di Patrizia Antonini
(ANSA) – BUENOS AIRES, 7 MAR – Da 10 anni si batte per trovare sua figlia, vittima della tratta di esseri umani, e grazie alla sua battaglia 1280 donne sono gia’ state salvate dal traffico, secondo dati ufficiali del ministero della Giustizia. In Argentina la Festa della donna ha anche il volto emblematico di Susana Trimarco – negli anni nominata ufficilamente ” madre coraggio” dal dipartimento di Stato Usa – e impegnata in questi giorni in tribunale a Tucuman, 1.300 chilometri da Buenos Aires, nel processo contro i presunti rapitori della sua Marita, che spera un giorno di poter rivedere. La caparbia lotta di Trimarco nella ricerca di sua figlia, ha portato alla luce il dilagare della tratta nel Paese, scoperchiando un vaso di Pandora dal quale sono uscite centinaia di storie di umiliazioni e dolore, ed ha posto la questione al centro dell’ agenda parlamentare, fino a quando – nel 2008 – e’ stata emanata la legge numero 26.364, con pene che vanno dai tre ai quindici anni. E’ sulla base di questa normativa che negli ultimi quattro anni si sono finalmente celebrati decine di processi, di questi, 40 conclusisi con condanne, e 180 ancora aperti. In Argentina il caso di Marita Veron, grazie alle instancabili denunce della madre e delle numerose sostenitrici che nel tempo hanno unito la loro voce alla sua, e’ considerato il punto di svolta, ” l’ uscita dal silenzio”, come lo definisce Zaida Gatti, supervisore dell’ Ufficio di aiuto alle persone danneggiate dalla tratta, del ministero di Giustizia. L’ ultima volta che Susana Trimarco vide sua figlia, era il 3 aprile del 2002, quando la giovane di 23 anni fu rapita. Da allora, nel corso delle sue indagini per rintracciare la ragazza, Trimarco, grazie anche alla sua Fondazione Maria de los Angeles (Maria degli angeli) e’ riuscita a sottrarre al traffico settecento donne, originarie di vari Paesi dell’ America Latina, trasferite in Spagna e obbligate a prostituirsi nelle strade di Bilbao, Burgos e Vigo. Nel tempo la madre coraggio ha scoperto che Marita, era stata venduta per 2500 dai suoi sequestratori. Di questo si sarebbero accontentati per strappare la donna, all’ epoca gia’ madre di una piccina di tre anni, dai suoi affetti, dai suoi studi d’ Arte, e dal suo banchetto di dolci che vendeva per mettere insieme i soldi per l’ affitto. Ora, seduta al banco del tribunale di Tucuman, Susana sogna di poter riabbracciare la sua ragazza e di smascherare tutti i volti della mafia che come nel suo caso, ha portato sofferenza in tante famiglie. (ANSA 07-MAR-12)
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