Lo rivela una ricerca condotta da Microsoft che ha coinvolto 11.500 studentesse in 12 paesi dell’Unione europea. I risultati sono stati presentati in occasione del lancio della quinta edizione di Nuvola Rosa: per le giovani italiane, oltre 40 corsi di formazione da marzo a dicembre 2017
di Rosita Rijtan
ROMA – Tra gli undici e i quindici anni vanno matte per le scienze. A sedici, però, qualcosa cambia: si disaffezionano a tal punto da scegliere, poi, un percorso accademico diverso da quello scientifico. E un po’ a sorpresa la responsabilità non è da imputare ai genitori né alla scuola. Ma allo scoramento legato alla sensazione che il settore non garantisca pari opportunità a uomini e donne. È quanto emerge da un nuovo studio condotto da Microsoft, in collaborazione con Martin Bauer, professore di psicologia sociale e metodologia della ricerca della London School of Economics (LSE). Una ricerca presentata in occasione del lancio della nuova edizione di Nuvola Rosa, iniziativa con cui l’azienda di Redmond punta a ridurre il divario di genere in area STEM: scienza, tecnologia, ingegneria e matematica.Il corposo studio è stato diviso in due fasi: una qualitativa, che ha coinvolto 54 ragazze, e una quantitativa svolta attraverso un sondaggio a cui hanno risposto 11.500 ragazze in 12 paesi dell’Unione europea. I risultati? Inaspettati. Sì, perché contrariamente a ciò che suggeriscono gli stereotipi, alle piccole donne (11-15 anni) la scienza piace. Eccome. Non solo, si sentono anche molto portate: tra il 46 e il 68 per cento delle ragazze intervistate ha respinto l’idea che nelle STEM loro non saranno mai brave come i coetanei uomini. L’interesse scema proprio poco prima che si deve compiere la scelta cruciale, cioè quale università frequentare.
I genitori incoraggiano le proprie figlie a dedicarsi alle materie Stem?
Gli insegnanti interessano i loro allievi alla Stem?
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