di Stefania Cascone Menduni de Rossi

Se da un lato si può anche acconsentire su quel “nulla da ridire sul valore dei manager” scelti a guidare le ASL in Campania, anche in nome del beneficio del dubbio che potrà essere sciolto solo da un giudizio ex post mandato, da l’altro non si può lasciar passare ancora una volta la mancata “valorizzazione” delle competenze femminili che non ha visto nominata nessuna donna tra quelle presenti nell’albo degli idonei. Non si può tacere non solo in nome della democrazia che deve essere innanzitutto dialogo paritario, condotto oltre le asimmetrie partitiche, sociali e di genere, scevro da ogni sorta di pressione, materiale o morale che sia, fondato sul rispetto della dignità individuale nella sfera pubblica e sul riconoscimento della capacità di discutere e decidere di ogni persona, ma anche e soprattutto in nome del buon senso che deve sempre evitare lo spreco di intelligenze, sensibilità ed esperienze disponibili. La valorizzazione delle “differenze” all’interno delle organizzazioni è oggi riconosciuta e sfruttata persino da multinazionali del calibro della Procter e Gamble, della Kodak ed Ikea, che adottano strategie di “diversity management” per la gestione aziendale esaltando l’approccio femminile al lavoro. Ad esempio vengono considerate un valore aggiunto quelle abilità nel curare le relazioni ed attenuare i conflitti, che spesso le donne già sperimentano e quindi perfezionano nel ruolo di madre e moglie, viene valutato positivamente l’approccio femminile al lavoro e lo “stile di leadership” innegabilmente diverso da quello maschile. Eppure passando dai capitali privati a quelli pubblici la questione diventa soprattutto di potere e gli uomini non sono più disposti a “scervellarsi” con le regole del managment, della meritocrazia che contende i migliori dirigenti, con le strategie ed i piani di attività tesi al risanamento, ma piuttosto sono colti da una improvvisa e volontaria “fotofobia” che gli fa chiudere gli occhi davanti alle capacità manageriali delle donne, disabituandoli progressivamente agli scenari diurni della trasparenza e della parità e facendoli confidare non già in una pronta guarigione bensì in una collettiva epidemia che costringa alla rassegnazione del vivere in penombra.
A proposito direbbe Lucia De Gasperi che “quando tutto si oscura rimane solo una luce, ma per riuscire a vederla bisogna essere abituati a cercarla” Non rimane allora che una luce, è la speranza che prevalga quel buon senso, guidato dalle coscienze dei singoli “uomini” di partito, uomini dubbiosi delle capacità manageriali delle donne ma che pur credono, tengono e debbono molto a qualche “donna” (sia essa la madre o la moglie o finanche una figlia).
Per un po’ ci aveva sedotto l’illusione che almeno gli ostacoli di ordine politico, al di là di quelli di ordine socio-economico e culturale, stessero per crollare. Come pesci nell’acqua ci hanno abbagliato con la riforma di un articolo costituzionale per poi “congelarci” fino a data da destinarsi, magari dopo le politiche del 2006… e se volessimo sognare la gelida Finlandia, al primo posto per capacità competitiva ed unico paese al mondo con un Governatore della Banca Centrale ed un Primo Ministro donne, dovremo poi addirittura farci “ibernare”?

Stefania Cascone Menduni de Rossi
Dirigente SSN
Responsabile Donne IdV

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