centro della propria azione una dimensione etica, i cittadini incalzino i governanti e l’informazione ne indaghi le scelte.
Non possiamo arrestarci a singoli eventi, l’analisi deve al contempo progredire e diffondersi a tutti i livelli, specie educando i giovani alla tolleranza, al rispetto dell’altro, alla libertà. Non c’è libertà nella violenza. L’occasione di un convegno non è sufficiente, occorre operare sempre più nel concreto attraverso gli strumenti che ci sono propri. Il “no” alla tortura deve essere filo conduttore senza distrazioni di una politica fatta dagli individui, dai popoli e dagli Stati in cui essi si incarnano. Condannare ufficialmente la tortura, combattere l’impunità, proibire l’isolamento carcerario, informare i prigionieri sui loro diritti, visitare i luoghi di detenzione, informare e formare i funzionari di polizia, sorvegliare l’esercito e la polizia, ordinare inchieste imparziali costituiscono condotte che devono orientare l’azione dei Governi.
Da circa 20 anni, da quando l’Italia, nel 1987, ratificò la convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, obbligandosi pertanto ad adattare l’ordinamento interno attraverso l’introduzione di uno specifico reato di tortura, auspicavamo che il Parlamento discutesse e approvasse la proposta di legge che introduce nel codice penale il reato di tortura. Il testo è ora all’esame del Senato.
Raffaele Di Palma
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