20230701 162345 - L'unica competizione è con me stessa. Il resto è solo un esercizio di consapevole apertura al mondo.

Sono una scrittrice immigrata in Italia all’inizio di questo secolo, venendo da un paese appena uscito dal comunismo. Non ho mai trovato difficoltà ad inserirmi negli ambienti che ho frequentato. Sono molto aperta alla comunicazione e alla condivisione, e apprezzo molto chi lavora per ottenere un risultato per migliorare soprattutto se stesso. L’esperienza ci ha insegnato che ogni ostacolo superato nel nostro cammino, ogni riferimento al lavoro che facciamo è un valore aggiunto per formare la nostra personalità.

 

Come donna penso che sia molto importante competere solo con se stessi, imparando sempre cose nuove. Essere sempre disposti a comprendere, comunicare e insegnare. Non tutti siamo insegnanti o professori di mestiere, però, considero che la donna all’interno della famiglia assuma da sempre questi due grandi ruoli, anche se non ha la piena consapevolezza di farlo abbastanza bene.

Nel mondo latino il matriarcato è esistito dall’antichità e la donna è stata sempre un esempio da seguire.

 

Ogni volta che succede un omicidio o un femminicidio immagino quella madre che ha fatto crescere, educandolo, il proprio figlio, al quale ha dedicato il suo tempo migliore, consumando molte volte la sua giovinezza, per poi vedere tutte le speranze svanite in un attimo di pazzia fuori controllo. Forse, in momenti di inquietudini come questi, quella povera madre si chiede dove ha sbagliato, cosa le è sfuggito nell’educazione di suo figlio per far sì che si trasformasse da figlio prediletto in criminale, e come madre in questi rari casi non si dà pace anche se una madre il più delle volte non ha colpa.

I figli sono fiori, ma talvolta anche spine sulla fronte dei poveri cristi che giungono ad essere alcuni genitori.

 

Il rispetto per la loro sofferenza è lo stesso per chi ha perso un figlio per colpa di un’azione criminale. Tutti noi pensiamo di avere figli innocenti e nella nostra ingenuità non possiamo intuire l’attimo che si impossessa all’improvviso di un nostro caro trasformandolo nella sua follia in un omicida.

Donne non avete colpa, avete dato la vita, tutto il resto è un disegno che non ci appartiene. Nonostante tutti i buoni consigli che abbiamo dato ai nostri figli, loro non sono la nostra copia identica, non seguono mai la stessa strada e non si rispecchiano nel nostro comportamento. Hanno sempre i loro modelli, i loro entourage, le loro speranze ed emozioni che dobbiamo seguire, guidare, talvolta nell’ombra per non perderli di vista, e vigilare per non doversi addossare una colpa più tardi.

 

Il mio abbraccio, il pensiero e la vicinanza vanno a chi ha perso una cara persona per colpa dell’attimo di follia.

“Responsabilità” potrebbe diventare una parola d’ordine. La responsabilità appartiene alla famiglia, alla scuola, ai circoli che si frequentano, e il senso della responsabilità possiamo trasmetterlo ai figli fin quando il peggio non accade. La responsabilità è il dono per custodire la Vita per poter continuare vivere di meraviglia.

 

Insegnate ai figli a competere solo con loro stessi. Il resto deve essere solo un esercizio di apertura alla conoscenza, all’amore e all’amicizia.

Lidia Popa

 

 

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