Maternità e lavoro sono difficili da conciliare. Lo sa bene Séverine Picard, consulente legale e madre di tre figli. Dopo la nascita del suo primo figlio, decise di ridurre la sua attività lavorativa all’80%, ossia di un giorno. Si sente privilegiata perché le leggi belghe lo consentono e perché l’azienda in cui lavora la appoggia. Ma ci racconta che a volte non è facile, perché la quantità di lavoro rimane la stessa e lo stipendio è più basso. E ci rivela di aver ridotto le sue ambizioni professionali.
“E’ chiaro che se non avessi figli o se fossi un uomo, avrei fatto domanda per altri lavori con più responsabilità. Non l’ho fatto, ho scelto di rinunciarci perché il mio part-time sarebbe stato ogni volta rimesso in questione”.
La sua è una condizione comune a molte. Secondo uno studio condotto in Danimarca, dal momento in cui le donne hanno il loro primo figlio, il salario rispetto agli uomini è ridotto di quasi il 20 per cento.
Per questo motivo la Commissione europea sta lavorando a una direttiva sull’equilibrio tra lavoro e vita privata, con novità per alcuni paesi, come il congedo di paternità retribuito e soluzioni per facilitare la vita a chi si deve prendere cura dei suoi familiari.
“Per la prima volta introduciamo un congedo di paternità non trasferibile di almeno 4 mesi. Questo è un invito per il secondo genitore, che di solito è padre, a prendere parte al lavoro e alla vita domestica”, spiega la Commissaria all’uguaglianza di genere Věra Jourova.
Si tratta di una proposta di congedo parentale retribuito e non trasferibile, che migliorerebbe i diritti delle madri in Bulgaria, Irlanda, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito.
Inoltre la direttiva propone un congedo di paternità retribuito di 10 giorni, una misura innovativa per Austria, Cipro, Repubblica ceca, Germania, Croazia e Slovacchia.
Un altro passo avanti consisterebbe nel diritto di richiedere accordi di lavoro flessibili, una realtà già presente in molti Paesi, ma che permetterebbe di rafforzare la condizione del lavoratore in particolare a Cipro, in Estonia e Romania.
Ma alcuni governi sono restii ad approvarla per il costo che rappresenterebbe. I sindacati europei riuniti a Bruxelles giovedì hanno celebrato la festa della donna, esortando il consiglio dei ministri a non anteporre gli interessi di bilancio alle esigenze della maternità.
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