col sogno di vivere 100 anni
Si chiamano così i seguaci del movimento, nato negli Stati Uniti, del “Blue zone” che promuove i benefici dell’invecchiare bene rubando il segreto dai luoghi dove si è piu longevi, come la Sardegna, Giappone e in alcune zone del Sudamerica. Ecco le regole per vivere meglio e soprattutto piu a lungo
UNO dopo l’altro, senza fretta. Si convincono, mettono i pratica i consigli e aumentano di numero gli uomini blu nelle piccole città del Mid West e lungo le coste della California ma con i beduini del deserto non hanno nulla a che fare. Sono uomini donne, ragazzi, seguaci del movimento “blu zone” che promuove i benefici dell’invecchiare in salute all’insegna “The older the better”, dopo aver rubato i segreti ai luoghi più longevi della del nostro pianeta: dalla Sardegna al Giappone, dal Pakistan al Sudamerica dove molti degli abitanti riescono a tagliare in buona salute il traguardo dei cent’anni. Tanto convinti di aver trovato la giusta ricetta per una lunga e piacevole esistenza – un misto di alimentazione e comportamenti sociali – da averla messa in pratica in diverse cittadine. Insomma, Smallville per futuri centenari. Per scelta, non solo per genetica.
Un secolo, per alcuni è una certezza. Per i veri uomini blu i cent’anni sono infatti una banalità, da raggiungere in scioltezza senza troppi problemi e malattie. Possono avere gli occhi a mandorla, parlare sardo o cantare in spagnolo ma una cosa li accomuna ai quattro angoli del globo: vivono nelle regioni della Terra (Sardegna, Giappone, Costa Rica, Pakistan) dove per cause complesse e a volte misteriose tutti gli abitanti sono molto più longevi della media. I novanta si raggiungono in scioltezza, pressione e colesterolo restano bassi tra parche cene e vita sociale e familiare molto densa.
I nove punti fermi per vivere a lungo. Forti della teoria scientifica che la lunghezza della nostra vita derivi per un 25% dai geni, ma un bel 75 % dai comportamenti, negli anni pastori sardi come i pescatori di Okinawa in Giappone, gli abitanti della penisola del Costa Rica o di Hunza in Pakistan ai confini con Russia e Cina, sono stati messi sotto la lente di ingrandimento. Le loro giornate e le loro storie sono state studiate, è stato analizzato il loro cibo, i comportamenti, il lavoro e gli affetti, l’alimentazione e la religiosità, per trovare la formula segreta, la tattica vincente per allungare la vita e migliorarne la qualità. Alla fine, comparando cibo e attitudini, affetti e lavori, c’è chi come Dan Buettner, esploratore e scrittore, ha cercato di sintetizzare in nove punti la formula vincente: muoviti, taglia le calorie, evita la carne e i cibi elaborati preferibilmente crudi (come i giapponesi dell’isola bombardata dagli americani dove il 15 % della popolazione supera i 110 anni), bevi alcolici con moderazione, riduci lo stress, fai vita di comunità , conosci il senso, le priorità della tua vita e cerca di svilupparle.
Individuare il senso della propria vita regala 7 anni. E quindi via gli ascensori e su per le scale, niente bus ma passeggiate che dovrebbero garantire almeno 4 anni di vita in piu. Sette invece gli anni extra che dovrebbe regalare il conoscere il senso della propria vita. Gli abitanti di Okinawa la chiamano “ikigai” e costaricensi “plan de vida”. Detto in altri termini è conoscere la risposta alla semplice domanda: “Perché mi sveglio al mattino”. Per combattere lo stress ogni popolazione ha invece la sua risposta: a Okinawa dedicano qualche minuto ogni giorno per ricordare i loro antenati, i sudamericani fanno il pisolino, i sardi magari un bel bicchiere di vino. Per combattere lo stress il consiglio è quindi trovare ogni giorno un’ora da regalare a se stessi con piacere, sia di sonno, preghiera o divertimento. Essere buddisti o cristiani non cambia, ma sembra che partecipare a incontri di fede comunitaria regali dai 4 ai 14 anni in piu.
Spuntini di noci: 3 anni di vita. Cibo più sano: 8. Mangiare in modo saggio farebbe guadagnare otto anni di vita e il consiglio delle popolazioni studiate è alzarsi con ancora un venti per cento di fame. Come farlo? Magari comprando piatti piu piccoli. Sulla scelta dei cibi tutti concordano sulla poca carne e molti legumi. Fagioli, soia e lenticchie sono la pietra angolare della maggior parte delle diete centenari. Spuntini a base di noci, una manciata al giorno, allungherebbero di 2-3 anni l’aspettativa di vita mentre i bevitori moderati vivono più a lungo degli astemi.
Vita sociali e familiare regalano dai 4 ai 14 anni extra. Tutti, tranne cinque dei 263 centenari intervistati, apparteneva a qualche tipo di comunità e seguiva una fede, per cui la ricerca stabilisce che una qualche fede, o comunque una stretta vita di comunità puo allungare la vita dai 4 ai 14 anni. Mettere la famiglia al primo posto sembra essere la ricetta di molti centenari come una vita sociale piena, dai giapponesi dove la cura degli anziani e dei bambini è tra i valori fondanti, alle comunità sarde e sudamericani dove la rete familiatre è una rete sociale importante.
Donne che partoriscono dopo i 40 vivono di più. Tra i vari risultati delle ricerche risulta che, curiosamente, le donne che hanno superato i cento anni spesso hanno avuto un figlio sopra i 35/40 anni. Addirittura le donne che hanno partorito dopo i 40 anni vedono quadruplicarsi le possibilità di raggiungere la soglia dei cento anni, rispetto alle altre.
In Usa sognano città per futuri centenari. Visti i risultati degli studi, convinti di aver trovato il segreto della vecchiaia felice in America si sono moltipicati i tentativi di replicare i buoni consigli presi ai quattro angoli del globo. Creando zone blu dove si la popolazione è invitata ad andare a piedi piuttusto che in auto, a frequentare amici e parenti, ad impegnarsi in azioni di volontariato. Hermosa, Redondo and Manhattan Beach, in California, hanno provato ad adottare i principi, i segreti della longevità. E cosi concretamente hanno moltiplicato piste ciclabili e percorsi pedonali, raddoppiato le aree non fumatori su spiagge e parchi mentre i ristoranti hanno ottimizzato i menu per convincere la gente a mangiare in modo piu sano e cosciente. Le scuole dal canto loro hanno organizzato al posto dei bus dei gruppi a piedi per andare a lezione, mentre la gente è stata coinvolta in gruppi di volontari per rafforzare i legami sociali, le reti di comunità. Fra qualche tempo si saprà se la ricetta è quella giusta. (15 luglio 2012, CATERINA PASOLINI).
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