Quando andavo a scuola c’era una battuta di una professoressa che io odiavo ma che spesso toccava il punto dolens: ”Anna, girati, fatti guardare bene negli occhi! Si può sapere che hai? Ti crogioli negli allori, dopo tanti bei voti non combini più niente e ti attirano le fesserie, le cretinate. Insomma sei regredita, sei stanca o che altro? A volte sembra proprio che tu ti sia bevuto il cervello!”

Così guardando i giornali di oggi, senza stare a scendere nei particolari, o raggirarsi nei meandri delle cattiverie, mi domando ma che bisogno ha un signore con una bella moglie, che è ben posizionata, che ha una bella famiglia, che guadagna bene, che via… è anche simpatica, che è ben messa, insomma che bisogno ha di fare una fesseria!?
Una cattiveria grande come un grattacielo per fare il solletico agli dei?
Una scivolata enorme, ne poteva combinare tante, via… e nò proprio quella odiosa, insopportabile, che non la puoi, anche volendo, perdonare!
Che non ti permette di vivere la rivalità con grinta, con fascino, con vigore? Come si fa a rivaleggiare con una più piccola della propria figliola? Io non ci voglio credere e preferisco pensare che ci diranno che è un errore.
E percorrendo la storia ormai tragicomica delle gesta nazionali degli uomini italiani ti accorgi che sono simili nella ridicola necessità di trasgredire. Perché agli uomini, eterni infantili fanciulli, sembra che interessi non la cosa in sé ma il senso trasgressivo della cosa.
La sessualità femminile ben più adulta, densa, matura, seria, si esprime senza questa necessità impellente di far arrabbiare una ipotetica ruvida madre che è pronta a punirli per scappatelle idiote.
E poi il bisogno urgente di dominio: una quindicenne che fai? La domini sicuramente! Ed entri in quel mondo di sciocchezze non importanti che diventano importanti gioco dopo gioco, sorrisetto dopo sorrisetto, specchietto dopo specchietto.
CERTO L’UOMO ITALIANO SI E’ BEVUTO IL CERVELLO!
Così mi è capitato di pensare. Non tutti via… ma insomma ora cominciano a moltiplicarsi i casi!
Poi mi è tornato in mente il presidente Hollande e la sua cattiva menzogna verso la compagna. Insomma a loro interessa ferire la donna che hanno accanto. Vogliono umiliarla, distruggerla, colpirla proprio nell’onore. Questi amori di nascosto ma fatti quasi apposta con la perfezione di un laser per ferire!
Inconscia o consapevole? Che importanza ha! Alla fine riescono a distruggere le donna cha hanno accanto.
Allora dico bisognerà cambiare le carte in tavola. Non debbono soffrire le donne che subiscono, anche se sembra assurdo dire questa cosa ad una donna che è stata travolta da una scomodissima verità.
La verità che ha accanto un imbecille!
Perché di questo si tratta.
La moglie – genio di Crozza era solita dire “Ho sposato un imbecille!”
Drammatica profezia per tante donne! E quel grande uomo di Crozza ha per moglie una tipa che in una battuta ha sintetizzato il percorso psichico e socioculturale di tanti uomini.
Ma a noi donne viene in mente di instaurare rapporti con quindicenni?
Drammatica verità: ad alcune sì!
Ed allora è la società che è rimbambita, arteriosclerotica prima di sbocciare, depravata ed ammalata.
Ma possibile che non riusciamo a crescere, ad assaporare i piaceri dell’età adulta?
Bisognerà vietare di mangiare le ciliegie e vedremo andare a ruba cesti interi di gustose palline rosse?
Bisognerà indicare come peccato mangiare la cioccolata? Ed aumenterà la vendita delle scatole di cioccolata. Diremo che la ciccia è trasgressione, che i grassi sono peccaminosi ed addio diete e bilance. Tutti staranno lì ad ingurgitarsi!
Ho modo di incontrare per lavoro molta gioventù e mi è capitato di fare un incontro emblematico. Dunque un giovanotto di circa trenta anni mi ha mostrato la sua patente per entrare in biblioteca. Ed io sono rimasta allibita perché la fotografia era stranissima: capelli arruffati e sporchi di fango! Lui, faccia fine e civile, ma i capelli da uomo della preistoria, aveva in testa la foresta dell’Amazzonia.
Allora ho trovato il coraggio di chiedere se fosse un attore e stesse recitando una parte in un film storico.
Mi ha guardato infastidito e mi ha detto: ” Guardi io ho due lauree, in ingegneria e matematica, ma vivo continuamente tra computer, programmazioni tecniche, vivo nell’etere, ho bisogno di qualcosa di selvaggio altrimenti mi sento un robot! Così mi vesto da uomo delle caverne… per ritrovarmi. Ma lei non può capirmi! Io sono un genio a modo mio. Ma non ce la faccio ad essere solo un genio, debbo dirmi che sono un uomo, che puzzo di pecore come dice il Papa.”
Aveva ai piedi scarpe di tela con giunchi attaccati e fango. Gli ho detto che avrebbe sporcato al biblioteca a che la biblioteca non era una foresta. Ha detto che avevo ragione e che significava che per lui era arrivata l’ora di andare in campagna e non in biblioteca. Che la sua capacità di sopportazione della civiltà era giunta al limite. Che da quel momento doveva ridiventare foresta. E se ne è andato, seminando fango ed angoscia sul pavimento.
Forse questi uomini che fanno fesserie stanno urlando qualcosa. Cercano una foresta preistorica, una dimensione senza legge di civiltà. Forse sono in un imbarbarimento psichico dovuto al troppo benessere?
Visto che non mi sembra che siano vittime di troppa intelligenza o troppo studio come il nostro eroico studente con due lauree inutili in tasca?
Qualcosa si è rotto nei rapporti umani. L’eccesso di tecnologia, l’eccesso di benessere, la mancanza di una scommessa valida con la vita, la noia di situazioni non conquistate ma trovate lì già apparecchiate da altri, insomma cosa è successo?
E soprattutto cosa succederà?
Proverò a rubare la marmellata e vediamo se mi crea extrasistole, proverò a guardare oltre i sentimenti per vedere se è più eccitante la macelleria sessuale dell’amplesso d’amore?
Ma è necessario provare ad essere cretini per capire dove è finita l’intelligenza di vivere?
Nella pattumiera, nel televisore, nel gossip, nella noia di una vita che ha dato tutto, nella follia di un megalomane sogno di poter fare tutto, nell’incapacità di amare se stessi almeno e di rispettare almeno i propri figli.
Ma che per caso ci siamo bevuti tutti il cervello?
Cara professoressa, di tanti anni or sono, vuoi provare tu a raccontarci quanto siamo diventati scemi?

Anna Manna

Pubblicato su www.associazioneitalianadellibro.it ne “I nostri Autori”

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