Una sentenza della Cassazione stabilisce che le madri separate quando sono iperprotettive rischiano di perdere l’affidamento
Mamma troppo apprensiva? Il figlio lo tiene papà
“L’eccessiva protettività causa problemi ai ragazzi”
da “la Repubblica.it”
ROMA – Pare che Stefania sia una mamma iperprotettiva, apprensiva, ansiosa. Probabilmente, come molte mamme italiane. Ma per Stefania è diverso, perché il fatto che sia una mamma così – così tanto mamma – le impedisce di avere in affidamento Lorenzo, il figlio oggi adolescente avuto dal suo ex marito, Francesco, dal quale è separata e col quale non va granché d’accordo. Lo stabilisce la Cassazione, che ha sentenziato: le mamme troppo protettive e apprensive rischiano col loro comportamento di creare parecchi problemi ai figli e, così facendo, possono perdere l’affidamento dei minori in caso di separazione dal marito col quale, ormai, i rapporti si sono guastati. Per questo Lorenzo rimarrà con Francesco, al quale era già affidato: la Suprema Corte ha respinto il ricorso della madre che voleva ottenere l’affidamento. A Stefania è già successo, ma la sentenza, che fa precedente, potrebbe valere per eserciti di mamme italiane con pari requisiti e condizione.
Vediamo il caso di Stefania. La Cassazione ha confermato la decisione presa dai giudici di merito della Corte di Appello di Firenze che avevano accertato che “il comportamento eccessivamente apprensivo ed iperprotettivo della donna” creava dei “problemi” al figlio adolescente. La donna, inoltre, prima che intervenisse la sentenza che affidava Lorenzo al padre, aveva cercato in tutti i modi di ostacolare i rapporti tra il padre e il ragazzino. In particolare, aveva “fatto fallire” tutti i tentativi fatti da consulenti e terapeuti che si prodigavano affinché Lorenzo e suo padre potessero avere un rapporto sereno nonostante il clima di apprensione costantemente creato dalla madre.
Ma Stefania non si è arresa ed è ricorsa ai magistrati della Suprema Corte. Che però hanno respinto la sua richiesta di “riappropriarsi” (dice testuale la sentenza) del figlio. E le hanno spiegato: l’affidamento dei figli viene deciso in base al “criterio fondamentale dell’esclusivo interesse morale e materiale della prole, a fronte del quale la posizione dei genitori non si configura come diritto ma come munus”. In sostanza, l’affidamento dei figli non è un diritto ma una sorta di “privilegio” che ottiene “il genitore più idoneo a ridurre i danni derivanti dalla disgregazione del nucleo familiare e ad assicurare il migliore sviluppo possibile della personalità del minore, nel contesto di vita più adeguato a soddisfare le sue esigenze materiali, morali e psicologiche”.
E i giudici, per dimostrare la tesi, hanno ricordato a Stefania che sono state espletate “ben tre consulenze tecniche per individuare il genitore più idoneo all’affidamento di Lorenzo”, per non parlare degli altri “ulteriori specifici interventi affidati a psichiatri e psicoterapeuti”. Proprio da tutte queste verifiche è emerso che la troppa apprensione e la troppa protezione di Stefania verso il figlio avevano finito per causare al minore un mucchio di problemi. Problemi che invece sembrano non esistere nel rapporto tra Lorenzo e il suo papà. Caso chiuso, dunque.
Rimane invece aperta un’altra questione che segna l’unica vittoria di Stefania in Cassazione: avrà un nuovo giudizio nel quale la Corte di Appello di Firenze dovrà, nuovamente, stabilire se la colpa della fine del matrimonio sia sua o dell’ex marito.
(20 gennaio 2003)
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