TUNISI. La furia degli jihadisti di Ansar Dine continua ad abbattersi su Timbuctu, la citta’ del nord del Mali che, per le sue moschee, i suoi mausolei e le sue bellissime costruzioni di terra rossa fa parte del patrimonio dell’Unesco e che, appunto per questo, sta pagando un prezzo altissimo. Oggi, armati di zappe e picconi, centinaia di miliziani di Ansar Dine, dopo avere tenuto a bada la protesta dei musulmani della citta’ sparando raffiche di mitra in aria, hanno dato l’assalto a due mausolei della piu’ grande moschea di Timbucutu, quella di Djingareyber, distruggendoli completamente. Si puo’ dire che oggi gli jihadisti di Ansar Dine (che in arabo significa Difensore della Fede, denominazione singolare se si guarda al loro comportamento) hanno completato quel che s’erano prefissi: attaccare le tre piu’ grandi moschee della citta’ (con Djingareyber, quelle di Sidi Yahia e Sankore’) e i loro mausolei, per quel che rappresentano per i musulmani moderati. Appena pochi giorni fa Ansar Dine aveva distrutto sette mausolei e la porta della moschea di Sidi Yahia, tempio tra i piu’ celebrati in Mali e non solo. L’opera di distruzione dei luoghi sacri viene, peraltro, accompagnata dalla formula ‘Allahu Akbar’, ripetuta in continuazione. Quanto stanno facendo a Timbuctu gli jihadisti (che sembrano avere un conto aperto con l’Unesco, ritenuto espressione degli ”infedeli”) ha provocato la reazione degli abitanti, che mostrano sempre piu’ evidenti segni di intolleranza verso i fondamentalisti, che di fatto hanno imposto la sharia (con cruente pene corporali per adulteri e prostitute, ma anche per chi semplicemente fuma una sigaretta) e con essa l’obbligo per le donne di indossare il velo integrale. Tutto questo in una citta’ che e’ stata per secoli famosa, oltre che per il suo patrimonio architettonico, per quello artistico e bibliografico (come testimoniano le sue raccolte di testi sacri dell’Islam di inestimabile valore), anche per la sua conclamata tolleranza. Gia’ nei giorni scorsi le strade di Timbuctu sono state teatro di manifestazioni di protesta contro gli jihadisti e le regole che hanno imposto e, sebbene possa apparire assurdo, quanto sta accadendo nella ”citta’ dei 333 santi dell’islam” potrebbe servire da collante per l’eterogenea compagine di chi ha in odio Ansar Dine, dai laici tuareg del Movimento di liberazione nazionale dell’Azawad allo stesso governo di Bamako, che sta cercando di tornare in possesso delle regioni del Nord che ha perso. (ANSA. Diego Minuti 10-LUG-12).
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