una donna appassionata
di Nadia Angelini
Ho pensato molto spesso al fatto che, in ogni epoca ed in ogni situazione, l’ultima decisione, quella più importante è quasi sempre stata guidata da una donna.
In quell’agosto del 1572, due furono le dame a mutare gli eventi di un Regno: Caterina dei Medici e sua figlia Margherita di Valois, detta anche Margot.
Quest’ultima, per volere della madre, andò sposa ad Enrico di Navarra.
Lei, sebbene innamorata di un altro uomo, accettò quel matrimonio per estrema debolezza di carattere che la portò a chinare la testa di fronte agli ordini di una donna davvero diversa da lei!
Caterina concesse la mano di sua figlia ad Enrico per solidarietà nei confronti di costui che aveva estremamente bisogno che avvenisse una pacificazione tra ugonotti e cattolici.
Sullo sfondo di scene spaventose, di eventi tragici e sanguinosi si ergono, come a contrapporsi, queste due figure di donne.
In tal modo quel secolo consegna alla storia una Margot sottomessa agli accadimentii; che divide in uno straordinario patto di mutuo soccorso con il marito, un periodo di immani sofferenze.
La cronaca di quel tempo ci rende l’immagine di un matrimonio casto, paradossalmente casto, poiché Margot era una donna appassionata che divise con suo marito i problemi di stato e concesse il suo cuore, e non soltanto quello, al bel Conte di La Mole.
Fu il loro, un amore straripante, una passione che sconvolse i due; però non fu mai un sentimento segreto da vivere con il benché minimo disagio.
Allo stesso modo suo marito Enrico visse una storia, straordinariamente bella, con Charlotte de Sauve, che morì avvelenandosi col suo rossetto, precedentemente preparato da Caterina e, che era invece destinato a provocare la morte del genero.
Soltanto in quell’occasione la bella Margot, per lenire le sofferenze del suo sposo distrutto per la morte dell’amante, si concesse a lui.
I loro amori, comunque, saranno travolti da una spirale di odio di complotti tra fazioni, tra parenti, per un regno tanto più concupito, quanto più scosso dalla guerra civile.
Mi chiedo, alla luce di tutti questi anomali comportamenti, quale parte potesse avere la spietata volontà di Caterina.
Lei che non conosceva certamente il significato della parola “viltà”, lei che oltraggiava cielo e terra, senza il minimo scrupolo di coscienza e ancora lei che, ritenendolo un buon investimento per sè, aveva svenduto la vita di sua figlia senza alcun timore; forse che forte della sua innata immoralità non comprese o non volle comprendere tutto il dolore che andava procurando?
Certamente né in Margot, come in sua madre, non albergarono mai sentimenti di purezza; altrimenti perchè darsi sconsolatamente senza alcuna pudicizia ad un cavaliere appena conosciuto e sulla strada? (Questo, alcuni storic, i tramandano di lei)
C’è da considerare che i costumi, nelle Corti di quel periodo, e in misura ancor più evidente in Francia, erano privi di ogni argine; pure tuttavia si conoscono storie di altre donne che seppero salvaguardare strenuamente la loro dignità.
La Regina Margot era bella, appassionata e fragile; per quanto mi riguarda tutto ciò non la salva minimamente dal giudizio severo della storia.
Di lei si può assolvere il poco, pochissimo carattere che mostrò in tutte le occasioni che richiesero coraggio; di Caterina si deve condannare ogni azione malvagia, compiuta col solo pensiero di tramare per averne beneficio.
Onestamente debbo ammettere, però, che per quanto la bella Margot possa ritenersi indegna, forse e dico forse, poiché non so davvero come giudicare il suo folle gesto, il pensarla con tra le braccia la testa del suo amante appena giustiziato, mi provoca, in fondo, un sentimento di grande pietà.
Allora c’è da chiedersi:fu forse amore e non soltanto erotismo a guidare la straordinaria passione che nutrì per La Mole?
Questo, purtroppo, non si saprà mai!
Di Lei è rimasta, indelebile nel tempo, la splendida figura di donna, la sua colta intelligenza che non l’aiutò certo a difendersi dall’aggressiva volontà di una madre, sempre in lotta per primeggiare.
Forse… infine… è da ritenersi soltanto una donna arresa alla sua stessa vile natura… alla quale il destino riservò, come ad accanirsi, una madre ignobile.
Nadia Angelini
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