Lelio Demichelis

fel - L'INDUSTRIALIZZAZIONE 
 DELLA FELICITA'

Impoverimento generalizzato; una stagnazione che promette di essere secolare; terrorismo; stress e sfruttamento crescente del lavoro e degli uomini; l’Europa che auto-implode: sembra che l’infelicità (e la paura, la rassegnazione, il populismo e il neoliberismo) sia sempre più diffusa. Eppure, o proprio per questo, l’industria della felicità lavora a pieno regime e a produttività crescente. Una falsa felicità, ovviamente; ma seducente, coinvolgente; che vorrebbe essere emotivamente compensativa dell’infelicità. Non da oggi, certo, ma sicuramente oggi lo fa in modo ancora più scientifico e soprattutto biopolitico, da quando l’economia ha stretto un matrimonio d’interesse, poi diventato d’amore,con la psicologia. E non è forse vero che, per l’economia e per il profitto, tutto deve oggi essere smart (smart-phone, smart-job, smart-cities, smart-working), oltre che social? Più il vivere si fa pesante, più tutto deve sembrare smart e leggero. La felicità promessa è infatti funzionale alla sola economia, attiva la competizione attraverso l’attivazione dell’autostima e dell’autoimprenditorialità, ma sono tecniche che servono soprattutto a integrare ciascuno nel sistema della competizione e ad accrescere l’auto-sfruttamento. Il modello di Patch Adams – e la solidarietà, la fraternità, la democrazia – sono ovviamente tutta un’altra cosa.

Ma c’è la felicità? Montale scriveva: «Ben altro / è la felicità. Esiste, forse / ma non la conosciamo».

Leggi tutto

Categorizzato in: