(AGI) – Milano, 30 lug. – L’Italia e’ il paese occidentale con la maggiore incidenza di nascite da madri over 40: 4,6% nel 2005, con punte del 7,2% in Sardegna e valori oltre il 6% in alcune grandi province come Bologna, Firenze, Genova e Roma. Negli ultimi 25 anni e’ cresciuta, in tutto l’Occidente, l’incidenza delle maternita’ over 40. Negli Stati Uniti il numero di parti in questa fascia d’eta’ e’ piu’ che quadruplicato dal 1980 al 2003, da 23.000 a 101.000 (2,6% delle nascite). L’Italia, risulta al primo posto. Non solo: sempre piu’ spesso quello avuto in eta’ relativamente avanzata e’ il primo figlio (negli Stati Uniti nel 1980 il 9% dei nati da madri over 40 era primogenito, nel 2000 il 16%). “Ma ci sono limiti sociali e biologici al rinvio della maternita’”, scrive Francesco Billari, demografo e direttore del Centro Dondena per la ricerca sulle dinamiche sociali dell’Universita’ Bocconi in una ricerca pubblicata dalla Population and Development Review (co-autori Hans-Peter Kohler, Gunnar Andersson e Hans LundstrÃm). “E tali limiti hanno dimostrato una sorprendente consistenza nel tempo, nonostante l’introduzione di tecniche di riproduzione assistita sempre piu’ sofisticate. L’aspetto critico non e’ tanto l’incidenza delle nascite da madri over 40, che rimane bassa rispetto alle percentuali registrate nella prima meta’ del secolo scorso (la Svezia, oggi assestata al 2,9%, era oltre il 10% nel 1900), ma il rinvio della prima maternita’”.
“Il cattivo esito del tentativo di avere almeno un figlio – scrivono gli autori – ha conseguenze molto piu’ significative per il benessere individuale rispetto al diffuso superamento o non raggiungimento degli obiettivi di fertilita’ quando si hanno gia’ figli”, mentre il rinvio della prima maternita’ espone le donne a un rischio esponenzialmente crescente di sterilita’ dopo i 35 anni. Un’approfondita rassegna della letteratura medica mostra che “non sembra essersi verificato uno spostamento dell’eta’ della menopausa che rifletta l’aumento della longevita’” e che “l’eta’ mediana delle donne all’ultimo parto, nelle popolazioni che non fanno uso di contraccezione, e’ piuttosto stabile, intorno ai 40-41 anni”. I ricercatori mettono quindi in guardia sul rischio di “illudere le donne di poter attendere a lungo l’arrivo del partner giusto, concentrarsi sulla carriera, raggiungere la sicurezza e un buono standard di vita” prima di diventare madri, senza realizzare quanto sia costosa ed esposta al fallimento l’inseminazione artificiale. Con le donne di 35 anni l’inseminazione artificiale ha esito negativo 60 volte su 100, e a 40 anni o poco piu’ la percentuale di fallimenti passa addirittura all’85%. La variabile di gran lunga piu’ importante nella ricerca della maternita’ non e’ l’uso di tecniche di riproduzione assistita, ma l’eta’ dei primi tentativi di avere un figlio. Su 100 donne che cercano un figlio a 30 anni, soltanto 6 rimangono senza figli, con altre 3 che raggiungono la maternita’ grazie alle tecniche di riproduzione assistita. Su 100 donne che cominciano i tentativi di rimanere incinta a40 anni, invece, ben 36 rimangono senza e solo 7 riescono a diventare madri grazie alle tecniche di riproduzione assistita. “In definitiva, il continuo rinvio della prima maternita’ si
rivela una delle cause principali della bassa fecondita’ del mondo occidentale”, spiega Billari, “e nel breve periodo gli sviluppi nella medicina, anche se potranno apportare miglioramenti marginali, non sembrano, da soli, in grado diinvertire la tendenza”.

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