NAPOLI SI FERMA, E’ MORTO IL RE DELLA SCENEGGIATA
MARIO MEROLA AVEVA RACCONTATO L’ANIMA POPOLARE DELLA SUA CITTA’

(ANSA) – NAPOLI, 12 NOV – L’anima della sua citta’, la lotta tra il buono e ”o malamente”, Mario Merola li ha sempre raccontati: con il sorriso. Lui, il re della sceneggiata, metteva il cuore, la passione in tutto quello che faceva. Era impetuoso, diretto e forse non e’ un caso se la sua morte sia arrivata proprio nel giorno in cui, dopo tanto, aveva aperto gli occhi. Quasi un segnale, l’ennesimo, della sua voglia di vivere. E’ morto cosi’, a 72 anni, Mario Merola. Tra l’affetto di chi durante tutta la sua carriera non lo ha mai abbandonato. Come i suoi fan che lo hanno seguito in tutto il mondo. E che anche in questi giorni, da quando martedi’ scorso era stato ricoverato all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia (Napoli), il loro amore lo avevano scritto su degli striscioni: ”vivi per te e per noi”. Ci ha provato, il re della sceneggiata, a vivere. Ma questa volta la storia non e’ finita come nel luglio scorso, quando si era diffusa la notizia che fosse morto e invece proprio lui aveva risposto al telefono di casa. E a chi chiedeva notizie di Mario Merola, senza batter ciglio, aveva risposto: ”No, non sono morto. Anzi, a dire la verita’, oggi mi sento proprio bene”. Oggi, invece, non e’ andata cosi’. Il ”combattente”, come lo aveva definito qualche giorno fa il presidente della Regione Campania Antonio Bassolino, ha smesso di combattere. Del resto, lui alla vita dura, alla vita vissuta, e’ sempre stato abituato. Da quando, da aiuto cuoco a scaricatore di porto, la vita e’ stato costretto a guardarla dritto in faccia. Come dire: la prima sceneggiata di cui e’ stato protagonista e’ stata, in fondo, la sua stessa vita. C’e’ chi, come l’attore Gino Rivieccio, alla notizia della sua morte ha detto che se ne va la Napoli buona, generosa. ”E’ come se, aprendo la finestra di casa mia non vedessi piu’ il Vesuvio”, ha esordito. Si’ perche’ Mario Merola, in fondo, ha da sempre rappresentato il volto di Napoli, quello che sorride. Che racconta con gli occhi, prima ancora che con le parole, l’amore, la mamma, il tradimento, l’amicizia e anche la malavita. ”Era straordinario interprete dell’anima popolare di Napoli”, ha detto stasera il governatore Bassolino, ”se ne va una bandiera”, ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale della Campania Sandra Lonardo. In tanti, tantissimi, immediatamente dopo la sua scomparsa, sono accorsi all’ospedale San Leonardo. In tanti, centinaia, soprattutto giovani, hanno voluto dedicargli un ultimo saluto e hanno riempito la cappella dell’ospedale adibita a camera ardente. C’e’ anche chi, a Merola, stasera, gli ha portato una pizza con sopra scritto ”Grande Mario”. Gente comune accanto a comici come Angelo Di Gennaro, Alessandro Siani, cantanti
neomelodici. Nel reparto di rianimazione del nosocomio napoletano, Merola era arrivato martedi’ scorso, per problemi cardiorespiratori. Il direttore del centro di rianimazione Aniello De Nicola ha parlato di uno ”schock cardiogeno a seguito di una fortissima gastrinterite”. Il suo cuore era malato da tempo e oggi proprio non ce l’ha fatta a subire ben quattro arresti cardiaci. Da allora, da quel giorno, Napoli, la Campania, l’Italia intera e’ stata con il fiato sospeso. Nel pomeriggio di oggi, ad un certo il punto, Merola ha aperto gli occhi. Il figlio Francesco ha urlato: ”papa’ si e’ svegliato”. Poche ore dopo, alle ore 21.30, Merola ha deciso di chiudere quegli stessi occhi. Per sempre. La figlia ha urlato ”Tu si nu mito”. In quel momento, Napoli, tutta intera, ha sicuramente pianto e forse, anche se a bassa voce, avra’ cantato, in suo onore, quelle sue canzoni che hanno segnato la storia, ”I figli so piezz ‘e core” e ”Lacrime napulitane”. Che hanno segnato la sua storia come quella di tanti, tantissimi altri.

MORTE MEROLA: SALMA TRASFERITA IN CAMERA ARDENTE
TROPPA FOLLA LA AVVICINA, ACCESSO RISERVATO SOLO ALLA FAMIGLIA

(ANSA) – NAPOLI, 13 NOV – La salma di Mario Merola e’ appena stata trasporta nella camera ardente, allestita nella cappella dell’ospedale San Leonardo di Castellammare. Ad accoglierla un lunghissimo applauso. In cosi’ tanti si sono avvicinati alla bara che il figlio Francesco ha urlato ”lasciate stare a papa”’ e si e’ sentito male, e’ quasi svenuto. La cappella era cosi’ gremita all’inverosimile, in tanti perfino sull’altare, che si e’ reso opportuno, per evitare problemi di ordine pubblico, far uscire tutti e consentire solo alla famiglia di restare con la salma di Merola.

LANDOLFI: INTERPRETE DI NAPOLI PROFONDA E POPOLARESCA
“Con lui scompare il genere della sceneggiata”

Napoli, 13 nov. (Apcom) – “Mario Merola è stato, nei tempi recenti, l’interprete di una Napoli profonda e popolaresca che la sua arte ha fatto apprezzare anche fuori dai confini nazionali. Con lui scompare un genere quale quello della sceneggiata che ha saputo celebrare i sentimenti e le passioni tipiche della napoletanità. Alla sua famiglia vanno le mie più sentite condoglianze”. Lo ha dichiarato il presidente della Commissione vigilanza Rai, Mario Landolfi, commentando la scomparsa di Mario Merola.

L’ADDIO DI NAPOLI A MEROLA
‘ME FA MALE ‘O CORE’ L’ULTIMO GRIDO PER LA ‘SUA’ NAPOLI IN MANO ALLA CRIMINALITA’

Roma, 13 nov. – (Adnkronos) – Domani l’ultimo addio di Napoli a Mario Merola. Il re della sceneggiata e’ morto ieri sera poco dopo le 21 nell’ospedale di Castellammare di Stabia dove era stato ricoverato martedi’ scorso per una crisi respiratoria. Mario Merola, nato a Napoli il 6 aprile 1934, e’ un autentico mostro sacro della canzone partenopea. E’ grazie alle sue straordinarie interpretazioni che il genere della sceneggiata ha varcato i confini campani e anche quelli nazionali. L’ultimo dolore glielo aveva dato l’emergenza criminalita’ che ha attanagliato la ‘sua’ Napoli: il primo novembre scorso, nella sua ultima dichiarazione, a proposito del dilagare della violenza nel capoluogo partenopeo, aveva detto all’ADNKRONOS: ”Mi dispiace, l’unica cosa che posso dire e’ che mi dispiace. Me fa male ‘o core”. Di umili origini, ex aiuto cuoco e scaricatore di porto, Merola e’ arrivato al teatro quasi per caso, dopo aver inciso una canzone dai toni violenti, ‘Malu figlio’, brano entrato a far parte di una sceneggiata che lo ha visto protagonista. Il grande successo ottenuto a Napoli ha convinto Merola a scegliere definitivamente la carriera artistica. Con lui la sceneggiata si e’ imposta non solo a Napoli ma in tutta Italia e si e’ affermata anche all’estero, negli Stati Uniti. Al cinema Merola e’ comparso varie volte, la prima nel 1973, con ‘Sgarro alla camorra’ di Ettore Maria Fizzaroffi. Ma e’ stato negli anni Settanta e Ottanta che Merola ha portato la sceneggiata al cinema con pellicole come ‘Napoli… serenata calibro 9’, ‘L’ultimo guappo’, ‘Da Corleone a Brooklyn’, ‘Zappatore’, ‘Carcerato’ e ‘Guapparia’, dirette per la maggior parte da Alfonso Brescia con il quale collaborera’ fino al 1982 per il film ”I Figli… so’ pezzi ‘e
core”.
Portavoce internazionale del genere che lo ha reso famoso, con concerti in varie citta’ del mondo fino a pochi mesi fa, Merola e’ stato riscoperto recentemente anche dai nuovi registi: nel 2000 Roberta Torre gli ha affidato un cameo in ‘Sud Side Stori’ e ha doppiato uno dei personaggi di ‘Toto’ sapore e la magica storia della pizza’, il cartoon di Maurizio Forestieri uscito nel natale del 2003. Nel 2004 aveva compiuto 70 anni e in quell’occasione, in
un’intervista all’ADNKRONOS, aveva rivendicato con forza il primato della canzone napoletana nel mondo e aveva confessato pero’ di non vedere eredi all’orizzonte per la sua musica. ”All’orizzonte non vedo eredi della scenaggiata -aveva detto- anche se qualche mio pupillo c’e’ e Gigi D’Alessio e’ il primo. Ma e’ un altro genere, non fa la sceneggiata” ”Se guardo indietro alla mia vita -aveva aggiunto- vedo solo cose belle e rifarei tutto quello che ho fatto”. Aveva poi ribadito quello che sosteneva da sempre: ”Quello che si canta nel mondo e’ la canzone napoletana, il resto e’ poca roba”.
Nell’estate del 2004, per redere omaggio ai suoi 70 anni la citta’ di Napoli aveva indetto il ‘Merola Day’: un concerto- tributo, che si svolse a meta’ settembre nella stazione marittima di Napoli e che vide le esibizioni anche di Gigi D’Alessio, Peppino Di Capri, Enzo Gragnaniello, Tullio De Piscopo e Mariano Apicella. A fine 2004, Merola era tornato dopo 20 anni ad interpretare una sceneggiata a Napoli con ‘I figli’ di Libero Bovio. Nel 2005 aveva debuttato a teatro il recital ”Il lungo viaggio continua”, in cui Merola era affiancato dal figlio Francesco nell’interpretazione dei grandi successi della canzone napoletana. Poi, con il precipitare delle condizioni di salute, all’inizio di questa settimana quel viaggio si e’ interrotto, tra le manifestazioni d’affetto dei colleghi e di tutta Napoli.

MASTELLA. SCOMPARE IL CANTORE DELLA NAPOLI VERACE

(AGI) – Roma, 13 nov. – “Un grande artista, il cantore della Napoli verace”. Cosi’ il segretario dei Popolari-Udeur Clemente Mastella, che nei giorni scorsi si era recato a fargli visita in ospedale, ha commentato la scomparsa di Mario Merola. “Di lui – aggiunge – ricorderemo con affetto la passione con la quale ha difeso sempre, fino alla fine, la melodia napoletana che, da interprete eccezionale qual e’ stato, ha contribuito ad esportare in tutto il mondo, soprattutto fra i nostri emigranti”.

DE PISCOPO, MEROLA VIVRA’ SEMPRE NEI NOSTRI CUORI

Napoli, 13 nov. (adnkronos) – E’ commosso per la morte di Mario Merola, il cantante napoletano, Tullio De Piscopo. ”Mario, tu per noi sarai sempre vivo e nei nostri cuori. Ti vogliamo bene e sempre te ne vorremo. Io, ho dei ricordi bellissimi e indimenticabili su Marittiello, adesso li sto ripercorrendo tutti nella mia mente. Ciao Mario”.

LUCIANO DE CRESCENZO, HA INVENTATO LUI LA SCENEGGIATA
DA GIOVANE NON LO CAPIVO, DOPO HO SCOPERTO QUANTO FOSSE BRAVO

(ANSA) – NAPOLI, 13 NOV – ”Da giovane non lo capivo, dopo ho scoperto quanto fosse bravo: e ora ho lo scrupolo di non averlo apprezzato prima”. Luciano De Crescenzo ricorda cosi’ Mario Merola, che – aggiunge – ”e’ stato il vero inventore della sceneggiata napoletana”. ”Da giovani, a Napoli – ricorda lo scrittore – ci dividevamo in due categorie, i ‘meroliani’ ed i ‘carosoniani’, due modi opposti di vivere e amare la musica partenopea. Io ovviamente a
quell’epoca stavo con Carosone: in seguito ho capito quale fosse la capacita’ artistica e la bravura di Mario Merola”.

MASSIMO RANIERI, ORA NON C’E’ PIU’ L’ERBA DI CASA MIA
APPRENDISTATO CON LUI NELLE FESTE DI PIAZZA FU COME UNA LAUREA

(ANSA) – NAPOLI, 13 NOV – ”Pensare che Mario Merola non c’e’ piu’ e’ come pensare che non esiste piu’ l’erba di casa mia, il mondo in cui sono cresciuto e diventato artista, la Napoli in cui ho tirato i primi calci a un pallone, in cui mi sono innamorato per la prima volta”. Cosi’ Massimo Ranieri ricorda l’artista scomparso, in un articolo pubblicato oggi dal quotidiano ”Il Mattino”. ”Lui ha creduto in me – prosegue Ranieri – quando ero uno ‘scugnizziello’ che strillava con tutta la voce che avevo in corpo. Ma la gratitudine che gli porto non e’ solo personale: gli dobbiamo tutti tanto, anche quelli che non lo hanno mai incontrato, ma che almeno una volta nella vita si sono fermati ad ascoltare il suo canto ‘fisico’, ad osservare il suo modo di accompagnare la melodia con il corpo”. ”Quando parlo dei miei maestri – scrive ancora il cantante e attore napoletano – spesso penso a Bolognini, a Strehler, a Scaparro, ma il primo e’ stato Merola. Quell’apprendistato vale come una laurea, un master, direbbero oggi. Le feste di piazza che ho iniziato a frequentare con lui sono la specializzazione piu’ prestigiosa: con Mario ho imparato a stare in mezzo al pubblico, senza distanze, senza barriere o protezioni”. ”Quando sai portare a termine una festa di piazza, quando domi quel pubblico puoi affrontare altri palcoscenici, magari piu’ illustri e importanti, mai cosi’ rischiosi. Io ho imparato da lui, dalla sua maniera di guardare negli occhi il pubblico. Maestri cosi’, in giro non ce ne sono piu”’, conclude Ranieri.

SINDACO PORTICI, PIANGIAMO CITTADINO ADOTTIVO
SARA’ RICORDATO NEL PROSSIMO CONSIGLIO COMUNALE

(ANSA) – PORTICI (NAPOLI), 13 NOV – ”Portici piange addolorata la scomparsa di Mario Merola, cittadino adottivo, che aveva qui trasferito la sua casa e i suoi affetti nei primi anni ’70, stabilendo la sua residenza a Bellavista”. Il sindaco di Portici, Vincenzo Cuomo, partecipera’ alla cerimonia funebre col gonfalone della citta’. Cuomo ricorda il cantante come ”un grande artista, un uomo di grande umanita’, espressione di una napoletanita’ tutta positiva, profondamente legato a quella che considerava la sua Portici, tanto da scegliere qualche anno fa di festeggiare i suoi 40 anni di carriera con un concerto dedicato alla citta’ proprio in piazza San Ciro”. ”Non era raro vederlo passeggiare per le strade del centro – aggiunge il sindaco – dove aveva conservato tanti amici. Considerava Portici il suo rifugio dove amava ritirarsi di ritorno dai suoi viaggi in giro per il mondo. Proporro’ di ricordarlo ufficialmente nel prossimo Consiglio comunale – conclude Cuomo – dal quale auspico arrivino proposte per ricordarne il forte legame con Portici”.

BERTINOTTI, ESPRESSIONE APPASSIONATA CULTURA POPOLARE
MESSAGGIO DI CORDOGLIO DEL PRESIDENTE DELLA CAMERA

(ANSA) – ROMA, 13 NOV – Il presidente della Camera Fausto Bertinotti, ha inviato il seguente messaggio alla famiglia Merola: ”Nell’apprendere la notizia della scomparsa di Mario Merola, interprete della grande tradizione musicale e drammaturgica della citta’ di Napoli ed espressione appassionata dell’anima di una cultura popolare, desidero far giungere a voi tutti i sentimenti del cordoglio piu’ profondo mio personale e di tutta la Camera dei deputati”.

IERVOLINO, ORA NAPOLI AVEVA BISOGNO DI LUI

(ANSA) – NAPOLI, 13 NOV – ”Merola muore in un momento in cui Napoli avrebbe avuto piu’ che mai bisogno di lui”. Lo ha detto il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, oggi nella chiesa del Carmine maggiore per l’estremo saluto al cantante. ”Merola ha portato Napoli nel mondo – ha continuato – e adesso che non c’e’ piu’ lui, con la sua voce, il suo ricordo, e in suo onore, dobbiamo essere noi a portare Napoli nel mondo, tenere la testa alta ed essere orgogliosi di essere napoletani, come lo era lui”. L’immagine che Napoli tratterra’ di lui e’ quella del ”guappo buono, che alla fine fa sempre prevalere la giustizia la bonta’, il bene della gente”. ”Dobbiamo recuperare la ‘guapparia’ – ha concluso con una parola che e’ anche il titolo di una antica canzone del repertorio napoletano, spesso interpretata da Merola – nella misura in cui e’ orgoglio, e non prepotenza, nella misura in cui si tratta di un sentimento di generosita”’.

POLITICI ED ARTISTI GLI RENDONO L’ULTIMO OMAGGIO A NAPOLI
In molti alla camera ardente nella chiesa del Carmine

Napoli, 13 nov. (Apcom) – Tanti i messaggi di cordoglio e di ricordi di personaggio politici e di quelli dello spettacolo per la scomparsa di Mario Merola. Il cantante Bruno Venturini, commosso fuori la chiesa del Carmine a Napoli, dove è stata allestita la camera ardente e dove domani mattina si svolgeranno i funerali, ricorda l’artista e l’amico, definendolo come “persona spontanea che ha reso grande Napoli nel mondo”. Venturini ha poi sottolineato che la sceneggiata “non può definirsi un genere di serie B. Così come Pirandello scriveva opere filosofeggianti, così Merola cantava la Napoli popolari. Sempre teatro è perché il teatro è uno solo e Merola era un grande artista”. Venturini si è poi dilungato raccontando episodi di vita comune dal momento che, proprio da ragazzi, avevano iniziato a lavorare nel mondo della canzone. “Senza di lui Napoli è un mosaico a cui manca un tassello”, ha detto Enzo Gragnianiello, anche lui in chiesa a Napoli. “Mario, tu per noi sarai sempre vivo e nei nostri cuori. Ti vogliamo bene e sempre te ne vorremo. Ciao Mario”, così il batterista partenopeo Tullio De Piscopo mentre anche la Cgil Campania e la Camera del lavoro di Napoli ricordano il cantante scomparso: “Con Merola scompare una figura di artista popolare, nel senso più nobile del termine”, dicono i sindacalisti. Cordoglio anche dal presidente della Provincia di Napoli, Dino Di Palma, il quale definisce Merola “la Napoli popolare, quella vera, quella dei sentimenti e della passione. Un artista nato dalla gente e la grande folla di oggi ne è la testimonianza. Una folla che si raccoglie attorno alla moglie e ai figli per mostrare l’affetto per una persona che non sarà mai dimenticata. Un uomo – ha concluso Di Palma che, questa mattina si è recato a rendere omaggio alla salma di Merola in chiesa – noto in tutto il mondo che i napoletani del capoluogo e della provincia hanno sempre sentito vicino”. Condoglianze sono state espresse anche dall’assessore della Regione Campania al Turismo, Marco Di Lello: “Napoli e noi tutti abbiamo perso
un grande artista che sarebbe stato il naturale protagonista della Piedigrotta (antica festa popolare di Napoli che dovrebbe essere ripristinata dalla Regione prossimamente, ndr). Nei prossimi giorni contatteremo i familiari per individuare come fare affinché nella prossima edizione della festa ci sia una traccia indelebile del grande interprete della canzone napoletana scomparso ieri”.

IL FIGLIO FRANCESCO: ABBIAMO PERSO TUTTI UN PADRE
“Deciderà pubblico se sarò suo successore, ma Mario era unico”

Napoli, 13 nov. (Apcom) – “Un papà tenero che mi ha insegnato tantissimo. Penso che adesso tutti abbiamo perso un papà, non soltanto io”. Così ai microfoni di Sky Tg24, Francesco Merola, il figlio del cantante morto ieri sera a Castellammare di Stabia (Napoli). L’erede, anche artistico, del ‘re dalla sceneggiata’, con gli occhi lucidi, ricorda l’uomo più che l’attore e l’interprete conosciuto in tutto il mondo: “Ha dato troppo agli altri e ha pensato poco a se stesso. Sono in tanti quelli che gli devono dire grazie. Primo tra tutti Gigi D’Alessio, il più grande, quello che considero un fratello e che mi farà sempre ricordare mio padre”. “Papà mi ha viziato, mi ha dato anche quello che era difficile da ottenere – ha continuato Francesco Merola – ma mi ha insegnato a essere umile. Mi diceva sempre che se non c’è l’umiltà non si va da nessuna parte. Ricordo il concerto che abbiamo fatto insieme nel carcere di Poggioreale qualche tempo fa: in quell’occasione lui piangeva. Piangeva per quelli che avevano sbagliato. Ecco, Mario Merola era così. Da stanotte dormirò sul suo cuscino in modo da ricevere, ogni notte, qualche suo consiglio”. E sul futuro della sceneggiata e su un possibile passaggio di testimone tra le due generazioni Merola, Francesco è sicuro: “Deciderà il pubblico. Mio padre, più volte, mi ha detto: ‘Ora tocca a te, pensaci tu’. Per adesso, però, sento che è caduto un sipario, poi si vedrà. In questo momento non ci sono testimoni. C’è solo un figlio che pensa a suo padre. Io sono un Merola, ma Mario è uno solo”, ha concluso.

GRAGNANIELLO, UNICO COME TOTO’, NESSUN EREDE

(ANSA) – NAPOLI, 13 NOV – ”Spero innanzitutto che se ne sia andato in pace. Quello che lascia e’ il vuoto di un personaggio emblematico, un frammento di questo grande mosaico di Napoli: un frammento molto importante, di cui sente gia’ la mancanza”. Il cantautore Enzo Gragnaniello e’ nella folla che riempie la chiesa del Carmine Maggiore, in piazza Mercato a Napoli, attorno alla salma di Mario Merola. E di fronte alla perdita del re della sceneggiata, non e’ possibile parlare di eredi: ”Merola era unico, come lo e’ stato Toto’, unico come tutti gli artisti, che sono come i fiori”. Un passaggio e’ dedicato anche alla citta’: ”Quella che ha descritto Merola nelle sue canzoni e’ una Napoli popolana fatta di una cultura dei vicoli, di gente in un certo senso diseredata”, ha continuato confrontando l’immagine della citta’ nelle canzoni con la Napoli di cui si parla nel mondo oggi. Secondo Gragnaniello, ”quello che bisogna ricordare oggi e’ che la citta’ e’ un territorio sacro, che i napoletani non sono mai stati violenti o cattivi, hanno sempre cercato di riscattarsi. I valori non sono stati perduti oggi, sono stati solo dimenticati”.

RISI, UN GRANDE NEL SUO MONDO, MONUMENTO DELLA CITTA’
IL REGISTA, A ME SONO SEMPRE PIACIUTE LE COSE SEMPLICI, VERE

(ANSA) – NAPOLI, 13 NOV – ”A me sono sempre piaciute le cose semplici, vere, e Mario Merola e’ stato un grande nel suo mondo, rimane un monumento di questa citta”’: cosi’ il regista Dino Risi ha commentato la scomparsa di Mario Merola. A Napoli per l’anteprima europea del restauro di ”Operazione San Gennaro”, il regista di numerosi film che hanno fatto la storia del cinema italiano, da ”Profumo di donna” a ”Il sorpasso”, ha ricordato cosi’ il cantante napoletano scomparso ieri.

FOLLA DI NAPOLETANI NEL TEMPIO DELL’ ADDIO A TOTO’

(ANSA) – NAPOLI, 13 NOV – Sono centinaia le persone che dalle prime ore del mattino arrivano da ogni angolo di Napoli, da tutta la provincia, per l’ultimo saluto a Mario Merola: in piazza Mercato, nella chiesa del Carmine Maggiore. E’ la chiesa dedicata a una Madonna cui il cantante pare fosse particolarmente devoto; il tempio in cui 39 anni fa si celebrarono i funerali di Toto’; la stessa in cui domani alle 11 i napoletani diranno addio al re della sceneggiata. Precedono la salma, la moglie Rosetta, stravolta dal dolore, i figli emozionatissimi, gli amici di sempre, la gente che lo ha conosciuto attraverso film e canzoni, i giovani che hanno ancora l’abitudine di ascoltare ‘lacrime
napulitane’, ‘o’ zappatore’. Ne’ mancano, come sempre accade in queste circostanze, quelli che stamattina cercano il loro momento di gloria, dicendo di aver incontrato o conosciuto il re della sceneggiata, esibendo fotografie, arrampicandosi su inedite o addirittura false testimonianze. Si riconosce chi al mito e’ davvero legato: molta gente piange; prevalgono nella folla persone anziane, i suoi coetanei, gente di 70 anni, che viveva nei paraggi, quando lui si trovava nelle ‘Case nuove’, alle spalle della chiesa della Madonna del Carmine. Arrivano subito dopo il suo ingresso in chiesa il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, il presidente della Provincia Dino Di Palma. Entrambi si fermano a lungo a parlare con i familiari, cercando di esprimere a nome di tutta la citta’ parole consolatorie. Appena qualche minuto prima, Francesco e Roberto, in preda alla commozione, avevano gridato in chiesa: ”Qui c’e’ solo il popolo, non ci sono le istituzioni”. Parole che si mescolano alla intensa commozione di fronte a un epilogo temuto negli ultimi sei giorni, ma inatteso per la famiglia, che aveva creduto ieri nel risveglio del padre: quando Merola aveva reagito ai primi stimoli dei medici, che avevano progressivamente diminuito i sedativi per farlo uscire dal coma farmacologico. La famiglia e’ stanca, provata dal dolore: Rosetta si lascia trascinare dalla folla. Francesco si schernisce quando la gente gli urla che adesso e’ rimasto lui – con la mano mostra resistenza, e dice no, no – e alla fine, per pochi istanti, perde i sensi fra la folla, a pochi passi dalla bara.

ARBORE, LA SUA FORZA ERA L’AUTENTICITA’ BISOGNA FARE ORDINE NELLA CANZONE NAPOLETANA

(ANSA) – ROMA, 13 nov – ”La sua forza era la sua grande autenticita’. Era uno del popolo che cantava le canzoni del popolo”: Renzo Arbore ricorda cosi’ Mario Merola, un artista che – ricorda – ”ho avuto la fortuna di ‘sdoganarlo’, pur essendo un napoletano borghese, molto tempo prima che lo sdoganassero poi tutti, quando era un cantante snobbato. Di questo lui mi e’ sempre stato grato”. Per Arbore, che ha ricevuto la notizia della scomparsa di Merola tornando da un periodo di vacanza in Brasile, esistono ”tre Napoli molto diverse, quella di Murolo, quella di Sergio Bruno e quella di Merola, tre capiscuola”. E Merola rappresentava ”quella Napoli popolare, autentica, e non fintamente popolare che purtroppo ora ha perso il suo portavoce”. Ricorda di aver fatto una ”chicca in televisione,
con Marisa Laurito nel programma ‘Marisa la nuit’, in cui facemmo una bella sceneggiata di ‘Dicitencello vuje’, che rimane una delle cose preziose del mio repertorio televisivo che proprio in questi giorni sto rivisitando e rivedendo”. ”Questa sketch – aggiunge Arbore – e’ tra i piu’ riusciti, grazie alla bravura di interprete di Merola che, al contrario di tanti altri, e’ autentico. Cantava con profonda convinzione le sue canzoni”. Arbore preferisce il Merola che ”ha cantato canzoni del repertorio classico napoletano, canzoni dei grandi autori, le canzoni degli emigranti, avendo lui vissuto quell’epopea e avendo sfiorato il mondo contadino”. ”Adesso – sottolinea – e’ difficile che ci siano altrettanti bravi interpreti di queste canzoni. Fanno altri generi, ci sono i ‘neomelodici’. C’e da fare molto ordine nella canzone napoletana, senza snobbismi, distinguendo l’arte e le canzoni importanti che rimarranno a futura memoria da quelle commerciali, o comunque di cattivo gusto, che – conclude – qualcuno vuol far passare per canzoni del passato”. Infine, alla domanda se pensa di fare un omaggio al re della sceneggiata, Arbore risponde: ”Prima o poi un ricordo lo faro”’.

DE SIMONE, CON LUI SI E’ CHIUSA UN’EPOCA ULTIMO VERO INTERPRETE DELLA SCENEGGIATA

(ANSA) – NAPOLI, 13 nov – ”L’ultimo vero interprete della sceneggiata, una tradizione napoletana che, come genere, si e’ estinta gia’ dagli anni 1960. Merola e’ riuscito a raccogliere accanto a se’ gli ultimi stralci di pubblico amante della sceneggiata”. E’ cosi’ che il maestro Roberto De Simone ha commentato la scomparsa di Mario Merola. ”Un interprete che nel suo genere ha chiuso un’epoca”, dice De Simone. L’occasione e’ stata la presentazione alla stampa della suite de ”La gatta cenerentola”, scritta proprio da De Simone in occasione del
ritorno della Nuova Orchestra Scarlatti, all’Auditorium della Rai. ”La sceneggiata – prosegue il maestro – narrava fatti di vita vissuta e non, come si pensa, di malavita. Nasceva da una canzone, come ‘Monastero ‘e Santa Chiara’, ‘Quattro stelle’ in riferimento alle stelle che si appuntavano in petto a contare i propri morti della guerra, o ‘Dove sta’ Zaza”’. Tra gli altri interpreti della sceneggiata che hanno lavorato con Merola, De Simone ricorda Gaspare Di Maio, Donato Bruno e la famiglia Fumo. ”La grande capacita’ degli interpeti della sceneggiata – conclude – era l’improvvisazione. La trama era un semplice canovaccio e gli attori-cantanti dovevano improvvisare i dialoghi e le scene”.

USA/CANADA, PRIMA PAGINA A LUTTO GIORNALI ITALIANI

(ANSA) – NEW YORK, 13 NOV – I maggiori giornali italiani del nord America, America Oggi e il Corriere Canadese, sono usciti oggi con edizioni listate a lutto per la morte di Mario Merola. ”Addio a Merola, muore il re della sceneggiata napoletana”, scrive America Oggi che mette la notizia della morte in apertura della prima pagina ricordando che l’interprete della grande tradizione musicale e drammaturgica della citta’ di Napoli ”e’ riuscito a dare un genere di spettacolo squisitamente regionalistico una popolarita’ e una dimensione nazionale e un successo tale da farne un genere cinematografico”. ”Muore Mario Merola, se ne va o Zappatore’ titola in prima il Corriere Canadese ispirandosi nel titolo alla sceneggiata portata in tournee’ nel 1976 in Nord-America dove Merola venne accolto come un divo dalle comunita’ degli emigranti. In quell’occasione Merola approdo’ alla Casa Bianca dove venne ricevuto dall’allora presidente Gerald Ford.

STATUINA CANTANTE IN PRESEPE DEGLI UOMINI ILLUSTRI SU BANCARELLE S.GREGORIO ARMENO
TRA TOTO’, DE FILIPPO E TROISI

(ANSA) – NAPOLI, 13 NOV – Appena morto e gia’ tra i pastori di San Gregorio Armeno. Una statuina del popolare cantante napoletano, deceduto ieri sera, e’ stata collocata, su una bottega della via dei pastori di Napoli, tra quelle di Toto’ De Filippo e Massimo Troisi come in una foto di gruppo di un presepe degli uomini illustri di Napoli. La piccola figura in creta e’ opera dell’artigiano Gennaro Di Virgilio che, a suo modo, ha voluto onorare, nel giorno della
scomparsa, uno di maggiori interpreti della canzone napoletana. ”Il mio e’ un omaggio ad un grande artista – ha spiegato Di Virgilio – che merita sicuramente un posto, tra i napoletani illustri messaggeri di Napoli nel mondo”. Il cantante appare riprodotto in giacca e papillon cosi’ come si esibiva spesso nelle sue tournee all’estero, in particolare nelle interpretazioni della sceneggiata e con l’immancabile grande anello alla mano destra.

CORDOGLIO CGIL PER MORTE MEROLA

Napoli, 13 nov. – (Adnkronos) – ”Con Merola scompare una figura di artista popolare, nel senso piu’ nobile del termine”. Cosi’ la Cgil della Campania e la Camera del Lavoro di Napoli ricordano il cantante scomparso. In un messaggio la Cgil esprime il cordoglio del sindacato ai familiari dell’artista partenoneo.

CARLUCCI, INTITOLARE PREMIO SPECIALE GIOVANI SANREMO

(AGI) – Roma, 13 nov. – “L’Italia e Napoli perdono un artista vero e dal grande carisma che ha portato la canzone napoletana nel mondo. Proporro’ di istituire a Sanremo un premio speciale per giovani artisti napoletani intitolato a Mario Merola, che e’ sempre stato un modello di passione e professionalita’ per le nuove leve dello spettacolo”. Gabriella Carlucci, parlamentare di Forza Italia e segretario della Commissione Cultura e Spettacolo della Camera, si unisce al grande cordoglio suscitato dalla morte di Mario Merola. “Merola ha inventato un genere che ha toccato nel profondo il cuore della gente – ha spiegato Carlucci – ed e’ per questo che nessuno lo dimentichera’, non solo in Italia ma anche all’estero dove rappresentava una delle icone dello spettacolo italiano”.

MEROLA: D’ORTA, AMAVO LUI MA NON LA SCENEGGIATA
COME ME NON HA LASCIATO NAPOLI DOPO IL SUCCESSO

(ANSA) – ROMA, 13 nov – (di Elisabetta Malvagna) – Marcello D’Orta, noto per il celeberrimo ‘Io speriamo che me la cavo’, amava Mario Merola ma non la sceneggiata napoletana, di cui l’artista scomparso era considerati il re.”Vorrei fare un distinguo tra Merola e la sceneggiata – sottolinea lo scrittore – anche se per molti le due cose vanno di pari passo. Sono sincero, ho molte riserve sulla sceneggiata e quasi nessuna su Merola. La sceneggiata e’ una messinscena che non mi ha mai trovato d’accordo. Soprattutto in questo periodo, credo che non sia il caso di proporre accoltellamenti e rese dei conti, ingredienti di questo genere di spettacolo”. Lo scrittore napoletano ricorda che nel repertorio della sceneggiata ”si attinge molto al melodramma e anche ai fotoromanzi. Non mi e’ mai andato a genio, ma non e’ per snobismo. Per il pubblico la messinscena era cosi’ veritiera che in platea ci sono stati accoltellamenti tra gente che parteggiava per l’uno o per l’altro. Ricordo che un attore che faceva il cattivo, o’ malamente’, lo fece talmente bene che la folla imbestialita prese d’assalto il camerino e il poverino fu costretto a restare chiuso per ore e ore. Questo per far capire anche che tipo di pubblico, almeno una volta, andava a vedere
questi spettacoli”. Insomma, dice, la sceneggiata ”non mi trova d’accordo. Mario Merola invece si’. Non solo perche’ personificava la parte del buono, che nella sceneggiata e’ chiamato ‘isso’ (nel triangolo ci sono anche gli immancabili ‘issa’ e ‘o malamente’). Merola era buono anche nella vita. La gente – spiega – lo amava anche per quello, anche quelli che, come me, non amavano la sceneggiata. Le sue interpretazioni erano sanguigne. In una trasmissione capito’ che cantasse una canzone, mi sembra ‘O zappatore, e a un certo punto comincio’ a piangere. Ma non era un pianto per colpire il pubblico. Era entrato veramente nella parte che doveva recitare, con tutto se stesso. Il cuore di Merola era grande, credo che abbia ceduto anche per questo aspetto”. D’Orta – che oltre al romanzo di debutto ha scritto ‘Dio ci ha creato gratis’, ‘Romeo e Giulietta si fidanzarono dal basso’, ‘Il maestro sgarrupato’ e ‘Nero napoletano, viaggio tra i misteri e le leggende di Napoli’, opere pubblicate con successo in moltissimi paesi – lo vuole ricordare anche per la sua generosita’: ”Molti artisti caduti in rovina sono stati beneficiati da Merola, che non glielo faceva neanche sapere, un po’ come faceva Toto”’, racconta. Ma anche per la comune scelta di restare a Napoli nonostante il successo: ”Merola e’ rimasto nella sua citta’, uno come lui poteva andare a vivere a Roma, dove certamente avrebbe avuto piu’ occasioni, anche televisive, o a Milano. Lo sento molto vicino anche per questo, anch’io sono rimasto a Napoli. L’unica volta che l’ho incontrato mi disse ‘bravo’, con quel suo modo quasi guappesco di parlare. Pensavo che si riferisse al mio primo libro, invece poi dopo mi disse ‘sei bravo, perche’ sei rimasto a Napoli’. E conclude: ”Questo me lo faceva sentire vicino: l’aver scelto Napoli, con tutte le sue problematiche. E poi, come dice una canzone, ‘chi e’ nato a Napoli, ce vo’ resta”’.

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